VI

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"as he goes left and you stay right, between the lines of fear and blame, you begin to wonder why you came"

"Sei sicura che non sia un problema?" Chiese Sasha, guardandomi con fare poco convinto.
"Sì, non mi disturba che tu inviti gli altri qui, dopotutto è casa tua." Dissi cercando di sembrare convinta.

Era passata a malapena un'ora da quando mi ero alzata dal letto, a causa di Sasha che aveva deciso che il modo migliore per svegliarmi sarebbe stato saltare nel letto. Come se non bastasse, ebbe la geniale idea di invitare tutti i nostri compagni di classe a casa sua per una festa, dato che fra tre giorni sarebbe iniziata la scuola.

Questo significava dover stare nella stessa stanza con persone con cui non scambiavo una parola da quattro anni. Questo significava dover avere Eren in giro per casa. Ma non potevo chiederle di annullare la festa, mi sentivo già abbastanza in colpa a vivere a casa sua.

Notando il mio consenso, la ragazza si sporse per abbracciarmi festeggiando, nonostante il mio rifiuto per le interazioni umane di prima mattina. Dopo avermi avvisato che i ragazzi sarebbero venuti verso le otto di sera, uscì di fretta recandosi al supermercato. Rivolsi un'occhiata all'orologio analogico che svettava dietro la pila di vestiti nel divano; le dieci del mattino. Avevo un brutto presentimento riguardo l'incontro di stasera, ma decisi di affogarlo in una tazza di caffè, non volendo essere inutilmente pessimista.

La prima persona ad arrivare quella sera, fu Connie, che venne un'ora prima per aiutare Sasha ad organizzare la festa. Nonappena mi vide mi rivolse un cenno di saluto, facendo degli apprezzamenti sulla mia bellezza, e iniziò a parlarmi come se fossimo amici da una vita. Se anche gli altri avessero avuto questo atteggiamento con me, sarebbe stata una circostanza fortunata; ma sapevo che non sarebbe andata così.

I miei pensieri vennero scacciati da uno strillo proveniente dalla cucina. Feci capolino e vidi che Sasha aveva accidentalmente gettato parte dei bicchieri che Connie aveva disposto sul tavolo, e lui le stava urlando una valanga di insulti. Sarà una festa interessante, questo è certo.

"Mikasa, vieni ad aiutarmi al posto di rimanere ferma a guardare!" Gridò Sasha, irritata dal comportamento del suo amico.
Feci come mi aveva detto, disponendo delle bottiglie di liquore e di vino nel piano cottura e nel tavolo. 'Sasha ha organizzato un appuntamento per il coma etilico', pensai.

Ovviamente non avevo avuto il tempo di partecipare a molte feste, essendo impegnata con la scuola e con Levi; l'ultima festa risaliva alla chiusura del terzo anno, quando alcune mie amiche decisero di fare una festa in occasione di un nostro compagno che partiva per l'anno all'estero. Non è stata proprio un disastro, c'era solamente gente che partecipava a giochi alcolici, gente che dormiva (spero) in angoli remoti della casa, e gente che per poco non copulava. Nonostante avessi bevuto una moltitudine di drink, non mi ubriacai abbastanza per accettare le avances di un ragazzo di quinta, e finii per dargli una gomitata nello stomaco quando si avvicinò per baciarmi. Davvero un successo.

Poco a poco la gente aveva cominciato ad arrivare, e per fortuna, notai che l'invito era davvero esteso solo ai nostri compagni.
Mi trovavo in una poltrona tra Armin che provava a conversare cercando di distrarmi, e Sasha che, abbastanza brilla, rideva in modo sguaiato. Nel divano c'erano invece Christa, Annie, Ymir -la ragazza con le lentiggini che non avevo riconosciuto- e Connie che ridevano e scherzavano ricordando avventure passate. In cucina c'erano Reiner, Bertholdt e Jean che si facevano l'ennesimo drink, mentre poggiato sul davanzale della finestra, c'era Eren.

Non aveva parlato con nessuno da quando era arrivato, a volte mi rivolgeva qualche sguardo, ma vedendo che li notavo, li distoglieva subito. Sembrava triste, mi chiesi se stesse così perché c'ero io o se era successo qualcosa prima. Sasha si era proposta di aiutarmi a chiarire con lui, nonostante i miei rifiuti; secondo lei eravamo due stupidi tristi l'uno per l'altro che evitavano ogni tipo di comunicazione. Non che avesse torto.

I remember it all too well // eremika Où les histoires vivent. Découvrez maintenant