She belong to me

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Sta per iniziare l'estate e sono in crociera con Emily, adesso stiamo percorrendo il Tamigi passando davanti al Palace of Westminster.

Mi incanto a guardare la maestosità dell'Abbazia e solo quando arriva il suo momento osservo il Big Ben. Non riesco mai a rendermi conto di quanto quei monumenti siano importanti e imponenti. Mi fanno sentire così piccolo e insignificante che quasi mi metto paura di me stesso o addirittura di essere sovrastato prima o poi da qualcosa di più grande di me.

Afferro la mano di Emily che come me si tiene poggiata alla ringhiera del battello e la stringe intrecciando le dita tra le mie. Quando ho un contatto con lei mi sento al sicuro e protetto da tutto e tutti, mi sento sollevato da ogni problema e preoccupazione e il mio sorriso si fa strada facilmente sulle labbra. Poso le ultime sul volto della mia donna, più precisamente ad un angolo della sua bocca e poi dedico la mia attenzione a cogliere ogni tratto del suo viso illuminato dalla luce solare del primo pomeriggio.

L'unico rumore che crea un po' di trambusto è l'acqua guizzare al passaggio della barca ma sono così perso a scrutare Emily che lo prendo come un rumore bianco, quasi mi coccola. Tiro la mano della ragazza verso di me e ne bacio il dorso facendo ridacchiare Emily che mi presta attenzione quando ormai vede scomparire i monumenti dietro il ponte che stiamo oltrepassando.

«Quei monumenti mi mettono un po' paura anche se sono magnifici», una ruga accennata si forma tra le sopracciglia della mia donna.

«Si anche a me mettono un po' d'ansia, così potenti e tanto distinti - scuoto la testa dopo aver detto la mia opinione - ma è meglio non pensarci».

Alle 17 mi trovo seduto ad un tavolo nella sala del tè appoggiato con la spalla sinistra allo stipite della finestra di fianco a me che mi mostra il panorama al di fuori del battello, il capitano ha attraccato da poco la nave ad Hungerford bridge e prima di scendere a terra mi godo il tè al limone che ho ordinato mentre Emily è in camera a cambiarsi per la serata.

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Prendiamo un taxi, Wade nomina una strada all'autista e io mi accomodo sul suo petto nonostante dovrei indossare la cintura di sicurezza, osservo il percorso fatto dalla macchina e do infine l'attenzione al mio uomo poco prima di scendere dalla vettura.

«Dove stiamo andando? Lo sai che ho fame vero?», mi mordo un angolo del labbro inferiore mostrando la fossetta sulla guancia che a Wade fa tanto impazzire, come dice lui.

Di risposta ricevo un "aspetta e vedrai" seguiti da un bacio leggero che mi fa arrossare le guance, perché il tassista curioso sbircia dallo specchietto retrovisore, lo noto quando mi allontano dal viso del ragazzo.

Scendendo dall'auto stringo la mano di Wade nella mia, entriamo in un palazzo e nella mia testa sorgono parecchi dubbi, dove mi sta portando? Ho davvero fame. Ho saltato anche l'ora del tè.

Saliamo in ascensore e mi butto sul petto di Wade schiacchiandovi sopra i palmi delle mie mani allungando il collo per avvicinarmi al suo viso e ridacchio per quel mio gesto improvviso soprattutto quando ricevo un'occhiata strana dal ragazzo.

«Sono troppo curiosa», l'unica risposta che ricevo è un bacio a stampo, di nuovo, sto per odiarlo, soffro di curiosità.

L'ascensore si apre poco dopo sulla sala di un ristorante e la mia reazione è visibile sull'espressione sorpresa che assumo. Mi guardo intorno acchiappando con gli occhi il nome del locale stampato su una lastra di vetro appesa al muro dell'ingresso, "Oxo tower restaurant & brasserie"(*), sussurro le parole tra me e me e scuoto la testa impercettibilmente, ma mi ha portato in uno dei ristoranti più costosi di Londra!!

Mi volto con uno scatto verso Wade che mi osserva quasi divertito. «Wade mi sarei accontentata di un fast food!», a quel punto Wade scoppia a ridere fragorosamente e devo fermarlo poggiando un mano sulla sua bocca, dopo averla allontanata mi risponde.

«Questo ristorante era tra quelli consigliati dagli sponsor del battello da crociera sul Tamigi e io ho deciso di spendere qui i miei soldi quindi zitta e seguimi».

Mi liquida con quelle parole per poi prendermi per mano e mi guida, seguendo il responsabile di sala, verso il nostro tavolo.

Mi spiego, questo ristorante si trova all'ultimo piano di un palazzo. Appena esci dall'ascensore un ingresso che sembra simile a quello degli appartamenti, presumo, ti accoglie in questa sala enorme contornata da vetrate che ti danno una delle più belle visuali su Londra e il Tamigi e beh, un pasto ti costa davvero caro.

Wade dove ha deciso di prenotare? Proprio qui e questo mi mette su un po' di agitazione. Ho un presentimento strano, non lo so. Come se ci fosse qualcosa sotto a tutto questo, anche la crociera improvvisa mi ha messo un po' di ansia, non avevamo mai fatto un viaggio organizzato in poco tempo.

Mi siedo al mio posto e osservo Wade che si trova di fronte a me.
«Amore quando mi fai queste sorprese c'è sempre qualcosa sotto - alzo un sopracciglio e inclino leggermente il collo su una parte - ora dimmi cosa succede?»
Vedo Wade scuotere la testa: «mi fa piacere passare del tempo in compagnia senza doverti vedere per poche ore al giorno come facciamo a Canterbury, tutto qui».
Va bene forse ho pensato male, non dovevo sputargli addosso la mia sentenza.
«Scusami amore mi sono un po' agitata».

(*) ristorante esistente a Londra

S(he) belongs to meWhere stories live. Discover now