Capitolo 9 - Un caffè e un'aspirina

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Alessandro

Mi svegliai la mattina dopo con un enorme mal di testa, la bocca asciutta e un arsura tremenda. Rigirandomi nel letto, qualcosa mi solleticò il naso e solo in quel momento realizzai di avere una ragazza accanto. Dormiva beatamente con i capelli biondi sparsi sul cuscino.

Bene, non mi ricordavo il suo nome e nemmeno come ci fosse finita lì. Mi mossi piano, scendendo dal letto. Non volevo svegliarla e partire con le solita conversazione che non avevo affatto voglia di fare. Chissà cosa le avevo detto, soprattutto da dove era uscita.

A passi lenti raggiunsi la poltrona dove era appoggiata la mia felpa e il mio paio di pantaloni, li indossai e uscii dalla stanza. Afferrai il cellulare sul comodino, scoprendo che erano quasi mezzogiorno e Marco mi aveva mandato una marea di messaggi. Uscii dalla stanza e mi lanciai letteralmente in bagno per darmi una rinfrescata.

La casa sembrava deserta, tuttavia, quando girai l'angolo del corridoio, mi ritrovai davanti Andrea intento a fare colazione. E non solo, dietro di lui c'era Adelaide con una tazza fumante di caffè e lo sguardo basso.

Aveva dormito qui? Eppure ieri sera era fuori con la sua amica. Decisi che non mi interessava.

«Buongiorno!» Mi salutò Andrea con eccessiva enfasi.
Mugugnai qualcosa in risposta che fu più un verso indefinito e feci un cenno con la mano ad Adelaide, imbarazzata per il mio arrivo.
«Vuoi un caffè? L'ho appena preparato» disse lei guardandomi intensamente.
Sospirai annuendo «Grazie» e mi sedetti accanto ad Andrea che stava scorrendo la home di Instagram.

«Allora? Bella nottata, eh?» Mi strizzò l'occhio dedicandomi tutta la sua attenzione.
«Come?» Ero ancora confuso e nel mio mondo. Non dovevo bere in quel modo, lo sapevo, ma ogni volta ci ricadevo quando uscivo con quel pazzoide di Marco. Non riuscivo a ricordare, ma era accaduto qualcosa.
«Intendo con la tizia che ti sei portato a casa. Non riuscivo quasi a dormire dal casino che facevate», ridacchiò dandomi una pacca sulla spalla.
Pensare che nemmeno me ne ricordavo, che persona orribile. 

E poi...doccia fredda.
«Adelaide ha dormito qui?» Chiesi di getto.
Lui annuì serenamente bevendo il suo caffè, mentre la ragazza faceva ritorno con il mio e me lo posava davanti con strana gentilezza. Le si formò un accenno di sorriso sulle labbra rosee. Non sembrava stanca, anzi aveva un bel colorito sul volto.

Quindi aveva sentito tutto anche lei.

Sarò onesto, non mi sono mai vergognato di nulla, ma il fatto che avesse sentito i miei schiamazzi insieme a quella ragazza ancora nel mio letto, mi dava fastidio e mi metteva a disagio. Non mi capitava mai, ma guardare Adelaide in quel momento e pensare a cosa avesse udito, mi faceva vergognare da morire.

E lei era in imbarazzo, si notava dalle sue guance arrossate e dallo sguardo che abbassava ogni qualvolta la guardavo.
Andrea dovette accorgersi del mio tumulto. Difatti mi ero pure incantato a guardare la tazza di caffè Ikea.

«Stai tranquillo eh!», disse, «Non si scandalizza mica!»
Chissà se le aveva detto qualcosa di me. Probabilmente la verità: che ero un don Giovanni che si scopava una ragazza diversa a settimana e che la mattina dopo le cacciava di casa senza ritegno.

Era tanto che non accadeva e non era proprio così, non sempre almeno. Anche io avevo la mia morale ed ero comunque sempre onesto con le donne.

Adelaide in tutto questo se ne stava in silenzio guardando il cellulare, facendosi apparentemente gli affari suoi, ma sapevo che non le sfuggiva niente. Me ne ero accorto la sera prima in quello sgabuzzino.
Non nutrivo alcun interesse nelle opinioni e nella vita di quella ragazza, eppure le domande riguardo alcuni suoi aspetti personali mi erano scivolate fuori dalla bocca senza controllo.

Fiori diversi nello stesso vasoWhere stories live. Discover now