1.L'odio, l'unico sentimento esistente

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3 mesi prima

Ronnie Moore
"Che cosa sta succedendo?" Bofonchio mentre vedo due ragazzi , non molto lontani, litigare sotto la pioggia.

Che razza di stupido litigherebbe sotto un temporale?

Stanno discutendo pesantemente. Alzano molto la voce, così tanto che riesco ad udire alcune parole qua e là.

"Non puoi farlo, io mi sto sbattendo in due per questo lavoro!" Grida uno.

"Da adesso in poi non farai più questo lavoro. Sei fuori."

Quella frase fa così infuriare l'altro ragazzo che inizia una tremenda rissa.

Non posso starmene con le mani in mano. Chiamo immediatamente la polizia. Penso convenga anche l'ambulanza.

Urla di dolore miste ad urla di rabbia mi fanno tremare.

"Pronto, qual è l'emergenza?" La voce di un uomo giunge al mio orecchio.

"Volev-" Non riesco a continuare la frase che un ragazzo afferra una pistola e la punta sul capo dell'altro.

COLPO DI PISTOLA

Identifico subito il ragazzo colpito.

Rimasi immobilizzata vedendo il cadavere del mio fratello Polo steso a terra, mentre la pioggia non fa che scendere sempre più forte.

Sento la gola seccarsi. Sento un dolore disumano, come se un paletto mi trafiggesse il cuore, anzi peggio. Non riesco più a ragionare. Mi sento morire dentro mentre il mio pianto isterico si confonde con la pioggia.

"Pronto? C'è qualcuno?" Ero ancora in chiamata con i soccorsi.

"C'è stato un omicidio a Brooklyn" riesco a dire solo questo balbettando vedendo l'assassino di mio fratello immobile, come se fosse sotto shock.

Non potevo farlo scappare.

Do tutte le informazioni ai soccorsi che riescono a prenderlo e sbatterlo in carcere.

Ma questo non bastava, non per me.

PRESENTE

Ronnie Moore

Sono tre, tre fottuti mesi da quando hanno ucciso mio fratello Polo. Io e la mia famiglia non siamo ancora riusciti a vendicarci. Menomale che a Brooklyn non succedeva mai nulla.

Mi alzo dal letto e mi dirigo in cucina, dove trovo mio fratello e mio padre litigare. Entro nella sala nel bel mezzo della discussione e appena mi videro calò il silenzio.

"Potete continuare a a parlare" affermo mentre prendo la mia tazza di Minnie.

"Sorella esci immediatamente, stiamo parlando di una cosa importante." Annuncia mio fratello con tono freddo.

"Cosa c'è di così importante da discutere se non di nostro fratello Polo eh?" Sbotto io. Corro e vado in camera mia, mentre sento i passi di mio padre.

"Tesoro, pensi davvero che non stavamo parlando di Polo prima? Stavamo pianificando il nostro piano per distruggere i De Angelis."

"Papà io farò qualunque cosa, la qualunque." Dichiaro con aria sicura.

"Sono molto felice di sentirtelo dire, il nostro piano si basa tutto su di te. Io e tuo fratello sappiamo perfettamente che non hai paura di niente." Mio padre pronuncia quelle parole. Paura, io? Avere paura significa essere deboli, non saper controllare le proprie emozioni. Questo era quello che mi aveva insegnato mio padre, l'unica legge che conosco.

RevengeWhere stories live. Discover now