LA GIORNATA (7:00-8:00)

90 10 53
                                    

La giornata di Frank è sempre la giornata, mai una giornata

Йой! Нажаль, це зображення не відповідає нашим правилам. Щоб продовжити публікацію, будь ласка, видаліть його або завантажте інше.


La giornata di Frank è sempre la giornata, mai una giornata. Le ventiquattro ore  del giorno prima sono lo specchio di quelle che vivrà il giorno, alcune variazioni avvengono, ma hanno sempre lo stesso significato: nessuno.
Sì, la vita di Frank non ha senso.
Frank non ha alcuna ambizione, alcuna moralità o attività costante, ma è costretto a stare al mondo, che lo voglia no. Allora, lascia i secondi, i minuti e le ore passare cercando di non avere fatiche e tantomeno responsabilità.

Alle sette del mattino Frank si prepara per uscire.
La sera prima si è messo la mano sul cuore e ha promesso alla mamma di andare a scuola per una settimana intera, però Frank mica se l'è messa sulla coscienza quella mano.
Va a perdere tempo, o come dice lui spassarsela.
Ha impiegato non più di due minuti nella cura dell'igene personale, non può sprecare tempo, deve mettersi in ghingheri.
L'idea di mangiare non ha attraversato minimamente i suoi pensieri, se ad un certo punto della giornata morirà di fame rimedierà qualcosa.
Accende la radio e cerca la canzone giusta per vestirsi, una scelta assai ardua. Freme come una bambinetta in crisi ormonale quando sente Bop-A-Lena di un certo Ronnie Self, uno di quei negri che assomiglia ad Elvis Presley ma che non ha avuto la botta di culo di nascere bianco.
Saltella verso l'armadio e si mette a contemplarlo mentre ondeggia sul posto, come se avesse il vestiario di Jimmy Dean e non usasse gli stessi indumenti da un anno.
Prende la maglia bianca a cui ha tagliato le maniche, i jeans che gli hanno regalato alla comunione (a Maggio compie sedici anni), la giacca di pelle con ancora il cartellino attaccato e le scarpe lucide di Esteban, sempre rubate.
«No-no-non s-s-si va in nessu, nessu, nessun posto!»
Ringhia esercitandosi con la voce da figo davanti allo specchio, il tono deve essere basso e serio.
Si è stancato di farsi prendere in giro per come parla, fortunatamente ha trovato il modo per non far più ridere, o almeno far diminuire le prese in giro: comportarsi come se nulla fosse e con grande sicurezza, va bene anche quella apparente.
D'altronde, chi ce l'ha quella vera?

Tira sù la zip dei pantaloni, lancia un' occhiataccia al suo riflesso.
«Que-que-questo lo facevano i nostri nonn-nonn-nonni: si va e via!»
Sta citando il suo film preferito in assoluto, il suo mantra, il suo credo: Il Selvaggio con niente di meno che Marlon Brando. Gira voce che Brando non sia tutto uomo, che in realtà sia una checca, ma Frank non la considera una cosa fattibile. Uno  così figo non può essere frocio.
Quando la pellicola è uscita nel cinquantatré Frank è andato al cinema a vederla ventidue volte, lo ricorda come se fosse ieri. Marlon Brando  agli occhi del ragazzo è l'unico uomo ad avere quella famosa grande sicurezza, lo stima più di qualunque altro essere umano al mondo. Ha una sua foto promozionale incastrata nello specchio proprio de Il Selvaggio dove indossa una giacca in pelle nera con scritto Johnny, il nome del personaggio, e un cappello in testa combinato con un autentico sguardo da duro.
Frank spera di assomigliargli un pochino, il suo più grande orgoglio è essere alto quanto lui, un metro e settantacinque.
«Il sab-ba-ba-ba-bato ci si trova assie, assie, assieme! E si va fuori...»
Dice faticando a mantenere la voce da figo per colpa delle balbuzie, c'è molto su cui lavorare. Si mette addosso la giacca e soddisfatto più che mai, è per certo il più alla moda di tutta Brighton Beach. Dovrei chiedere a mia mamma di farmi scrivere "Frank" sopra, così col cazzo che me la rubano quella manica di invidiosi Pensa incominciando a sentirsi pieno di sé.
È quasi pronto per uscire con dignità, gli mancano i capelli da sistemare. I capelli sono veramente importanti, non c'è da scherzarci sopra, specialmente se non ti puoi permettere il parrucchiere. Frank ha imparato ad acconciarseli grazie alle riviste ed alcuni consigli sentiti qua e là, non ha mai voluto ammettere di non sapersi fare i capelli per non sembrare uno che vive sotto una roccia.
Si inzozza le mani di gel e incomincia ad incurvarli e girarli con il pettine, con la pratica sta iniziando proprio a cavarsela, anche se l'acconciatura era parzialmente pronta in partenza, perché ieri sera si è addormentato vestito a festa per andare a ballare.
«L'importa, l'importa, l'importa, l'importante è sca-sca-sca-sca-scappare, dare tutto a gas-s-s-s ogni tanto.»
Conclude la citazione come ogni mattina. Frank vede nel riflesso un ragazzo letale, uno con cui scherzare, l'uomo che non deve chiedere mai. Lo specchio vede invece un quindicenne pallido con una faccia da cane bastonato, dotato di due borse gonfie sotto gli occhioni languidi infantili incorniciati da delle labbra carnose latine incurvate in un sorriso. Insicuro, vestito di stracci e dal fisico acerbo. Gradevole nelle sembianze, non nel carattere.

captivus, a novelWhere stories live. Discover now