Capitolo 8

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Ultimamente, sto facendo un sogno ricorrente che non saprei come interpretare: io da bambina, di circa sei anni, che vado in bicicletta per le stradine de "l'Oasi" e aspetto che qualcuno venga a prendermi per tornare a casa. Non ci vedo molto senso in questo sogno perché, a quell'età, non potevo conoscere minimamente quel posto, visto che vivo in questa città da qualche mese, ma sembrava che mi sentissi molto a mio agio tra una pedalata e l'altra. 

Un'altra cosa priva di senso è che mia madre non fosse lì con me: dicevo di aspettare qualcuno, ma non specificavo "chi" e mi chiedo il perché. Forse perché la risposta era ovvia? Poteva essere ovvia per me, ovvero mia madre, ma non per la persona sconosciuta che mi chiedeva questo.

Questa persona appare sempre di spalle, quindi non ho mai visto il suo volto. Ora che ci penso meglio, mi chiedeva anche di seguirla, ma la sua richiesta veniva puntualmente interrotta dal mio risveglio, lasciando il sogno "in sospeso". Mi sarebbe piaciuto poter "continuare" quel sogno, ma non ho il potere di controllare tutto, men che meno i sogni. 

Vorrei solo avere una spiegazione a tutto questo. Purtroppo, o per fortuna, cerco di trovare sempre e subito un senso logico alle cose che succedono, o che sogno in questo caso, e molto spesso mi rendo conto che questo condiziona la mia vita in quanto non tutto ha una ragione precisa oppure, se ce l'ha, non posso pretendere di saperla nell'immediato. 

In questo momento, sto cercando di ricordare più dettagli possibili di questo sogno ricorrente mentre faccio una passeggiata nei pressi di casa mia, quando vedo Anna che cammina verso la mia direzione e mi saluta agitando la mano.

«Ciao Ele! Stavo giusto venendo a casa tua, tutto bene?»

«Ciao Anna! Sto abbastanza bene, stavo facendo una passeggiata. Tu come stai?»

«Sono un po' stanca, ma felice per un nuovo progetto al quale sto lavorando quindi non posso lamentarmi.»

Anna è davvero entusiasta del suo lavoro. Potrebbe lavorare giorno e notte senza sosta e, nonostante la stanchezza, la vedrei comunque felice per ciò che sta realizzando. In fin dei conti, la sua più grande passione è diventata il suo lavoro. Chi non vorrebbe questo? Credo sia il sogno di tutti vivere della propria passione. 

Qualcuno ci riesce e altri no, ma ultimamente ho capito che, per quanto possa fare male un sogno spezzato, e questo lo so molto bene, vale sempre la pena di sognare perché è grazie a questo che troviamo la forza di affrontare la vita in tutti i suoi aspetti ed è importante per raggiungere i propri obiettivi. 

Dopo una camminata di un paio di minuti, nei quali Anna mi spiega i dettagli di questo progetto, arriviamo davanti al portone di casa mia e, mentre lo apro, mi chiede: «Oggi ti vedo piuttosto pensierosa, come mai? Mi devo preoccupare?»

Io la guardo incredula. Non pensavo si notasse così tanto e, per non farla preoccupare inutilmente, subito esclamo: «Tranquilla, niente di cui preoccuparsi! Stavo solo pensando ad un sogno che ho fatto.»

«Che sogno hai fatto? Me ne vuoi parlare?»

«È un sogno talmente strano e privo di senso che forse non vale nemmeno la pena pensarci troppo.» - dico chiudendo il portone.

Anna sembra piuttosto sollevata dalla mia risposta. Stavolta non ha motivo di preoccuparsi per me. Comunque sono contenta che dimostra, ancora una volta, una notevole empatia nei miei riguardi.

«Stamattina ho visto tua madre e mi ha detto di passare, per questo sono qui. È successo qualcosa?»

«Non direi, perché me lo chiedi?»

«Non so... era piuttosto seria e ho pensato che fosse successo qualcosa.»

Ora sono io ad essere preoccupata. Negli ultimi giorni la vedo diversa dal solito, silenziosa e triste, ma non ne capisco il motivo. Vorrei tanto capire cosa sta succedendo. Ho provato a chiederle se avesse qualche problema, ma lei mi liquidava con un semplice "va tutto bene" e mi sembra ovvio che non mi ha detto la verità.

L'ora del destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora