Lamia

7 1 0
                                    

Prima parte





In una piccola e modesta casetta, in mezzo a tante altre, Seungbo, il vecchio del villaggio, stava facendo del suo meglio per accendere il fuoco nel camino; la legna quella sera continuava a non prendere le fiamme.
"C'è qualcosa nell'aria, stasera."
Disse l'uomo, muovendo la legna per animare il fuoco. Sua moglie, Seungyeon, ridacchiò mentre piegava un lenzuolo e colse l'attenzione di suo marito.
"Che c'è?"
L'uomo accenno un sorriso.
"Dici così ogni sera."
Rispose Seungyeon, mettendo a posto il lenzuolo. Di solito quando diceva quella frase, era per ricevere amore da parte della moglie, in qualsiasi forma; Seungbo non dava l'impressione di essere bisognoso di attenzioni, ma Seungyeon aveva a che fare con le sue coccole e baci ogni sera, era un lato che faceva vedere solo a lei.
"Davvero?"
Ridacchiò l'uomo, facendo il finto tonto.
"Soltanto negli ultimi trent'anni. Forza, vieni a letto."
Un urlo proveniente dall'esterno interruppe la loro conversazione. Seungbo si allarmò subito, mise giù il soffietto e indossò la sua giacca.
"Seungbo..."
Seungyeon gli mise una mano sul petto per fermarlo.
"Non andare fuori, ti prego."
Quell'urlo era spaventoso, sembrava provenire da una persona mortalmente ferita da qualcosa o qualcuno e lei non voleva che suo marito morisse.
"E' il mio dovere, sono l'anziano del villaggio."
"Seungbo, per favore!"
Il marito si fermò prima di uscire.
"Chiudi bene la porta e non lasciare entrare nessuno."
Si armò di una fiaccola, accendendola visto che fuori era notte fonda, e uscì, chiudendo la porta, ma non partì subito. Quando udì le serrature venire attivate, sapeva che sua moglie era in salvo, così si mise alla ricerca di quell'uomo che urlò. Si allontanò sempre di più da casa sua, i suoi sensi erano in agguato come una tigre. La notte era silenziosa, si udivano solo i pianti di un bambino e le foglie che si muovevano. Un cigolio colse la sua attenzione. Proveniva proprio dalla casa di fronte a lui. Ci si avvicinò a passi lenti e felini e quando fu abbastanza vicino, con il cuore che palpitava velocemente, spalancò la porta, che continuava ad aprirsi e chiudersi da sola, probabilmente a causa del vento. Ma il suo compito non era finito. L'urlo proveniva esattamente dove era adesso. Seungbo entrò nella casa, buia, umida e con una tetra atmosfera. Improvvisamente qualcuno gli cadde addosso, facendogli prendere un grosso spavento, ma lui conosceva chi era. Portò il corpo del ragazzo in piedi con fatica, sembrava non avere forze e riuscì a vedere il suo volto.
"Yunho..."
Sussurrò Seungbo inorridito. La faccia del ragazzo era pallida come la neve, gli occhi spalancati come se avesse visto un mostro e il suo corpo era debole. L'anziano del villaggio sudò freddo, lo aveva visto quella stessa mattina e stava bene, cosa gli era successo? Non si sentiva più al sicuro, c'era veramente qualcosa nell'aria e lo inquietava.
"C'è qualcuno?! C'è qualcuno lì fuori?!"
Yunho non poteva essere finito in quelle condizioni da solo, qualcuno o qualcosa gli aveva fatto del male, anche se il suo corpo non mostrava ferite. Seungbo sentì il respiro mancargli, al di là dei cespugli fuori dalla casa di Yunho, vide una grossa ombra e udì un sibilo, ma ella sparì alla velocità della luce. L'anziano del villaggio si sentì morire, quella ombra non sembrava appartenere ad una figura umana, non voleva puntare il dito subito, ma chiunque avesse ridotto Yunho in quella maniera, sicuramente non era un umano.



