2. DESTINI LEGATI

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Alzo la serranda e il sole mi colpisce sul viso, chiudo istintivamente gli occhi. Sbadiglio mentre mi reco in cucina per aprire le finestre e dopo vado in bagno per farmi una bella doccia. Oggi mi sono svegliata presto per sistemare i vestiti nell'armadio e fare la spesa.

Devo decisamente lavare l'intera casa, non è affatto sporca, ma devo marchiarla con la mia impronta, la sento troppo lontana da me.

Quando torno dal supermercato, faccio tutto ciò che avevo programmato e ho anche appeso qualche foto, di me in compagnia della mia famiglia, di Cindy e Alice. Sorrido mentre sistemo le ultime fotografie, mi mancano già, prendo la scatola dei ricordi sul tavolo e la vado a posare sotto il letto, questa non ho il coraggio di aprirla.

Faccio un sospiro e vado al lavoro. Da adesso, non si torna più indietro. Spero solo di trovarmi bene. Porterò questa esperienza con me per tanti anni, penso che sia necessario trovarmi bene con tutti i colleghi. Recupero le chiavi di casa ed esco, in una decina di minuti giungo al lavoro. Quando entro in ufficio trovo la mia arma sulla scrivania. Tocco la mitraglietta e osservo per bene tutte le sue rifiniture, è stata fatta alla perfezione, non vedo l'ora di provarla, cioè forse no...

Qualcuno bussa alla porta e subito dopo la apre.

-Oggi lavoreremo insieme.- annuisco al tipo dell'ascensore

-Se hai domande chiedi a me. Sono Nathan e il mio ufficio è quello accanto-

-Va bene.-

-Ti faccio venire a chiamare tra qualche ora, intanto puoi analizzare il caso sul tuo computer.- oltrepassa la scrivania e mi sovrasta con la sua altezza, si abbassa sul computer ed entra nell'archivio del pc, aprendo dei documenti.

-Eccole- finalmente si allontana da me -da qui puoi iniziare a studiare il caso. Mi serve sapere il tuo livello nel corpo a corpo. Ti allenavi anche prima?-

-Si, avevo un livello molto alto-

-Vedremo- dice facendomi alzare un sopracciglio. Che spocchioso. Vedrai. Fingo un sorriso finto -domani sfiderai i migliori qui.-

-Perfetto-

Qualcuno bussa alla porta.

-Si?- la porta si apre mentre sistemo nella valigetta il pugnale. Il silenzio tagliente mi induce ad alzare lo sguardo, per accertarmi di non essermi immaginata il rumore. È necessario guardarla in faccia per far ritornare tutti i ricordi che avevo ormai seppellito da anni ormai, io e lei non ci siamo lasciate nel migliore dei modi, sembra uno scherzo del destino ritrovarla qui dopo cinque anni. Era l'ultima persona che credevo di incontrare e persino lei sembra leggermente scossa dalla mia presenza. Ho un vuoto dentro, che pensavo di aver colmato, inutilmente, a quanto pare. Ci ritroviamo a parlare dopo anni, costrette dal lavoro.

-È un incubo, vero?- mi chiede con un sorriso amaro sulle labbra e lo sguardo fisso dietro di me, deglutisco continuando a guardarla.

-Ellen.- la mia voce trema leggermente, gli occhi iniziano a punzecchiare, le lacrime vogliono fare capolino. Ma io non lo permetto. Non mi farò vedere debole.

-Non chiamarmi più per nome. Non ne hai il diritto.- cala il silenzio nuovamente. Si sentono soltanto i nostri cuori battere all'impazzata e come biasimarli. Quando sembra essersi calmata mi rivolge nuovamente la parola.

-Dobbiamo andare in missione, hai trenta secondi per prendere la valigetta e venire nell'atrio.- parla in maniera fredda e distaccata prima di girare i tacchi. Mi appoggio alla scrivania leggermente scombussolata. Non può essere, non lei, volevo lasciarmi alle spalle il passato, ma eccolo che bussa nuovamente alla porta.

Bevo un sorso d'acqua e vado velocemente nell'atrio con la valigetta.

-Andiamo- tuona Nathan, tutti i miei colleghi iniziano a camminare come dei burattini seguendo il nostro portavoce.

Odio et amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora