Capitolo quattro

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Maryam

Era passata qualche settimana da quella scena del ragazzo e di sua sorella. Ancora molte persone si fanno delle domande su di lui.
E in questo arco di tempo avevo legato sempre di più con Icaro, pensavo fosse un ragazzino timido e introverso, invece è tutto l'opposto.

«Chissà che problema ha avuto quel ragazzo, era davvero strano» mi dice Icaro mentre tornavamo da una visita.
«Già, secondo me doveva farsi aiutare, era davvero strano, sopratutto gli occhi, cioè non sembrava in sé» Ad un certo punto mi fermai, facendo fermare anche Icaro.
«Ti va di andare in un posto?» gli sorrisi, e lui mi guardò confuso.
«Se mi vuoi fare uno scherzo non ti conviene, se poi muoio di infarto mi avrai per tutta la vita sulla coscienza» disse tragicamente.

«Se avessi voluto farti uno scherzo, fidati, l'avrei già fatto, magari mentre dormivi» risi di gusto e lui mi fece una smorfia.

«Perché siamo sul terrazzo? Anche se devo dire che sembra non un terrazzo normale ma uno gigante... Questo è troppo per un ospedale...Aspetta ho capito! Siamo nella zona VIP?!» rise,
Risi anche io «Ovvio, e tu sei molto fortunato ad accedere in questa zona» dissi vantandomi.
«Comunque ci vengo molto spesso, mi fa stare tranquilla e poi guarda» indicai la luna «Si vede benissimo da qua» sorrisi

«Dai sei così banale anche tu con la Luna? Io parlo al Sole, molto più bello»
«Ehi, io non sono banale, casomai tu sei strano, davvero ti metto a guardare il Sole, non ti accechi?»
«Non mi acceco, e poi come tu trovi rilassante guardare la Luna io lo faccio col Sole» disse alzando le mani in segno di resa.

Mi sedetti a terra e gli feci segno di fare lo stesso.

«Sai, io non sono di Brighton» mi guardò
«Davvero? Di dove?»
«Sheffield» sorrisi
«La città degli Arctic Monkyes» sorrise.
«Sì... Aspetta li ascolti?» lo guardai quasi scioccata, sinceramente non me l'aspettavo, però figo.

«Ogni tanto sì, qualche tempo fa ho provato a suonare con la chitarra elettrica Do I Wanna Know... I miei timpani chiedevano pietà, letteralmente, pensa che quando sarò più grande voglio fare il giro del mondo voglio visitare nuovi posti, mi stanca la monotonia e poi magari potrò imparare a suonare nuovi strumenti, dato che la chitarra elettrica non è il mio forte» rise facendo una faccia seccata e io risi.

«Perché non è il tuo forte?»
«Non sono proprio esperto eh, ma me la cavo»

«Okay, comunque, mi sono dovuta trasferire per venire qui, sai non avevo molti amici lì, ne avevo tre molto stretti, che mi hanno aiutato sempre con il mio problema, Meredith e Ashley» sorrisi pensando a loro.

«Sopratutto Ashley, mi riusciva a calmare dagli attacchi, anche Meredith, ma inizialmente lo sapeva solo Ashley, quindi penso sia per questo, anche se magari non riusciva a calmarmi completamente, Meredith, mi dava dei preziosi consigli, ma nonostante ciò erano le uniche che mi seguivano in questo percorso, più dei miei genitori» ridacchiai.

«Siete rimaste comunque in contatto? E il terzo amico chi è?» smisi di sorridere.
«Sì diciamo di sì anche se in nell'ultimo periodo, che dura da un po', un bel po', non si fanno sentire per una giusta causa, qualche giorno prima di partire successe una cosa davvero brutta, non me la sono presa per questo allontanamento, anzi le capisco, non è facile superare determinate cose, anche perché la ferita è fresca» presi un bel respiro e continuai.
«Meredith aveva un fratello Alexander, l'altro mio amico, sai per me era come un fratello, ci aiutavamo sempre a vicenda, avevamo sempre da dare consigli uno verso l'altro.
Pensa che tutti a scuola, i parenti e persino gli amici pensavano che stessimo insieme, e diciamo che lui approfittava sempre di questa cosa per provarci con me, scherzando ovviamente, semplicemente ci volevamo tanto bene, diciamo che noi eravamo l'eccezione del "amicizie maschio e femmina non esistono"» sorrisi malinconica pensando ad uno dei bei momenti passati con lui.

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