Adeoga sistemò i panni che trasportava in pila insieme agli altri, quella mattina era di buon umore, per un semplice motivo: domani Namjoon avrebbe parlato con Angus e lo avrebbe cacciato da Camelot una volta per tutte. Il suo amato aveva chiesto a lei e agli altri se poteva fare questa cosa da solo e tutti accettarono, perché sapevano che il re non li avrebbe delusi e Namjoon voleva imparare ad affrontare certe situazioni da solo. Adeoga lasciò perdere i propri pensieri, quando udì qualcuno bussare alla propria porta. Mise giù i panni e andò ad aprire, trovandosi davanti una donna, che non riconobbe subito.
"Adeoga."
La nominata aprì la bocca dalla felicità, era riuscita a collegare il volto della donna davanti a sé ad una persona che lei conobbe tempo fa.
"Seungyeon!"
Esclamò la fidanzata del re dalla felicità. Lei e Seungyeon erano amiche di vecchia data, si conobbero quando Adeoga era ancora piccola. Per un periodo di tempo, stremati dal viaggio, Adeoga, suo padre ed Elyan fecero una sosta di qualche mese a Longseteude (il villaggio dove abitava Seungyeon) e visto che Tom lavorava a loro due ci pensava Seungyeon. Ma i tre dovettero raggiungere Camelot, perciò la ragazza fu costretta a dire addio alla sua amica più che badante. Era la prima volta dopo tanti anni che si rivedevano.
"Mi hanno detto che ti avrei trovata qui."
"Prego, entra!"
Adeoga la trascinò dentro prendendole una mano, Seungyeon riuscì a chiudere la porta.
"Che magnifica sorpresa che mi hai fatto, sono contenta di vederti."
"Spero di non disturbarti."
"Niente affatto. Cosa ti porta a Camelot?"
Seungyeon abbassò la testa, si imbarazzava a chiedere aiuto a lei.
"Non voglio importunarti, Adeoga, ma...io e Seungbo non ti vediamo da tanti anni...non sapevamo a chi rivolgerci."
Il tono estremamente preoccupato della sua amica spense il dolce sorriso nelle labbra di Adeoga.
"Che succede?"
Chiese Adeoga.
"E' solo...abbiamo tanta paura."
Sussurrò la donna, ricordando cosa successe in quegli ultimi due giorni al suo villaggio e di quello che suo marito le raccontò. Adeoga non voleva vedere Seungyeon in quella stato, sembrava sul punto di piangere dalla paura.
"Se vuoi posso portarti dal re, così racconterai a lui ciò che ti turba e ti potrà aiutare."
Adeoga era sicura che Namjoon avrebbe fatto di tutto pur di risolvere il problema che la affliggeva.
"L-Lo puoi fare sul serio?"
Chiese la donna speranzosa. Adeoga annuì sorridendo e, insieme, uscirono per le strade affollate di Camelot per raggiungere il castello.
"Ma non serve un permesso per parlare con il re?"
Chiese Seungyeon, trovando strano il fatto che le guardie le lasciarono passare senza indugio.
"Diciamo...che sono molto vicina al re."
Adeoga le sorrise e Seungyeon capì immediatamente. Sospirò, stringendo la sua mantella, accennando ad un piccolo sorriso, Adeoga e il re di Camelot erano una coppia e lei ne era estremamente felice. Arrivarono davanti alla porta della stanza di Namjoon e Adeoga bussò.
"Avanti!"
A udire la dolce voce del suo amato, il cuore della ragazza mancò un battito. Scosse la testa, non era il momento di pensare a queste cose, aprì la porta e vide Namjoon intento a scrivere qualcosa sulle pergamene.
"Sire."
Seungyeon fu la prima a parlare, ovviamente inchinandosi prima di farlo.
"Posso sapere il vostro nome?"
Il re fece un accenno con la testa alla propria fidanzata per salutarla.
