26. Vigilia

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Capitolo 26: "Vigilia"

La sera della Vigilia arrivò troppo in fretta.
Non potetti tirarmi indietro, se nel giorni precedenti feci di tutto per stare il meno possibile con Federico, quella sera non ci sarei riuscita.

Il segreto che mi portai dentro era troppo grande, come la paura di poter dire tutto nel momento sbagliato.

Infondo era Natale, non volevo affliggere Federico con le mie decisioni o con la mia paranoia. Anche se ahimè, non ero molto brava a mascherare i miei sentimenti.

Quando indossai il completo rosso, mi guardai allo specchio. Ripensai a quel camerino, a quello che stava per succedere, a quanto mi sentii amata in quel momento.

Decisi di sistemare i capelli in modo molto naturale, facendo un po' di onde. Per quanto riguarda il trucco, azzardai un po' con l'eyeliner facendo una codina più lunga del solito. Ma per il resto era molto semplice. Mi piaceva truccarmi poco perché avevo un autostima abbastanza alta, mi piacevo al naturale.

Infine estrassi il mascara dal beauty-case e lo iniziai ad applicare sulle ciglia, rendendole voluminose e lunghe.

«Sei buffa» sobbalzai al suono della sua voce, tanto che stavo anche per accecarmi un occhio.
«Sei fortunato che non mi sia sbavata il trucco» lo rimproverai.
Tornai a concentrarmi e finii di applicare il mascara.

«Te lo giuro, metti quel coso sempre con la bocca aperta» ridacchiò.
«Quel coso come lo chiami tu, si chiama mascara ed è scientificamente provato che quattro donne su cinque applicano il mascara a bocca aperta» dissi io, sistemando il beauty. Ero finalmente pronta.
«Oh la mia so-tutto-io» mi fece il verso e mi voltai verso di lui, guardandolo male.

«Wow» disse guardandomi.
Vidi la sua espressione cambiare, da divertito sembrò meravigliato, affascinato da ciò che vide.
Si avvicinò a me, non staccando mai il contatto visivo. Poggiò entrambe le mani sui miei fianchi e mi sorrise.

«Non penso sia una buona idea uscire» mi sussurrò.
«Come no? Mi piacerebbe partecipare ad un evento del genere» sussurrai io, facendogli il verso.

Senza dire nulla, mi sollevò per le gambe e mi fece sedere sulla sua scrivania, non prima di aver fatto cadere a terra tutto ciò che ospitava.
Con una mano si fece spazio tra le mie gambe.

«Fede, facciamo tardi» sussurrai.
«Shh» rispose. Entrambe le mani sul mio viso.

Mi baciò, pensai che fu ancora una volta fortunato del fatto che decisi di non mettere il rossetto.
Perché quel bacio stava diventando sempre più sfacciato, appassionatoce e sicuramente si sarebbe sbavuto tutto il trucco.

Poggiai le mani sulla sua vita e lo avvicinai ancora di più a me. Bramosa di un contatto in più.

Il bacio da casto, diventò più passionale, dal momento in cui mi chiese l'accesso con la lingua, che ovviamente non gli negai.

Saremmo sicuramente arrivati in ritardo.

«Ora non pensi che sia meglio restare qui, solo io e te?» mi sussurrò provocatorio.

«Andiamo adesso, dai» dissi, allontanandolo da me, prima che potesse essere troppo tardi.
«Credo di no, ho un problema» dissi mordendosi il labbro inferiore.
Strinsi le labbra per non ridere.
Ero imbarazzata, ma al tempo stesso divertita da tutta quella situazione. Gli stava così poco per perdere il controllo.

L'intervista || Federico Chiesa Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora