Verbena

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Anja si era rimessa in fretta e Thalia, rassicurata ormai che la sua amica non sarebbe schiattata da un momento all'altro, era tornata a essere la maga silenziosa e affaccendata di sempre

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Anja si era rimessa in fretta e Thalia, rassicurata ormai che la sua amica non sarebbe schiattata da un momento all'altro, era tornata a essere la maga silenziosa e affaccendata di sempre. Passava le giornate a borbottare sul suo calderone e a curare l'orto, a dipingere quadri di dubbio gusto e a scrivere chissà cosa in uno dei suoi mille taccuini rilegati di pelle.

Esattamente quattro giorni dopo l'imprevisto - come le piaceva chiamarlo -, Anja si presentò davanti alla strega con un foglio di pergamena in pugno e un'espressione truffaldina negli occhi.

"Thalia. Tu sai che giorno è oggi".

La strega non alzò il naso dal suo libro. "Lo so".

"Devi lasciarmi andare. È la vigilia di Litha. La mia ferita è praticamente guarita. E so per certo che hai finito la verbena, perché è scritta proprio qui nella mia lista". Anja sventolò il pezzo di carta incriminato. "Devi lasciarmi andare".

Thalia si impegnò a mantenere un'espressione indifferente. "Non ti sei ancora rimessa del tutto. È un miracolo che la ferita sia guarita così in fretta, ma questo non significa che tu possa camminare per ore per i boschi così presto. Stavi per morire, accidentaccio a te".

"Thalia. È Lithe. Il solstizio. La verbena del solstizio".

La strega si morse un labbro. Stava cedendo, Anja lo sapeva. Giocò la sua carta vincente.

"Riven verrà con me".

"D'accordo!" cedette la strega, chiudendo il libro di scatto. "D'accordo. Ma non farmene pentire".

Anja fece un verso di vittoria, disse che avrebbe preso le rose dalla serra e corse a informare Riven. Si sarebbero mossi al tramonto; non c'era tempo da perdere.

***

Anja e Riven camminavano da ormai due ore. Le stelle brillavano alte sopra di loro, disinteressate, e un profumo di pini e di estate riempiva loro le narici. Anja, esaltata di essere finalmente libera, ciarlava senza freni.

"I maghi e le streghe, sai, a causa dei loro poteri eccezionali, spesso non sono benvoluti nelle celebrazioni del piccolo popolo" stava dicendo "per questioni di interferenze magiche, pare. Ma fanno un'eccezione per gli umani - e non". Buttò lì. "Tu..." Anja fece una pausa. "Non sei un mago".

"No".

Gli lasciò una pausa incoraggiante per aggiungere altro, ma quando si trascinò fino a diventare imbarazzante, Anja fece finta di niente.

"Gli umani possono osservare i riti - non parteciparvi attivamente, ovvio - se portano un dono gradito al piccolo popolo" continuò. Porse a Riven una delle due rose che teneva in mano, quella bianca. "Le fate sono vanitose e amano le cose belle". Riven osservò i petali candidi davanti al suo naso e afferrò con cautela il gambo spinato. "Questo è il tuo dono per loro" gli spiegò.

Aconito e Sangue di DragoWhere stories live. Discover now