05. Cosa? Sorella?

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Capitolo 5: "Cosa? Sorella?"

*Federico's pov*
*10 agosto 2022*

Mi alzai di scatto dal letto, sbuffando, avevo passato nuovamente la notte in bianco e questo significava solo una cosa, avrei fatto schifo anche durante quella giornata di allenamento. Avevo pensato a lei tutto il tempo, a lei e al suo sorriso che la rendeva così tenera ai miei occhi, a lei e al tempo che avevamo passato sul suo divano a chiacchierare fino all'alba, al suo modo dolce di mandarmi a quel paese, che al contempo sapeva essere anche molto provocante.
Lei era un chiodo fisso nel mio cervello e quello era in grado di non farmi svolgere i miei doveri nel migliore dei modi. Perché anche se facevo di tutto per non pensarci, anche se mi dicevo 'nel mondo ci sono un sacco di ragazze che vorrebbero stare con me' , poi pensavo che forse ero io il problema, ero io che non volevo nessuno apparte lei.

Mi fiondai in doccia e cercai di togliermi di dosso tutto il peso e la tensione accumulata.
Sentivo l'acqua calda scorrermi addosso, un vero toccasana per i muscoli tesi.

Una volta pronto mi fermai in cucina a prendere un caffè al volo, lasciai la tazza nel lavandino e corsi fuori.
Mi stavo distruggendo, io e la mia stupida mente che continuava a pensare a lei come se fosse una droga e io fossi in astinenza.
Non riuscivo a cacciarla dai miei pensieri, malgrado mi sforzassi sempre di più.

Arrivai alla Continassa in ritardo, come se non bastasse.
Mi cambiai al volo e corsi al campo, il mister mi guardò di fuoco e mi fece segno di raggiungere tutti gli altri. Iniziammo ad allenarci, ma non ci stavo con la testa, il mio corpo era in campo, ma il mio cervello era altrove.
Il mister non mi richiamò neanche più quando sbagliai l'esercizio che il giorno prima mi aveva spiegato più volte.
«Basta per oggi ragazzi, dividetevi in due squadre, facciamo un po' di schemi» urlò Allegri da bordo campo.
Una volta pronti iniziammo a giocare seguendo gli schemi che provavamo solitamente.
Quando Dusan mi passò la palla, iniziai a correre verso la porta, ma potevo mai essere lucido? Ovvio che no. Non capivo che diavolo mi stava succedendo. Dimenticai lo schema e infatti finii a terra placcato da Bonucci.
Merda! Tornai per un attimo sul pianeta terra con la paura di essermi infortunato nuovamente. Il ginocchio mi faceva male, ma non poi così tanto.
Tutti corsero verso di me e il primo ad aiutarmi a rimettermi in piedi fu Dusan.
«Basta Fede, va da lei» mi sussurrò all'orecchio.
«Chiesa, esci, non voglio rischiare di perderti per un'altra stagione, dobbiamo parlare» mi voltai verso il mister e annuii seguendolo alle panchine.
Mi aspettava di sicuro una bella ramanzina.

«Federico posso sapere che ti prende? Non ci stai con la testa, non riesci più a seguire gli schemi, sbagli tutti gli esercizi, cosa devo fare con te? Vuoi che ti tenga in panchina? Non vuoi indossare la maglia da titolare fino al prossimo anno?» mi stava demolendo e me lo meritavo. Eccome se lo meritavo. Eravamo tutti a conoscenza del tempo che era passato da quella maledetta partita Roma - Juve, dell'infortunio che avevo subito e del lunghissimo tempo della mia riabilitazione, non potevamo rischiare ancora.

«Mi scusi mister» sussurrai guardandomi gli scarpini. Mi sentii improvvisamente un codardo e fin ora non lo ero mai stato.
«Prendi la tua roba, torna a casa e rifletti su quello che ti ho detto, tornerai solo ed esclusivamente quando avrai la testa per fare bene» annuii senza aggiungere altro e feci come mi disse.
Mi feci una doccia veloce e corsi a prendere la macchina, l'idea di Dusan era un'assurdità, ma che forse mi avrebbe aiutato a stare meglio;
Mi fermai più volte lungo il tragitto, pensando che fosse una stupidaggine grande quanto una casa, ma alla fine lo feci.

Raggiunsi casa di Chloe in pochissimo tempo, ero nervoso, non sapevo neppure cosa dirgli una volta lì. Salii le scale due per volta e mi fermai davanti la sua porta, mi sudavano le mani, stavo andando in ansia. Senza pensarci due volte feci volare il dito sul campanello e suonai.
La casa sembrava nel totale silenzio, come se fosse vuota, stavo quasi per andarmene quando la porta fece uno scatto.
Mi voltai, con il sorriso pronto a nascere sulle labbra, che però si trasformò più in una smorfia, perché mi si parò davanti la figura opposta a quella che mi aspettavo.
Un ragazzo più o meno dell'età di Chloe, con una mano si stropicciava un occhio, ed era completamente nudo, fatto eccezione per i boxer.
Mi sentivo uno stupido, come avevo anche solo fatto a pensare che una ragazza bella come Chloe potesse essere libera. Mi sentii un tale idiota al solo pensiero.

L'intervista || Federico Chiesa Where stories live. Discover now