Il maestro le ha riso in faccia.
<<Le stelle? Le stelle sono delle dannate palle di fuoco, non sentono la solitudine! Sai rispettare una semplice traccia? Non mi sembra proprio. Questo tema è da insufficienza!>> Ha esclamato con la vena sulla fronte che cominciava a pulsare.
Alya era mortificata, non alzava lo sguardo dal banco e sembrava voler scomparire.
Ma l'insegnante non aveva ancora finito.
<<Alzati, Alyssa Rix. Alzati e chiedi scusa ai tuoi compagni. Chiedi scusa a loro che hanno seguito la traccia e hanno parlato di qualcosa di concreto, come lasciava intendere la consegna. Ti credi migliore degli altri, per poter scrivere quello che vuoi tu? O forse pensavi di ricevere delle lodi da me perché reputavi il tuo testo "profondo"?>>

Alya era paonazza, aveva gli occhi lucidi e si è alzata tremando.
<<Ma è realmente un testo profondo!>> Ho esclamato alzandomi a mia volta. Sentivo dentro di me un furore nuovo, la voglia di proteggere il mio sole, la mia galassia.
Il maestro ha posato lentamente il suo sguardo su di me e per la prima volta ho sentito una paura sconosciuta che mi ha scosso da capo a piedi.
Non mi piaceva come mi guardava, mi sono sentito un agnellino che guardava un lupo negli occhietti piccoli e pieni di cattiveria. Ho avuto paura, perché nei suoi piccoli occhietti ho visto un vuoto pieno di crudeltà.

Pazzo, è pazzo. Ho pensato mentre si alzava e mi veniva incontro.
<<Ah sì? Ora la proteggi pure? Che bel cavaliere che sei. Stai davvero mettendo in dubbio il mio giudizio? Il giudizio di un uomo laureato che insegna da prima che i tuoi genitori pensassero anche lontanamente ad avere un tale sgorbio insignificante come figlio?>>
Ho sostenuto il suo sguardo. Avevo paura, ma Alya mi stava guardando come se fossi il suo unico appiglio e nel petto ho sentito qualcosa sciogliersi e sciogliermi. Un calore che mi ha dato il coraggio di alzare il mento e trasmettere tutto il disprezzo possibile attraverso i miei occhi.

La goccia che fece traboccare il vaso di mia madre invece arrivò subito dopo il mio gesto stupido e dettato da quello strano affetto che provavo nei confronti della mia migliore amica.
L'uomo mi prese per i capelli e mi sbatté la testa sul banco. Mi sfuggì un piccolo verso di dolore, mentre vedevo (ironia dell sorte) le stelle.
Ricordo di aver sentito vagamente Alya strillare e alcuni dei miei compagni di classe piangere, poi il maestro di italiano mi ha trascinato di fronte alla cattedra e mi ha tirato un pugno in pancia.
E poi un altro.
E un altro.
Finché non mi sentivo più in grado di respirare.
Finché qualcuno, Alya, non è corsa al mio fianco facendomi scudo con il suo corpo. Non so se si sia presa dei colpi anche lei quel giorno, quello che so è che ho sentito una furia assassina al pensiero che qualcosa potesse anche solo sfiorarla.

Eppure, quando il maestro finalmente si fu calmato, ho alzato lo sguardo e sono scoppiato a ridere, nonostante il minimo respiro mi facesse male. Gli ho riso in faccia tra le lacrime, perché sapevo che era finito, che aveva superato un limite. E gliela avrei fatta pagare.
A casa mia madre ha dato di matto, ha denunciato l'insegnante e nell'arco di una settimana l'uomo si è ritrovato licenziato con parecchi soldi da risarcire alla mia famiglia.

Non so se gli abbiano dato anche alcuni anni di arresti domiciliari o no, queste cose la mamma non me le ha dette, però so che lo hanno allontanato dalla scuola e che potrà tornare a recuperare le sue cose dall'ufficio solo quando gli studenti saranno in vacanza, per evitare che impazzisca di nuovo e picchi qualcun'altro.

Per questo io e Alya siamo qui, vogliamo lasciare la nostra ultima firma in ricordo di quel tema.
Entriamo di nascosto nel suo ufficio e ci chiudiamo piano la porta alle spalle, attenti a fare il minor rumore possibile.
<<Pronta?>> Le chiedo e lei annuisce ridacchiando.
<<Passami il cartellone.>> Obbedisco passandole un foglio grande più o meno quanto la sua cattedra che ho tenuto arrotolato nello zaino.
Lo sfondo è blu e io e Alya ci abbiamo disegnato un sole e mille stelle, non una di più, non una di meno. Ci abbiamo messo una settimana a farlo, ma ne è valsa la pena, è stupendo.

Non so se stiamo cercando di fargli un dispetto, gridandogli che abbiamo vinto noi, oppure se è un modo per farlo riflettere, ma mentre attacchiamo il cartellone al muro appena di fronte alla porta ho uno strano presentimento, come un peso sul cuore che mi grida di scappare lontano da qualsiasi cosa riguardi quell'uomo.
Dò la colpa al dolore della costola che mi ha incrinato picchiandomi e che ancora fa un po' male anche se i medici dicono che è pressoché guarita.

Quando usciamo da lì mi giro solo una volta per guardare la targhetta col nome di quell'insegnante di italiano che spero di non vedere mai più.

Carter Norris.

Nel presente:

Ebbene sì, chi lo avrebbe mai detto che un professore di italiano violento e frustrato sarebbe diventato un serial killer?
Forse lo avevo pensato distrattamente quando ho colto la pazzia nel suo sguardo quel giorno in cui mi ha picchiato, o forse l'ho capito già da prima.
Non lo so. So solo che negli anni quell'uomo ha subito un intervento di chirurgia plastica e ha avuto una decina di nomi diversi.
è stato uno shock ancora peggiore scoprire in tribunale che quell'uomo così diverso fisicamente fosse proprio quel Carter Norris.

Per questo ho ancora più paura adesso, perché visto che mi conosce e che probabilmente sarò il suo nuovo obiettivo credo che la prossima possa essere Alya...

Non ce la faccio più. Prendo la giacca e faccio esattamente quello che mia madre mi ha ordinato di non fare.
<<Non uscire di casa, Nik, per nessun motivo.>> Ripeto a bassa voce aprendo la finestra. Per fortuna la mia stanza si trova al primo piano e dopo aver acceso la televisione al massimo per evitare che mia madre pensi che sia scappato scavalco il davanzale e atterro sull'erba tagliata di fresco del prato di casa mia.

Aggiro l'angolo, attento a non farmi vedere dalla pattuglia di poliziotti che hanno il compito di sorvegliare la casa e quando sono sicuro che non mi possano più vedere comincio a camminare sembrando rilassato e tranquillo, quando in realtà continuo a scrutare ogni persona che mi passa accanto, cercando due occhietti piccoli e cattivi.

Ho paura.

Ma l'amore è più forte della paura, e io sono Nik, non mi arrenderò.

Ciao Stelline! Oggi ho pubblicato prima di venerdì, ma siccome ho gli orari un po' sballati per via del mare quando ho del tempo lo passo tutto a scrivere e il pov di Nik scorre velocissimo per me da scrivere, ma non chiedetemi il motivo perché non lo so😂
E detto ciò vi rifaccio la stessa domanda che vi ho fatto alcuni capitoli fa, ma lì era troppo presto perché poteste rispondere sinceramente, adesso spero di avervi reso meglio i caratteri dei personaggi, e quindi vi chiedo:
Preferite Nik o Dorian?



E le stelle ci invidierannoWhere stories live. Discover now