Capitolo otto

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Cameron

Dopo essermi appena scontrato con una ragazza comincio ad avviarmi nel mio reparto, sono un fascio di nervi.
Posso sempre tornare indietro no?

No, Cameron, ormai hai promesso di farlo.

Entro nella mia stanza, beh dai almeno non sono solo.
«Piacere Cameron» stringo la mano ai due ragazzi di fronte a me.
Sono due gemelli.

«Piacere, io sono Blake e lui è Klaus» sorridono e io ricambio

Inizio a sistemare le mie cose.

Sono agitato.

Molto.

Però devo riuscirci, gli ho fatto una promessa no?
E non solo a lui ora.

Le mani iniziano a tremarmi.

No.

Non ora, non davanti alle persone.

Pensa alle sue parole Cameron.
Ricorda quello che ti diceva sempre.

"Trova la tua felicità in questo mondo di merda, ce la meritiamo tutti, nessuno escluso".

Questa frase riesce sempre in qualche modo a calmarmi, mi fa capire che tutti abbiamo bisogno di felicità, dobbiamo solo trovarla.

Ed io per trovarla devo riuscire a smettere di usare quella merda.

Ad un certo punto, sento una mano sulla spalla, mi giro, è Blake.

«Amico, so che è dura, all'inizio non è facile per nessuno, neanche per noi è stato facile, sono  sincero con te, per questo ti dico che se all'inizio sarà una merda, pian piano capirai che la scelta che hai fatto è stata la migliore» mi sorride e io ricambio

«Grazie» dico semplicemente facendo un mezzo sorriso.

«Cazzo, dobbiamo andare al corso» Corso? Ho sentito bene?

Guardo Klaus confuso per la sua affermazione.

«Lo so, sembra una rottura, ma non lo è, una volta a settimana ci sono queste classi mischiate con persone di altri reparti, e un'altra volta con persone solamente del nostro reparto, comunque tutti e due i corsi sono gestiti da un unico dottore, servono per aiutarci mentalmente e per legare e conoscere altre persone, e poi non ci si annoia mai» annuisco

«Dai andiamo» e così ci incamminiamo

Entriamo in una grande sala, ci sono varie siede sparse ed alcuni ragazzi e ragazze ed infine un dottore... Oh cazzo è il dottore che avevo trattato male la prima volta che sono venuto qui.

Dovrei scusarmi?
Sì, decisamente.

Mi avvicino a lui, sentendo la mia presenza si volta e mi guarda stupito.

Beh, non è l'unico.

Se mesi fa mi avessero detto "Entrerai in un ospedale di cura" non ci avrei minimamente creduto.

«Vedo che hai cambiato idea...» Giusto, non sa il mio nome

«Cameron, Cameron Ortega, volevo chiederle scusa per l'avvenimento di qualche settimana fa» lo guardo negli occhi, parlando sinceramente.

SATURNALIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora