Capitolo tre

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Cameron

Un'ora prima
Le raccontai tutto, ogni cosa, mi liberai di questo grandissimo peso.
«Questo è tutto ora posso andare?»
Lei mi guardò, ancora scioccata dal mio racconto, non mi stupii di certo davanti alla sua reazione, anzi mi aspettavo che mi urlasse contro, invece no, stava semplicemente zitta.

«Penso che tu debba andare-» la bloccai, sapevo che stava per dire.
«Non dirlo neanche, io non ci vado in quei posti di merda» se reagivo così, c'era un motivo, se odiavo così tanto i centri e gli ospedali c'era un motivo, e lei lo sapeva benissimo.

Mi alzai dal divano e andai verso la mia camera, senza neanche darle la possibilità di replicare.

Entrai e sbattei la porta, ero nervoso, arrabbiato, ero... confuso, ed è in questi momenti che facevo quello che ormai era un'ossessione.

Mi sedetti sulla scrivania, e presi la cocaina, la disposi bene, e iniziai a sniffare.

Mi sentii libero, come se ogni pensiero mi scivolasse di dosso, sembravo quasi in paradiso.

Ogni volta che lo facevo, subito dopo me ne pentivo, perché ci sono altre mille cose da fare per sfogare la rabbia, o qualsiasi altra emozione negativa, ma in quel momento il mio cervello trovava solo una soluzione. Ormai ne ero dipendente quindi come opzione ne vedo solo una.

Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, mi pento di aver fatto conoscenza con quei coglioni.
Chissà che fine hanno fatto.
Chissà se fanno ancora sta merda.

Sniffai mezza bustina, come io abbia fatto non lo so, come io sia ancora vivo non lo so.
Sentivo la testa girare, gli occhi si chiudevano soli, ma io cercavo di tenerli aperti.

Mi alzai, per andare verso il bagno, ma appena aprii la porta mi trovai mia sorella di fronte a me.
«Cam, stai bene?» Non la vedevo chiaramente, ma sfocata, cercai di rispondere ma mi sentivo bloccato.
Mi mancava l'aria.
E sentivo piuttosto caldo.

Non capivo nulla.
Sentivo un bisogno di vomitare o di andarmene, non capivo neanche io cosa volessi.

La sorpassai, e andai verso il bagno, ma non feci in tempo ad entrare che la vista mi si appannò completamente, ed infine buio.

*

«Si risveglierà presto?»
«Questo è da vedere, signorina, purtroppo suo fratello ha fatto uso di una grande quantità di sostanze stupefacenti.»

Sentivo delle voci ovattate, aprii lentamente gli occhi.
Vidi mia sorella che sorrideva, feci di rimando un mezzo sorriso, mi sentivo in uno stato di trance, mi misi seduto sul letto e aprii completamente gli occhi.
Davanti a me mi trovai un dottore.

No.

Mi guardai intorno, ero in una stanza d'ospedale.

No.

Scattai in piedi, e guardai confuso Diane.
«Cam, ho dovuto farlo, eri svenuto, non sapevo che fare, questa era l'unica opzione...»

Uscii dalla stanza, non ci starò un minuto di più in questa merda.

Sentivo mia sorella che mi seguiva e continuava a dire "Cameron, ragione per favore", "Qui ti aiuteranno, riuscirai a superare tutto".

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