CAPITOLO 3

56 9 15
                                    

Il giorno seguente era giorno libero per me, oserei dire finalmente, dato che lavoro senza pausa da sette mesi.

Perciò niente e nessuno avrebbe dovuto rovinare questa giornata.

Ma con la mia eterna sfiga succederà tutto quello che può accadere.

Per iniziare al meglio feci una doccia rigenerante e presi del tempo per fare skincare perché la mia pelle chiedeva pietà.

Mi misi una maglietta a manica corta nera a tinta unita, dei pantaloni grigi di una tuta e legai i capelli in una coda bassa un po' scompigliata, andai in cucina per preparare dei popcorn per vedere un film e rilassarmi.

Ma i popcorn erano scaduti.

«Fanculo ai popcorn!» dissi involontariamente.
Di solito non sono così sgarbata, probabilmente sarà lo stress che mi causa un certo Ivan.

In effetti era un po' di tempo che non mi mettevo sul mio divano in pelle bianca nuovo a guardare un film con del cibo accanto.

«Sarà per un'altra volta» dissi ad alta voce anche se non ce n'era bisogno.

***

Alle 19:00 iniziai ad apparecchiare la tavola e l'acqua bolliva in pentola, quando sentii un rumore provenire fuori dalla porta.

Toc toc.

«E adesso chi sarà mai?» dissi dirigendomi a passi lunghi e pesanti alla porta.

Era lui.

«Portatemi via di qui» pensai.

«Ehm.. Buonasera» disse per primo lui.

Aveva delle classiche scarpe eleganti, dei bei pantaloni in pelle neri, sicuramente molto costosi, una semplice camicia bianca con i bottoni dello stesso colore del pantalone e una cravatta sempre nera.

«Buonasera?» dissi io con accenno al punto di domanda perché non sapevo cosa rispondere, quindi cercai di mantenere la calma e ricambiare educatamente.

«Passavo di qui e ho pensato di venire a farti un saluto».

«Potevi risparmiarti la fatica.So che mi controlli perché ci tieni a non fare figure di merda a quella stupida cena, ma sono responsabile come puoi vedere e ti devi fidare, o puoi tranquillamente scegliere un'altra persona. Certo, mi dispiacerebbe per i soldi, ma pur di stare con te in un luogo pieno di ricconi, questo e altro».

«O-okay. Ci-Ci vediamo domani alllora» disse lui un po' scosso e finalmente andò via.

Breve ma intenso. Speravo solo che evitasse di venire davanti la mia porta per disturbarmi pure fuori da lavoro per dirmi cose completamente inutili.

«Passavo di qui e ho pensato di venire a farti un saluto» ma per piacere.
Avrebbe fatto più belle figura con «Voglio romperti l'anima anche fuori da lavoro perché mi diverte».

***

Era la sera prima della stupida cenetta della famiglietta reale e non avevo idea che cosa mettere.

Perché sì, lo sapevo da una settimana ma non avevo comprato nessun vestito, perché non ci tenevo a comprare un vestito da più di 100 dollari per indossarlo una volta e soprattutto mi infastidiva il pensiero di comprarlo per Ivan.

Quindi misi a soqquadro l'armadio e trovai un vestito lungo bianco tempestato di brillantini con un lungo spacco sulla gamba destra.

Non mi ricordavo di avere un vestito del genere.

Lo indossai e misi un tacco a spillo bianco lucido e una pochette abbinata al vestito.

Legai i capelli in uno chignon e misi dei fermagli con i fiorellini.

Presi il telefono, le chiavi e il portafoglio e uscii di casa.

Uscita fuori davanti al cancello vidi Ivan appoggiato alla macchina che mi era venuto a prendere.

Entrammo e mi scrutò per un minuto buono.

«Sei bellissima» sussurrò e notai per la prima volta che i suoi occhi color nocciola erano profondi e sembrava
no una piscina di miele.

Aveva un completo grigio, sotto la giacca una camicia bianca, le scarpe e la cravatta nere.

I capelli castani erano invece tirati indietro con una dose generosa di gel.

«G-Grazie» dissi imbarazzata, perché ricevere un complimento dalla persona che più ti odia al mondo non è una cosa da tutti i giorni.

Mise in moto la macchina e partimmo.

Il tragitto fu imbarazzante e il più lungo della mia vita.

Fidanzati ProvvisoriWhere stories live. Discover now