Volevo andare in spiaggia con Alya, ma lei oggi doveva aiutare sua madre in casa. Un po' mi dispiace, ma in realtà sono contento di poter stare un da solo, di poter pensare a cosa dirle e come dirglielo. Perché ho finalmente deciso di rivelarle i miei sentimenti.

Sono perso dietro di lei. So per certo che con lei sarò felice, che lei è la mia galassia, come io sono la sua. Non ho dubbi in proposito. Devo solo trovare il modo di dirglielo. Fermo la moto nel parcheggio vicino e scendo in spiaggia togliendomi le scarpe.

Amo sentire la sabbia sotto i piedi. è pomeriggio tardi, quindi è calda, ma non eccessivamente. Passeggio un po'. La spiaggia è deserta. C'è molto vento e la cosa mi piace. Mi fa sentire libero. Davanti a me scorgo un padre che sta litigando col figlio di sei anni.

Il bimbo piange disperato e cerca di divincolarsi, ma l'uomo lo tiene stretto per il polso e gli grida contro di comportarsi bene. Il bambino riesce a liberarsi e corre da me, si aggrappa ai miei cargo neri e mi implora:

<<Ti prego aiuto! Mi ha rapito e ha fatto brutte cose a mamma e papà, ora vuole fare del male anche a me...>> Io non so come reagire mentre il padre ci raggiunge.

<<Mike! Non metterti a fare tutto questo casino solo perché ti ho detto che non puoi fare il bagno! L'acqua è ancora fredda, e rischieresti solo di affogare!>> Non so a chi credere. L'uomo mi incute uno strano timore. è più alto di me di qualche spanna e i suoi occhi grigi come il mare sembrano sull'orlo di una crisi di nervi.

Ha la tipica espressione paterna che sembra gridare al mondo: "perché il figlio degenere è toccato proprio a me?" ma che nel contempo gli vuole bene. Colgo la delicatezza nei suoi movimenti quando prende in braccio il bambino scalpitante e mi rivolge delle scuse.

<<Mike è un ragazzino molto vivace, e gli piace l'acqua. Ma fa troppo freddo oggi. E c'è vento.>> Annuisco comprensivo, una volta anche io avevo finto di essere stato rapito da piccolo, avevano chiamato i poliziotti e i servizi sociali.

I miei genitori erano stati posti sotto interrogatorio, e alla fine a casa le avevo prese di brutto. Sento un campanello d'allarme nella mia testa, c'è qualcosa che non mi piace, come se il sole si fosse improvvisamente oscurato. In un istante ho paura.

<<Tuo padre a ragione piccolo. Fa troppo freddo per fare il bagno nel mare.>> detto questo mi volto e corro alla mia moto, la accendo e parto. Sento per tutto il tempo gli occhi dell'uomo sulla mia schiena, e per un momento ho paura che voglia inseguirmi.

Non lo fa, e io mi chiudo nella mia stanza.
Il giorno dopo sono con Alya. Siamo seduti sul suo letto e ci stiamo baciando per la prima volta. Mi sono dichiarato stamattina, e lei ricambia i miei sentimenti.

Le sue labbra sono morbide, e so che mi ci sto perdendo. Ad ogni bacio sento che un pezzo del mio cuore esce dal mio petto per entrare in quello di lei. Glielo regalerei tutto, il mio cuore, perché già le appartiene.

Siamo sul punto di fare effettivamente qualcosa di più serio che baciarci, quando mia madre mi chiama al cellulare e mi ordina di tornare a casa immediatamente. La sua voce è preoccupata, per cui credo sia meglio obbedire. Mia madre non è una che si spaventa facilmente.

Saluto Alya con un bacio profondo e passionale, e mi riprometto che avremo un'altra occasione per varcare ogni barriera fisica che c'è tra di noi. Tornato a casa trovo mia madre che mi passa un foglio di giornale.

<<Tu non esci di casa finché non lo prendono.>> Mi dice, e io leggo l'articolo. Mi sento raggelare quando vedo la foto del bambino del giorno prima. Hanno ritrovato il cadavere del bambino affogato sulla spiaggia.

I genitori avevano denunciato la sua scomparsa due giorni fa, le persone credono che sia scappato e che si sia trattato di un unico tragico incidente, ma io so che non è così.

è anche colpa mia, se gli avessi creduto... se l'avessi aiutato...
Una vocina nella mia testa mi sussurra che sarei morto anche io, che l'uomo mi avrebbe ucciso. Vado in camera mia con l'intento di mettere in ordine i miei pensieri e trovo una notifica sul cellulare da un numero sconosciuto.

Si tratta di una foto riproducibile solo una volta, la apro e vedo un foglietto di carta, dove vergate con un inchiostro rosso sangue ci sono le parole:

-so cosa sai. verrò a prenderti, e se provi a scappare o avvertire qualcuno le persone che ti stanno a cuore non ne usciranno illese-
Per poco non ho un infarto.

So di chi è quel messaggio, e so che nessuno mi crederà. So anche che non sono il solo in pericolo. Il mio primo pensiero non va alla mia vita, ma a quella della persona che mi fa sentire vivo.
L'unica persona a cui riesco a pensare in questo momento è Alya.

Ciao ragazzi! Spero che il capitolo dal pov di Nik vi piaccia. Scrivetemi nei commenti se voleste altri capitoli simili!

E le stelle ci invidierannoWhere stories live. Discover now