"Seungyeon, sire, sono venuta a Camelot per chiedervi aiuto..."
Disse timida la donna, torturandosi le mani. Namjoon, prima di iniziare a discutere, fece accomodare tutti nelle sedie del tavolino, così da essere più comodi.
"Di cosa si tratta?"
Chiese il re, incrociando le dita.
"Il nostro villaggio è stato colpito da una terribile malattia, ormai è da tre giorni che va avanti così e ci ha già portato via tre uomini."
Seungyeon scacciò la timidezza e riuscì a guardare gli occhi del re.
"Non abbiamo medici, sire...mi chiedevo se era possibile una visita da parte del vostro medico di corte, mio marito lo conosce bene, dice che è una persona dalle grandi doti e conoscenze."
Anche lei conosceva Kim Seokjin, quel giovane medico visitò il loro villaggio poche volte (quando ancora non era stato nominato medico di corte) e aiutò i malati quando ce n'erano, lui e suo marito potevano definirsi amici, mentre lei con il medico, era più una conoscente.
"Andrò a chiederglielo di persona."
Annuì Namjoon, facendo spalancare gli occhi alla donna.
"Davvero? L-Lo farete sul serio?"
"Certamente, è mio dovere proteggere tutte le persone sotto il mio regno e così farò anche con il tuo villaggio."
Seungyeon ansimò dalla felicità e strinse le mani di Adeoga. La fidanzata del principe guardò il proprio amato, sempre disposto per gli altri, sempre pronto a sacrificarsi per il suo regno e la sua gente; Dooyoung nell'aldilà, avrebbe dovuto prendere nota su come fare il re.
"Grazie, sire! Ve ne sarò infinitamente grata."
Seungyeon inchinò la propria testa. Si era sorpresa della sua accettazione, perché, in normali circostanze, un sovrano non avrebbe risposto subito dando un'affermazione.
"Dovere, Seungyeon. Adeoga, ti dispiace stare con lei? Vado a informare Jin della sua richiesta."
"Non c'è problema."
Adeoga gli sorrise e il re avvertì il proprio cuore sciogliersi. Namjoon lasciò perdere il calore affluito nelle guance e si diresse verso la stanza del medico, ma quando la raggiunse, bussò lievemente. In quei giorni Jin ed Erlin avevano avuto a che fare con dei pazienti gravemente malati e la loro stanza, era diventata molto contagiosa, quindi vietavano a chiunque di entrare. Il medico e la maga, fortunatamente, poterono stare vicino ai pazienti grazie a delle mascherine speciali e infatti non si ammalarono.
"Potete entrare!"
Namjoon riconobbe la voce di Jin. Aprì la porta e vide gli stessi pazienti distesi in tre diversi letti, stavano dormendo e sembravano stare meglio; Jin e la maga si inchinarono vedendo il re.
"Sire, che sorpresa."
Disse Jin, mettendo giù un fazzoletto.
"Sono venuto per chiederti un favore, ma prima vorrei sapere come stanno loro."
Disse Namjoon, accennando con la testa i tre uomini.
"Non c'è pericolo: la malattia del sudore è stata completamente debellata dai loro corpi. Non sono contagiosi e nemmeno la nostra stanza, abbiamo fatto del nostro meglio per purificare l'aria."
Spiegò Jin, tenendo d'occhio Erlin, la maga con un panno bagnato, tamponava le fronti ancora calde dei pazienti. Erano guariti, ma un po' di febbre ce l'avevano ancora, l'indomani, sarebbero stati come nuovi.
"Sono molto contento, grazie del vostro lavoro."
Sorrise il re, inchinandosi. Jin e la maga ricambiarono.
"Dunque, sire, di cosa volevate parlarmi?"
Namjoon si mise a sedere e spiegò cosa Seungyeon gli aveva raccontato.
"Ha specificato che tipo di malattia è?"
Chiese Erlin, continuando ad occuparsi dei pazienti.
