𝕮𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔 14 (Arya)

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"𝔘𝔫𝔞 𝔩𝔢𝔤𝔤𝔢𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔭𝔬𝔩𝔞𝔯𝔢 𝔠𝔦𝔫𝔢𝔰𝔢 𝔯𝔞𝔠𝔠𝔬𝔫𝔱𝔞𝔡𝔦 𝔲𝔫 𝔣𝔦𝔩𝔬 𝔯𝔬𝔰𝔰𝔬 𝔠𝔥𝔢 𝔩𝔢𝔤𝔞 𝔡𝔲𝔢 𝔞𝔫𝔦𝔪𝔢

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"𝔘𝔫𝔞 𝔩𝔢𝔤𝔤𝔢𝔫𝔡𝔞 𝔭𝔬𝔭𝔬𝔩𝔞𝔯𝔢 𝔠𝔦𝔫𝔢𝔰𝔢 𝔯𝔞𝔠𝔠𝔬𝔫𝔱𝔞
𝔡𝔦 𝔲𝔫 𝔣𝔦𝔩𝔬 𝔯𝔬𝔰𝔰𝔬 𝔠𝔥𝔢 𝔩𝔢𝔤𝔞 𝔡𝔲𝔢 𝔞𝔫𝔦𝔪𝔢.
ℑ𝔩 𝔫𝔬𝔰𝔱𝔯𝔬 𝔢𝔯𝔞 𝔣𝔞𝔱𝔱𝔬 𝔡𝔦 𝔰𝔞𝔫𝔤𝔲𝔢"

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L'inizio della fine per me cominciò in un grigio pomeriggio di sabato, con la vocetta acuta del mio fratellino che strillava sovreccitato dal soggiorno.

«DAI, ARYA! MUOVITI! VOGLIO ANDARE!»

Sbuffando, finii di allacciarmi le scarpe e mi sollevai dal letto. Lanciai un'occhiata allo specchio ovale, la cui cornice era scolpita con un motivo di fiori e quadrifogli che avevamo inciso io e mio padre mentre costruivamo insieme il mobile da toeletta. Avevo messo una maglia di lana chiusa da bottoni di madreperla, un paio di jeans e degli anfibi. I capelli mori, appena pettinati, mi ricadevano a onde fino a metà schiena e il mascara mi risaltava il verde degli occhi.

Detto senza nessun tipo di arroganza, sapevo di essere bella. Anche se non rientravo nella categoria -a mio parere insopportabile- di persone attraenti che facevano del proprio aspetto il fulcro della loro personalità, quasi li ponesse al di sopra del resto del mondo, ero sempre stata a mio agio con me stessa.

Almeno fino a Josh.

Forse era una delle ragioni che mi avevano spinta ad andare a quella festa, la settimana prima. Volermi riprendere quella fiducia, del tutto priva di vanteria, che avevo sempre avuto e che lui era riuscito a togliermi.

«Hermana». Ethan spalancò la porta. «Ti informo che manca poco all'esplosione di una micidiale bomba di nerdaggine».

«Magari la prossima volta bussa, hermano» obiettai sarcastica.

«È mezz'ora che sei qui dentro. Se fossi stata ancora nuda, avrei pensato male su come passi il tuo tempo in camera».

Balto sgusciò di corsa nella stanza e si piazzò scodinzolante al mio fianco. Gli grattai le orecchie, sorridendo. Era sempre stato un cane affettuoso, ma negli ultimi giorni era diventato piuttosto appiccicoso nei miei confronti. Mi seguiva ovunque, mi appoggiava il muso sulla pancia, a volte addirittura mi ululava nervoso.

Avevo anche pensato di portarlo dal veterinario, ma non avrebbe avuto senso: lo faceva solo con me.

«Proprio sicuro di non essere libero?» sospirai rassegnata. «Perché non credo di poter sopravvivere fino a stasera con quel mostriciattolo che blatera di tipi in calzamaglia, senza di te».

«Ehi, gli Avengers hanno salvato metà dell'universo. Abbi un po' di rispetto». Ethan ciondolò sul posto, le mani nelle tasche. «E poi ho una cosa da fare, scusa».

Schioccai la lingua. «Ah già. La cosa misteriosa di cui non vuoi parlarmi. Sappi che ti darò il tormento finché non confesserai».

«Okay. La verità è che ho una relazione segreta con una drag queen di nome Winnie, ma non sono ancora pronto a presentartela».

Fear of SilenceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora