6. TRA LE BUSTE DI ZUCCHERO

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Apro la porta non appena sento il citofono, e abbassando lo sguardo noto una bambina di circa dieci anni davanti l'uscio della porta.

-E tu chi sei?-

-Ruth, vivo in quella casa con mia zia.- mi indica la casa di fronte

-Piacere Ruth, io sono Megan.-

-Ruth! Vuoi farmi diventare pazza?-

-Zia lei è Megan, è la nostra vicina di casa.- sorrido alla ragazza dai capelli neri caschetto,

-Megan.- ripete -io sono Bella, scusa se ti ha disturbata-

-No, non mi ha affatto disturbata!-

-E' simpatica vero?- dice Ruth facendomi sorridere

-Tu mi farai impazzire! Perchè hai dato del pelato al preside?-

-Perchè lo è!- trattengo una risata

-Scusaci per il disturbo Megan, se hai bisogno di qualsiasi cosa siamo qui di fronte.- sorrido e annuisco

Mi stringo nel maglione gigante che indosso, la temperatura si sta abbassando notevolmente negli ultimi giorni, e fa particolarmente piacere indossare un maglione con questo tempo freddo. Lo squillo del telefono mi fa sobbalzare

-Se ti dicessi che sono in aeroporto?-

-Sei pazzo?- scatto in piedi dal divano.

-Certo che Boston è caotica- commenta

-Sei all'aeroporto di Boston? Pensavo fossi in quello di New York. Trev stai fermo dove sei, arrivo subito-

Trevor ha sempre voluto lavorare a New York, e con gli anni ha sviluppato un'ossessione per questa città. Papà era contrario al mestiere di Trev, era contrario a qualsiasi mestiere che non fosse il suo, voleva che i suoi figli maschi prendessero le redini della sua azienda, ormai andata in rovina. Trev si era battuto molto per poter diventare medico, l'ho sempre stimato molto per questo, nonostante tutto quello che è successo, lui non ha mai perso di vista l'obiettivo, ha studiato molto e se adesso è un ottimo chirurgo lo deve a sé stesso, c'è riuscito senza il supporto dei nostri genitori, con le sue sole forze e io lo ammiro molto per questo.

-C'ero un'ora fa- scatto in piedi e inizio a sistemarmi per andarlo a prendere

-Sto arrivando, resta lì!- esclamo uscendo di casa con in mano le chiavi della macchina. Mi è arrivata da qualche ora, quale miglior modo per inaugurarla?

-Dove altro potrei andare?- chiede ironico. Stacchiamo la chiamata e accarezzo la macchina prima di entrare. Attacco la radio, ingrano la marcia e la macchina inizia a muoversi. Abbasso il finestrino e respiro aria fresca.

Quando arrivo in aeroporto scappo fuori dalla macchina cercando Trev. La sua chioma rossa, come la mia, si distingue tra le altre, corro verso di lui, sembra accorgersi di me solo quando inizio a correre.

Mi stringe fortissimo mentre annusa i miei capelli.

-La mia piccola Megan- sorride sulla mia spalla

Apro la macchina mentre Trevor sistema le sue valigie nel cofano, mi sistemo nel sedile allaccio la cintura e mi rendo conto che è passata esattamente una settimana dall'ultima volta che sono stata qui, sembra passato un sacco dall'ultima volta che ero qui. Quando mio fratello entra faccio partire la macchina.

-Domani ho un incontro importante di lavoro-

-C'è la possibilità che verrai a vivere qui?- chiedo curiosa

-Solo se l'incontro va buon fine-

-Sul serio? Verrai a vivere con me vero? Ci parlo io con Noah- chiedo felice

-Meg, devo prima essere preso a lavoro- ridacchia mentre scuote la testa

-Hai ragione, provo a non sognare in grande- affermo ridacchiando

Non vedevo Trevor da mesi. Era andato a lavorare a New York, è un medico molto bravo, gli avevo detto di questa proposta lavorativa solo per telefono, mi è mancato tanto, ogni sera come da tradizione gli chiamavo per raccontargli della mia giornata, anche lui mi raccontava tutto ciò che gli accadeva. Era un piccolo gesto per restare aggiornati l'uno della vita dell'altro.

Mio fratello è uno spirito libero, viaggia sempre e adora fare nuove esperienze, dopo tutto ciò che era successo con papà non voleva vivere a Danbury e ha provato ogni modo per andarsene, coinvolgendomi.

-Ti è mancata la mia torta al pistacchio?- gli chiedo curiosa

-Certo che sì, quando me la cucini?- chiede sognante

-Domani la faccio- sorrido

-Allora andiamo a comprare gli ingredienti- propone con energia

-Sarai stanco, faccio io domani-

-Non molto in realtà, sai che ci sono abituato- sorride

Appena arriviamo, prendo un carrello e inizio a trascinarlo

-Vai a prendere la crema di pistacchio e anche la granella- dico a Trevor che annuisce e aumenta il passo

Io nel frattempo cerco gli altri ingredienti e anche qualcosa da mangiare in questi giorni. Il supermercato è il mio posto felice, adoro girare per i corridoi e prendere tutto ciò che amo mangiare. Quando andavo a fare la spesa con mamma non comprava mai nulla di ciò che volevo

-Ti cadono i denti se mangi tutte quelle caramelle- continuava a ripetermi

Sorrido ripensandoci. È sempre stata una dittatrice.

-Trevor?- sento dal corridoio di fianco

-Ellen.-

Seguono degli attimi di silenzio, incuriosita sposto le buste di zucchero per guardarli, si fissano intensamente, leggermente sconvolti, Ellen ha le guance rosse a causa del freddo.

Mio fratello invece tiene sulle mani il barattolo con la crema di pistacchio, che spero non gli cada per lo stupore. Si scrutano, a distanza di anni sembra non essere cambiato molto, continuano ad incontrarsi seppur le loro vite non siano legate. Ho sempre creduto in loro, ma sembra non aver portato a nulla di buono.

-Quando sei arrivato?- le chiede

-Mezz'ora fa- risponde subito, e lei annuisce leggermente scioccata

-Bene- risponde lei, gli passa accanto e cammina un po' quando le parole di mio fratello la paralizzano

-È tutto okay?- resta ferma sul suo posto fissa il pavimento.

Pessima domanda Trev. Ritenta, magari sarai più fortunato.

-Secondo te?- si gira con un sorriso leggermente spento -secondo te si.- si risponde da sola alludendo a qualcosa, a me sconosciuta

-Evita Trevor.- lo guarda negli occhi prima di girare nuovamente i tacchi.

Sposto subito le buste di zucchero e avanzo un po' facendo finta di cercare qualcosa tra i biscotti un po' più avanti, prendo la busta fingendomi disinvolta

-Hai fatto?- chiede alle mie spalle

-Quasi, dammi cinque minuti e possiamo andare-

-Fai presto - sospira passandosi una mano sulla fronte - sono stanco- annuisco e prendo tutto ciò che mi serve.

C'è abituato a viaggiare, eh?

Odio et amoWhere stories live. Discover now