"No, solo che alcuni uomini sono già morti."
"Vedete, sire, il fatto è che io andrei anche, conosco Seungyeon e suo marito e mi piacerebbe incontrarli, ma come vedete, abbiamo dei malati anche qui a Camelot e non si sono ancora del tutto ripresi."
Disse Jin, grattandosi il retro del collo con imbarazzo. Namjoon annuì sospirando, effettivamente, sarebbe stato difficile fare le due cose contemporaneamente, Jin non era una persona onnipresente.
"Ma posso darvi un consiglio."
Jin ghignò e suonava parecchio deciso, Erlin intanto strizzò l'acqua via dal panno seduta su una sedia.
"Cioè?"
Domandò il re, aspettando la risposta con ansia. Se c'era un sostituto, allora andava più che bene, anche se Namjoon era sicuro, che il livello di conoscenza di Seokjin, lo avevano poche persone.
"Perché non portate Erlin al posto mio?"
La maga congelò per un istante, poi compresa la frase, si girò e guardò il medico con occhi spalancati.
"Le ho insegnato abbastanza per capire e riconoscere una malattia, potrebbe darvi una mano."
"Jin, ma io non sono capace."
Erlin lo fermò subito, alzandosi in piedi. Lei non era ai livelli di Jin, ancora si confondeva tra le varie malattie e non riconosceva i medicinali giusti per curarne una.
"Tu dubiti troppo di te stessa, non devi fare un'operazione delicata: vai a Longseteude, esamina i pazienti, ricordandoti di usare sempre la mascherina protettiva, guarda i sintomi e poi, prescrivi una cura. Se non sai di cosa si tratta, semplicemente me lo verrai a riferire e aiuteremo Seungyeon e il suo villaggio, insieme, ok?"
Jin mise le mani nelle tese spalle di Erlin per tranquillizzarla. Lui non dubitava della conoscenza della maga, lei sapeva, ma il suo pensare troppo la buttava giù subito. Doveva comunque ammettere, che per Erlin sarebbe stata una prima volta, e perciò, comprendeva il suo stato d'animo agitato. La maga sospirò, il suo cuore si calmò all'istante alle parole di Jin, spostò gli occhi su Namjoon, dopotutto, era lui che aveva la decisione finale e non l'avrebbe biasimato, se la sua preferenza sarebbe caduta su Jin. Invece che disaccordo, la maga trovò il re che le sorrideva e annuì. Così come Jin, anche lui si fidava di Erlin, era una persona intelligente, ma si sottovalutava sempre e lui non aveva alcun problema a mandarla nel villaggio di Seungyeon a visitare dei pazienti.
"Va bene, verrò io."
Erlin alla fine si arrese e prese per mano il coraggio, prima o poi avrebbe dovuto far vedere cosa Jin le aveva insegnato, no? E poi, anche Camelot aveva bisogno di un medico, quindi qualcuno doveva rimanere e Jin, conosceva meglio le cure per rimettere in sesto gli uomini colpiti dalla malattia del sudore.
"Grazie mille, Erlin, partirai domani mattina con Jungkook, Jimin, Elyan e Hoseok, così sarai in ottime mani."
Namjoon la abbracciò per darle anche il buona fortuna, lui non sarebbe andato con loro.
"Voi non venite?"
Chiese la maga, staccandosi da lui.
"No, devo tenere d'occhio Angus."
Jin e la maga annuirono. Il re aveva pianificato di bandirlo domani e voleva mantenere la parola, se fosse andato anche lui, Angus avrebbe avuto il via libera per combinare altri guai.
"Capisco...mi mancherà non avervi al mio fianco."
Disse Erlin dandogli un pugno giocoso sul braccio.
"Mi mancherai anche tu, ma dobbiamo adempiere ai nostri doveri. Ci vediamo domani mattina prima della vostra partenza, va bene?"
