LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE

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I primi raggi di sole mi scaldano il viso appoggiato al finestrino dell'autobus. Al solo pensiero di incontrarlo di nuovo, serro le labbra e mi do dello stupido da solo. Come ho fatto a cadere nelle sue grinfie?

«Provo una tale vergogna che vorrei davvero sprofondare, sparire. Preferisco morire piuttosto che dargliela vinta e sottomettermi a lui» mormoro da solo.

Apro la portiera del pullman e scendo. Non ho freddo, anche se mi piacerebbe indossare qualcosa di più pesante. Senza alcuna fatica, mi incammino verso il cortile laterale della scuola, pregando di non incrociarlo. Mi trilla improvvisamente il cellulare nella tasca e a ogni squillo la tensione aumenta, il cuore batte all'impazzata. Non posso fare a meno di sperare che non sia Damien.

«Pronto. Chi parla?» chiedo, stringendo il telefono così forte da farlo scricchiolare.

«Dove sei, piccolo Justin? Dove sei?» sussurra con la sua voce dannatamente calda.

Per un momento chiudo gli occhi e immagino di aver sentito male, immagino di aver soltanto confuso la sua voce con quella di un altro, ma purtroppo non è così. Rimango in silenzio e dopo alcuni secondi Damien chiede di nuovo: «Dove sei, piccolino?»

Sollevo dolcemente la testa dal cellulare e mi guardo intorno per vedere se è nei paraggi, ma non lo scorgo da nessuna parte.

«Sono a casa con la febbre» gli rispondo facendo un colpo di tosse che più forte non si può.

«Davvero? Mi dispiace. Vuoi che ti porti la medicina?» chiede con fare beffardo, ridendo.

«No, no, grazie! Non ne ho bisogno!» Freddo, sto sudando freddo mentre cerco invano di inventarmi qualcos'altro da dire.

«Justin, sai che i cattivi bambini vengono puniti quando dicono le bugie?» La sua voce ha assunto lo stesso tono che mia madre adotta quando non rimetto in ordine la camera. Mi avrà scoperto?

«Te lo giuro, non sto mentendo» gli dico, nonostante la paura che mi attanaglia.

«Ah, davvero? Allora chi è quel bel bambino che vedo dalla finestra del bagno della scuola?»

Per un attimo resto pietrificato come un palazzo che minaccia di crollare da un momento all'altro. Alzo la testa e lo vedo che mi guarda intensamente, sembra che dica "Non sai quello che ti aspetta".

«Piccolo Justin, hai dieci minuti per raggiungermi oppure pubblicherò la nostra foto sulla bacheca dell'istituto» Sento la sua voce possente riecheggiare dal cellulare, contro il mio orecchio.

«Non riuscirò mai ad arrivare da te in così poco tempo, Damien» dico, controllando l'orologio.

«Il tempo scorre, Justin. È meglio sbrigarsi, no?» mi esorta lui divertito prima di chiudere la chiamata.

Purtroppo non ho scelta. Devo farcela, e subito per giunta. Mi tiro su le maniche e mi metto all'opera. Faccio una corsa contro il tempo e lo raggiungo in meno di un minuto. In bagno, Damien è appoggiato al lavabo: tiene le mani nelle tasche dei jeans e i piedi incrociati. Il suo aspetto sembra quello di una tigre pronta a scagliarsi sulla sua preda.

«Ci hai messo meno di quanto mi aspettassi, Justin» dice, guardandomi con i suoi occhi taglienti.

«Cosa vuoi da me? Perché mi stai facendo tutto questo?» gli chiedo in modo affannoso, mentre cerco di riprendere fiato.

«Perché, mi chiedi? Non lo so francamente. Forse ho soltanto voglia di tormentarti» Mi guarda, ha una strana espressione sul viso mentre si avvicina a me.

«Cosa fai? Stammi lontano!» gli dico indietreggiando fin quando non sono con le spalle al muro.

«Non ti avevo avvertito che i bambini cattivi vengono puniti quando dicono le bugie» Mi mette una mano sotto la maglietta e comincia ad accarezzarmi delicatamente lo stomaco.

«Smettila, qualcuno potrebbe vederci» Le sue labbra si posano sul mio collo e salgono, fino a mordermi il lobo dell'orecchio.

«Lasciali pure guardare» mi sussurra lui, senza smettere neanche un secondo di fissarmi negli occhi.

Ogni istante è come se stessi per sciogliermi, i miei pensieri si disperdono, il mio corpo brucia e freme sotto il suo tocco. Damien mi afferra i fianchi, mi gira, forte, ancora più forte, poi mi ferma. Sento il suo corpo duro incollarsi al mio, il calore umido del suo membro contro il mio sedere.

«Lo senti quanto ti desidero?» mi domanda con voce roca spingendo il suo corpo imponente e muscoloso su di me.

Di punto in bianco, però, il trillo della campanella che annuncia l'inizio delle lezioni mi salva in extremis dalla morsa di Damien.

«Ora devo proprio andare» gli dico e mi precipito fuori dal bagno prima che possa fermarmi.

«È inutile scappare, Justin. Tanto non mi sfuggi!» Mi grida da lontano guardandomi e facendomi l'occhiolino, con un sorrisetto maligno.

OH MY BOSS!Where stories live. Discover now