UN OSPITE INDESIDERATO

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Finalmente dopo una giornata che mi sembra essere durata una vita sono di nuovo a casa. Mi fanno ancora male le gambe per quanto ho dovuto correre questa mattina. Ho fatto tutto il possibile per evitare di incrociare Damien nei corridoi; non volevo dargli altre occasioni per mettermi ancora di più in imbarazzo. Non posso non chiedermi se sarebbe meglio evitare di incontrarlo, di parlargli oppure di avere semplicemente a che fare con lui fino alla fine dei miei giorni su questa terra. Apro la porta, poso lo zaino e cammino letteralmente in punta di piedi fino al salotto, poi sento una voce maschile provenire dalla cucina: «Siete davvero una cuoca eccellente, signora. Non avevo mai provato nulla di simile prima d'ora. Avete studiato per essere così brava oppure avete un dono naturale?»

«No, macché. Penso soltanto di essere un prodigio della natura» risponde fiera mia madre.

«Lo credo anch'io. Siete veramente fenomenale, signora» dice lui, ridendo.

Questa voce mi sembra famigliare, mi sembra di riconoscerla, mi ricorda qualcuno di mia conoscenza.

«Comunque, da quanto tempo siete amici, tu e Justin?» chiede mia madre curiosa come una bambina.

No, non è possibile. Mi sembra la voce di Damien, ma non può essere, mi sto sbagliando.

«Lui e io siamo amici da tanto tempo. Abbiamo sperimentato insieme cose che non avrei mai immaginato di fare con nessun altro prima di incontrarlo»

Le mie paure si concretizzano quando entro nella stanza e lo trovo lì, seduto a tavola. Quasi non riesco a credere ai miei occhi. È davvero lui. Sorride, sfacciato come sempre, dannatamente bello e lo odio per esserlo così tanto.

«No, non è vero. Io e te non abbiamo mai sperimentato nulla di particolare insieme» dico agitato, andando di corsa verso loro due.

«Finalmente sei tornato a casa, tesoro» Mia madre si avvicina e mi stampa un bacio schioccante sulla guancia destra.

«Che cosa ci fai tu qui?» domando, voltandomi bruscamente verso Damien.

«Ti stavo aspettando per completare quel "compito" che abbiamo cominciato oggi e non siamo riusciti a finire, ricordi?» Mi fissa con quegli occhi scuri e un brivido mi percorre la pancia, riempiendola di farfalle.

«Ah, sì, ora mi ricordo, Damien» rispondo, mentendo spudoratamente, per non far capire a mia madre di quale "compito" stiamo parlando.

«Nel frattempo, mentre aspettavo che tornassi da scuola, ho mangiato una perfetta cheesecake, come non ne assaggiavo da tanto. Tua madre è proprio un'ottima cuoca, Justin» mi dice, leccando lentamente il retro del cucchiaino con cui sta mangiando la crema pasticcera della cheesecake.

Le sue labbra sono perfette. Così piene e sensuali che, quando fa scorrere la lingua sopra quel cucchiaio, hanno un che di ammaliante.

«Justin, ne vuoi una fetta anche tu?» La voce di mia madre mi fa ritornare di nuovo con i piedi per terra. A cosa stavo pensando? Sono forse impazzito?

«Ehm... umm, sì, mamma» dico, pensandoci un attimo prima di risponderle.

«Ti porto un piatto per mangiarla allora» Mia madre sposta la sedia su cui è seduta all'indietro e poi si alza avviandosi verso la credenza, col passo spedito che ha di solito in casa.

«Ne vuoi un po' della mia? È bella grande sai» mi sorride Damien, facendomi l'occhiolino.

«No, grazie. Non ce n'è abbastanza per soddisfarmi» Raddrizzo le spalle, mostrandomi sicuro di me stesso.

«Ecco a voi, ragazzi. Se avete bisogno di altro, non esitate a chiedere. Ora vado in camera mia a fare un pisolino. Sono stanca morta» dice mia madre porgendomi il piatto con la cheesecake, per poi posare sul tavolo anche due tazze di latte; poi sgattaiola via, lasciandomi da solo con lui.

Mi armo di cucchiaino e comincio a mangiare la torta, senza scompormi neanche di un millimetro. Mastico ogni boccone lentamente cercando di pensare a un modo per mandarlo via da casa mia il più in fretta possibile. Lo guardo con la coda dell'occhio, troppo intimorito per fissarlo, onestamente.

«Justin, non mangiare soltanto, ma prendi anche una tazza di latte. A te piace tanto da quello che ricordo» Le sue labbra assumono un'increspatura maliziosa e si protende in avanti, appoggiandosi al tavolo.

«No, non ne ho voglia!» Scuoto la testa da una parte all'altra.

«E allora, che cosa vorresti, piccolo Justin? Me?» mi sussurra avvicinandosi. Una vampata di calore mi avvolge il corpo dalla testa ai piedi. La sua voce è così bassa e profonda. Sono imbarazzato dall'eccitazione che mi scatena dentro.

«Smettila di provocarmi, Damien!» Senza rifletterci troppo, mi avvicino a lui, lo afferro per la cravatta e lo attiro a me. Mi avvicino ancora di più, così vicino che i nostri nasi quasi si toccano.

«Justin, hai le labbra sporche di crema. Aspetta che te le pulisco per bene» Mi prende il viso tra le mani e mi ruba un bacio appassionato. Sento il cuore accelerare mentre cerco di slegarmi dalla sua morsa, ma lui mi tiene stretto. Così stretto da farmi mancare il respiro. Emetto un gemito nell'istante in cui vengo sbattuto contro il tavolo, mentre i miei piedi cercano disperatamente un appiglio dove sostenersi. Avvolge le mie gambe attorno a lui e spinge tutto se stesso contro di me, senza mai staccare le labbra o le mani dal mio corpo.

«Damien, lasciami andare. Mia madre potrebbe entrare improvvisamente dalla porta» dico, riuscendo a stento a parlare.

«Justin, fai il bravo bambino oppure tua madre ti sentirà godere come un pazzo»

Il mio corpo si riscalda ancora di più. Sono troppo accecato dal desiderio e da quest'uomo. Se mi lasciassi andare del tutto, mi metterei in una situazione ancora più scomoda di così?

OH MY BOSS!Where stories live. Discover now