I due erano stati separati per giorni a causa della malattia del sudore e avevano passato poco tempo insieme; a entrambi sarebbe piaciuto vivere un'avventura con l'altro, ma evidentemente, sarebbe stata per la prossima volta. Il re salutò entrambi e uscì dalla stanza, per andare a comunicare a Seungyeon e Adeoga la notizia, ovviamente la donna la accolse con gioia, anche se non sapeva chi era Erlin, se Jin le aveva insegnato le sue arti, allora poteva stare tranquilla. La sera arrivò presto, Namjoon diede una camera a Seungyeon nel castello, così da farla riposare per il viaggio compiuto. Jin ed Erlin poterono riposare, i pazienti erano stabili, dovevano solo aspettare l'indomani per vederli svegli. Jin, mentre tagliava il pane per la cena, vide Erlin leggere un libro sulla medicina, al contempo, masticava nervosamente una fetta di pane presa prima.
"Ti si staccherà la mandibola, se continui così."
Ridacchiò il medico. La maga si accorse di quello che stava facendo, rallentò i movimenti e buttò giù la poltiglia creatasi nella sua bocca.
"Scusa Jin, è solo che-"
"Sei nervosa per domani, lo capisco."
Jin le sorrise e mise giù il coltello.
"E so anche, che stai leggendo quel libro da ormai più di due ore, per memorizzare più cose possibili, così da ricordarti meglio tutto."
Erlin arrossì, Jin l'aveva colta con le mani nel sacco. Mise giù il libro e anche il pezzo di pane ancora non finito.
"Non ne posso fare a meno, non è che sto studiando perché tu sei stato un cattivo insegnante e non mi hai imparato niente, questo è ovvio, ma la mia mente ha sempre paura che qualche inconveniente possa succedere, cerco solo di evitare che il problema accada."
Spiegò la maga, muovendo le mani furiosamente, rischiando di sbatterle più di una volta contro sé stessa e il tavolo. Jin ridacchiò di nuovo, si tenne il complimento della maga nel cuore, era stato buffo il modo in cui spiegò il motivo per cui stava rileggendo quel libro; il medico si spostò e si mise a sedere vicino a lei.
"A volte, la mente può essere il nostro peggior nemico."
Disse il medico sospirando, mentre guardava il soffitto.
"Ma siamo noi a controllarla, e qualche volta, bisogna avere la volontà di fare il contrario di ciò che si pensa."
Jin si voltò verso la maga, le sorrise e con il dito indice, la toccò nella fronte velocemente.
"E tu lo hai fatto, ma non hai bisogno di studiare, sei una persona intelligente e capace, Erlin."
"Sarà anche come dici tu, ma queste persone, mi stanno affidando la loro vita nelle mie mani, io non sono un medico, faccio solo quello che mi dici."
Controbatté la maga. A causa del nervosismo, non riusciva nemmeno a guardare Jin negli occhi.
"Erlin...tutta Camelot, io, Namjoon, Adeoga e i cavalieri, ti affidiamo le nostre vite ogni giorno e tu non ci deludi mai."
Disse il medico, prendendole una mano. La maga scosse la testa.
"Non è la stessa cosa. Quello non richiede una vita di apprendimento, solo..."
Erlin ci pensò su, ma effettivamente non le venivano in mente i giusti termini per descrivere le differenze.
"Coraggio, intelligenza, compassione."
Rispose Jin, con uno strano tono di voce, facendo ridere Erlin. Però, la maga non rispose, perché era proprio così: per tenere il destino di tutti quanti nelle proprie mani, non bisognava studiare dai libri, ma semplicemente la realtà.
"Grazie, Jin."
Erlin trovò il coraggio di guardare il medico. Jin le lasciò un amorevole bacio sulla fronte, la maga chiuse gli occhi per godersi il contatto.
"Se c'è una persona su cui ho molta fiducia, quella sarai sempre tu, piccola mia."

Le Avventure Di Erlin-La Spada Nella Roccia || BTS Fan Fiction || Vol. 4Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt