Eureka!

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Cari lettori, è il momento di spiegarvi come il nostro L è riuscito a salvarsi la pelle: quindi, preparatevi allo spiegone. Questo sarà un capitolo lungo e intenso, ma che risponderà a tante domande.

(Punto di vista di Ryoko)

Esco dall'ospedale e la mia mente cerca di analizzare tutto quello che è successo oggi, di metabolizzare quella sfilza di eventi e quella montagna russa di sentimenti. Ricordo perfettamente le nostre parole sotto la pioggia:

"Credo di stare per morire."

Una frase che mi ha lasciata spiazzata, sconvolta, pietrificata. L'ho fissato senza riuscire ad articolare parole. Per interminabili secondi c'è stato un gioco di sguardi tra i miei occhi sgranati e i suoi occhi spenti, finché non ho trovato la forza di reagire.

"C-Che cosa stai dicendo?"

"La verità. Senti le campane, Ryoko? Stanno suonando per me."

Io non sentivo altro che lo scroscio del temporale e il fragore dei tuoni, di campane nemmeno l'eco. Non riuscivo minimamente a capire il significato di queste ultime frasi, ma non potevo non prenderle sul serio. Prima ancora che io potessi articolare un'altra domanda, ha continuato:

"Oggi Kira vincerà, e non c'è più niente che io possa fare."

"Cos'è tutto questo pessimismo? Tu incarni i tre detective migliori del mondo, come puoi arrenderti così facilmente e vederti già nella tomba?! Pensavo che avessi intenzione di dimostrare a Kira che la giustizia trionfa sempre!"

"Sarà scritto il mio nome."

Tuttora non so descrivere come mi sono sentita in quel momento: stavo morendo di paura, ero preoccupata per lui e al contempo arrabbiata nel vederlo così mollo. Non è da Ryuzaki il darsi per vinto in quel modo, e ho trattenuto a stento l'impulso di mollargli uno schiaffo per farlo rinsavire. Ho avvicinato il suo corpo fradicio di pioggia al mio, per fare in modo che mi sentisse e soprattutto per guardarlo dritto negli occhi.

"Apri bene le orecchie, Ryu. Io non so perché tu adesso te ne esca con queste nefaste profezie, né perché ti sia convinto che Kira ti ammazzerà proprio oggi, ma ti asseconderò. Sarà sempre meglio proteggerti una volta di troppo che ignorare questi segnali e vederti nella tomba per davvero, anche perché non riuscirei mai a perdonarmelo. Quindi, ora tu vai a darti una sistemata e io, siccome non sembri intenzionato a farlo, escogiterò un piano per salvarti la vita. Va bene?"

"Sarà scritto il mio nome."

"Non sarà scritto un bel niente! Vuoi capirlo sì o no?! Tu. Non. Morirai. Non sono intelligente come te, ma ciò non significa che me ne starò con le mani in mano mentre tu ti piangi addosso perché sei infantile e siccome pensi di aver perso contro Kira allora tutto il resto perde di senso!"

Le parole sono uscite dalle mie labbra con più foga e aggressività di quanta ne avessi immaginata. In ogni caso, quando non ha avuto più nulla da obiettare sono riuscita a trascinarlo all'interno dell'edificio e spedirlo dritto a farsi un "bagno" nel trespolo che Watari gli ha costruito e bersi qualcosa di caldo. Nel frattempo, io mi sono fiondata nella mia stanza e ho spremuto le meningi fino all'ultima goccia. Per i primi, frustranti, dieci minuti nella mia mente c'era solo una foschia di brutti presagi. Non riuscivo a riflettere, non riuscivo neanche a capire da dove cominciare. Sentivo il panico crescere dentro di me e le lacrime che avevo trattenuto prima salire dal cuore fino a raggiungere gli occhi. Lui non poteva morire, ma non voleva salvarsi. Anche se avevamo fatto progressi con le indagini, scoprendo il quaderno della morte, la cosa non l'aveva fatto sentire meglio: anzi, l'aveva demolito ancora di più. Perché in quel preciso istante il caso Kira è uscito definitivamente dai limiti circoscritti della norma ed è entrato ufficialmente nel mondo del soprannaturale. Già dall'inizio era evidente che questo non sarebbe stato un caso come tutti gli altri, e quando abbiamo sentito per la prima volta la parola shinigami nelle cassette del secondo Kira siamo rimasti tutti senza parole: per un attimo ci è balenata in testa la possibilità che fosse la realtà, ma alla fine abbiamo scelto di favorire la logica e di dare al vocabolo un significato alternativo. Pensare alla reale esistenza di quaderni omicidi e dei della morte era qualcosa che nessuno, nemmeno colui che rappresenta i tre detective migliori del mondo, avrebbe mai potuto prevedere, né qualcosa a cui avrebbe potuto credere senza vederlo con i propri occhi. Ryuzaki molto probabilmente si è sentito sconfitto per non aver saputo pensare fuori dagli schemi; per aver dato per scontato che Kira operasse con metodi nel complesso normali e che il caso si sarebbe potuto risolvere restando nell'ambito della realtà concreta; per non aver creduto agli dei della morte quando gli si era presentata l'occasione: e siccome in fondo al cuore lui è soltanto un bambinone con un quoziente intellettivo mostruosamente alto che gioca a fare il detective, constatare l'esistenza del death note e di Rem sono state per lui delle clamorose sconfitte, che gli hanno fatto perdere la voglia di giocare. Nonostante tutto, non mi sono rassegnata alla profezia di morte di Ryuzaki. Il fatto che lui abbia accettato di includermi in questo quartier generale, di aver dato a una semplice ragazza con gli occhiali e il caschetto la possibilità di lavorare con lui è qualcosa di cui sarò per sempre grata. Senza contare il fatto che il mondo ha ancora un estremo bisogno di L, per mantenere l'ordine e la giustizia senza sfruttare il terrore instillato nei cuori della gente come fa Kira.

(ITA) DEATH NOTE: WHAT IF...? - FINALE ALTERNATIVOWhere stories live. Discover now