24 (A) - Vengo costretto a una riunione di famiglia mai richiesta

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«L'ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento è un frappuccino di Starbucks», bofonchia Thymós.

Sono passate dieci ore da quando è stato recapitato il serpente nero, chiaramente diretto a me. Ci siamo dati appuntamento qui, a casa di Thymós; ora che sappiamo dell'esistenza di un posto appartato e abbastanza capiente, possiamo evitare di discutere di morti e faccende illegali al tavolo della caffetteria di Yale.

Ci siamo tutti, tranne Hades, Hermes e Cohen. A essere onesto, inizio a stancarmi pure io. Tiro fuori il cellulare e invio un messaggio a Haven. Saremmo molto cohententi se vi muoveste. Dove diamine siete?

La risposta arriva quasi subito, ed è una semplice foto in cui Haven sta inquadrando metà del suo viso e poi Herm e Hades che camminano alle sue spalle. Mi ritrovo a sorridere.

È la prima volta che la vediamo dopo la morte di Newt in Messico, e si nota dai suoi occhi che non è la stessa Haven rompicoglioni e piena di vita. Ma si è decisa a tornare anche e soprattutto per le ultime tre fatiche e per indagare sul serpente.

Il rumore dello sciacquone del water mi risveglia. Rimetto a posto il telefono, in tempo per osservare Liam uscire dal bagno. «Ehi, dovresti comprare un'altra marca di carta igienica. Quella che hai ora è rigida e fa male al sedere, sai?»

Thymós esita, poi decide di lasciar stare.

«Allora, quanto dobbiamo aspettare, ancora? Io ho un appuntamento per pranzo», continua Liam.

Tutti si voltano a fissarlo. «E con chi? Tua madre?» lo prendo in giro.

«Con la collega di corso di Athena», spiega Liam, e cerca la diretta interessa per avere la sua testimonianza a favore.

Athena annuisce. «Una ragazza, poco tempo fa, mi ha fermata per chiedermi di Liam. Così ho organizzato loro un appuntamento.»

Ah. Questa è una notizia abbastanza scioccante. Attendo solo il momento in cui Zeus lo scoprirà. Evidentemente, Hera sta pensando la stessa cosa, perché i nostri sguardi si incrociano e lei inarca appena le sopracciglia in un cenno d'intesa.

Il serpente sibila. Pure lui è scioccato da questo risvolto nella vita sociale di Liam.

«Ehi, Athena, traduci», esclamo.
Lei afferra una bottiglietta d'acqua e me la lancia contro, centrandomi in pieno stomaco.

Un colpo contro la porta fa scattare tutti sul chi va là. «Siamo noi», avverte Haven.

«Uno spioncino non farebbe male, sai?» rimbecco il proprietario di casa.

Thymós va ad aprire, e nonostante non mi stia degnando di uno sguardo, sibila: «Ares, ti avverto che oggi o le prendi da me o da tua cugina Athena. Stai attento a quello che dici.»

Sbuffo a gran voce. A venirmi in aiuto è Liam, che si sta sedendo in braccio a Poseidon, visto che non ci sono altre sedie libere. «In genere è molto più stronzo e insopportabile di oggi, non capisco questo accanimento.»

«Grazie», borbotto.

Hades, Hermes e Haven fanno irruzione nell'appartamento. Solo Herm si guarda attorno, per studiare l'ambiente circostante. A giudicare dalla sua espressione, non ne sembra molto colpito.

Hades sistema le buste in carta sul tavolo e inizia a tirare fuori i bicchieri di caffè e le ciambelle per la colazione, mentre gli altri si affaccendano attorno a Cohen per chiederle come sta e abbracciarla. La prima è proprio Hera, che la stringe in una presa salda e da mamma. Lo conosco, quel tipo di abbraccio, ed è uno dei miei preferiti. Lo batte solo quello di mamma.

Io resto per ultimo, un po' perché non mi va di mettermi in mezzo e un po' perché ho ancora paura che Cohen ce l'abbia con me, nonostante le rassicurazioni che mi ha già dato in quel bagno dell'ospedale in Messico.

Game of Chaos (Game of Gods Spin-off, #Ares)Where stories live. Discover now