Lavanda

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Thalia aveva fatto le cose per bene, pensò Anja, tastando la benda spessa e pulita che le avvolgeva il torso

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Thalia aveva fatto le cose per bene, pensò Anja, tastando la benda spessa e pulita che le avvolgeva il torso. Fece un respiro profondo, allargando i muscoli del petto; la ferita tirò e pulsò, ma era sopportabile.

"Non pensarci neanche".

Thalia si avvicinò, portando un vassoio che appoggiò su una credenza di fianco al letto. La guardò con espressione severa. "Non puoi ancora alzarti. Ho ripulito la ferita dal suo potere magico, ma i punti sono freschi e potrebbero riaprirsi. E non ho nessuna intenzione di rifare questa bendatura. Sarebbe la terza volta".

Thalia era come Anja la ricordava. Una giovane strega avvolta in strati di lana spessa e scialli informi da contadina, i riccioli rossi tenuti a bada da una bandana marrone e due occhi acquamarina incastonati in un viso molto bello, ma pallido e stanco.

Anja le fece un enorme sorriso. "Sono molto molto felice di vederti, Thalia".

Suo malgrado, Thalia ricambiò, e poi cominciò a fare tutte quelle cose che faceva sempre quando aveva un nuovo paziente sotto il suo tetto. Le auscultò il cuore, le osservò le pupille, le massaggiò la gola e le ascelle, le analizzò i denti e le gengive.

Anja adorava quel trattamento e la lasciò fare, godendosi i tocchi delicati di lei.

"Ottimo" disse infine la strega, scombinandole i capelli dopo aver controllato che non avesse i pidocchi. "Se ignoriamo l'insignificante dettaglio che poche ore fa stavi per morire dissanguata e avvelenata da una ferita magica, mi sembra che tu sia un fiore".

Thalia fece un profondo sospiro, si sedette e le prese una mano tra le sue. "Ero molto preoccupata per te" confessò "non ero certa che il tuo amico ti avesse portato qui in tempo".

Il lampo di divertimento attraversò Anja - "Il tuo amico" - ma perlopiù provò un moto di sincero affetto per la sua amica. La ringraziò e ricambiò la stretta, le mani della strega fredde e pallide contro la sua.

"A proposito, è qui fuori. Vado a chiamarlo". Thalia si alzò e sparì oltre la porta.

Anja sprofondò nel materasso, sospirando di piacere. La casa era sempre come la ricordava: il letto imbottito di lana di pecora, le trapunte multicolore, l'odore di libri e di erbe aromatiche. La stanza in cui si trovava, lo studio-laboratorio-atelier, aveva tre pareti ricoperte di scaffali storti ricolmi di libri. Accanto alla finestra c'erano un cavalletto con una tela nera e un tavolino con candele in vari stadi di vita, la cera sciolta sulla tovaglia verde trifoglio punteggiata di provette e utensili affilati.

Anja stava studiando degli apparecchi medici particolarmente minacciosi quando Thalia rientrò seguita da Riven.

"...siete arrivati giusti in tempo. Ancora qualche ora e non sarebbe stato più niente da fare".

Riven si fermò ai piedi del letto e la studiò per un lungo momento. Anja accolse con piacere la sensazione di serenità che scese su di lei. Gli sorrise: "Ciao".

Aconito e Sangue di DragoOnde as histórias ganham vida. Descobre agora