Cosa mi succede?

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Resto immobile ed impaurita. Stringo nella mano il pennello per il fondotinta, che appoggio sulla scrivania. Il gelo è calato nella stanza. Abbasso lo sguardo per guardare le impronte affianco alla sedia: sono di stivale, grandi, probabilmente maschili. Molto probabilmente di chi mi ha inflitto questa ferita. Ristringo il braccio a me e resto immobile, attenta ai rumori della casa, che a quest'ora della mattina è solitamente silenziosa. Sento la porta dello sgabuzzino che si chiude ed i passi di mia madre, che torna verso la mia camera. Per qualche secondo si ferma davanti alla mia porta. É pensierosa? Spaventata? Cosa c'è da dirmi che non mi ha ancora rivelato?

-Eccomi.- dice riaprendo la porta. Appoggia il secchio a terra ed inizia a pulire, con il mio sguardo preoccupato addosso. Mia madre si è dedicata anima e corpo alla famiglia, abbandonando il lavoro appena è nato Marcus, mio fratello maggiore.

-Cosa mi sta succedendo, mamma?-

Lei mi guarda con la fronte corrugata. É paonazza in volto. Lei sa cosa c'è che non va...

Si siede sul bordo del mio letto ed unisce le mani nel suo grembo, sospirando.

-Non doveva succedere. Io avevo fatto un patto...- dice rassegnata e con la voce rotta.

-Un patto? Mamma, di cosa stai parlando?- La bocca asciutta mi fa deglutire più del solito. Provo a decifrare le piccole rughe del suo volto, ma lei resta in controluce.

-Tu non sai cosa siamo noi. Mi avevano promesso che saresti stata al sicuro. Non dovevi, me lo avevano promesso.- Mette la testa fra le mani e la scuote, rassegnata, per poi continuare. -La fascia. Cosa hai fatto?- La guarda con le lacrime agli occhi.

Io abbasso gli occhi sulla fasciatura e la tolgo, facendo attenzione. Lei si avvicina a me e con cura scruta sotto alla garza. Il suo sguardo si fa vuoto quando vede di cosa si tratta.

-Il marchio. Ti ha presa.- Dice a bassa voce.

-Chi mi ha preso?- Le chiedo prendendole le mani.

-Lui ti ha trovata.- Mi guarda con il dolore dipinto negli occhi -Tu puoi fare grandi cose, Clare. Ma adesso dobbiamo trovare un modo per proteggerti.- Si alza e si allontana verso la finestra, con passo fermo.

-Lui chi?- Resto ferma, sento le ginocchia tremare al suono di una verità inaspettata.

-Il tiranno del tempo.- Mi guarda con il terrore negli occhi. -Clare, tu puoi manipolare passato, presente e futuro. Lo ostacoli nell'acquisire il dominio totale sul tempo.-

Cala un silenzio glaciale, guardo le mie mani, come fossero le colpevoli di questo mio "potere" ed osservo il mio marchio, la mia condanna a morte. Mi abbandono sulla sedia e porto una mano alla bocca. Avevo la testa che ronzava di domande, avevo bisogno di spiegazioni. Ma mi sorge spontanea una domanda.

-E come potete proteggermi?- Sussurro, restando ferma sotto il fascio di luce aranciato.

-Ti dobbiamo portare via...-

Una lacrima calca la mia guancia, mentre le sue parole mi rimbombano nella testa.


Resto seduta a tavola, mentre guardo il vuoto. Davanti a me siede una tazza di tè fumante ma al momento come se avessi dimenticato come muovere ogni singolo muscolo. Sono stata cresciuta nella menzogna.

La porta si apre e si richiude con un suono sordo. Non ho la forza di girarmi per vedere chi è, mi sento così stanca. Qualcuno mi abbraccia da dietro. Profuma di gelsomino e mandarini. È mio fratello, Marcus. Mi appoggio a lui e sfioro con una mano il suo braccio. Il mio viso si contorce in una smorfia e nel silenzio della stanca, scoppio in lacrime.

-Piccola Cli...mi dispiace così tanto.- Si mette al mio fianco in ginocchio e mi asciuga le lacrime. Lui è così diverso da me; è sempre stato quello attivo dei due, con tanti amici, un vero avventuriero. Abbiamo sempre avuto un bel rapporto. Ma effettivamente lui sapeva cose che io non potevo sapere, a quanto pare.

-Perché? Perché non mi hai detto nulla.- Mi stacco da lui, con la rabbia in corpo. Non lo accetto. Io mi fidavo di lui.

-Cli, non potevo. Non ero d'accordo con loro, lo sai che io ti ho sempre detto tutto.- Leggo la frustrazione nei suoi occhi. -Ma ho già una soluzione, okay? Adesso che arrivano anche loro ti dirò tutto. Ti fidi di me?- Mi chiede prendendomi la mano, quasi a supplicarmi.

-Si.- Siamo l'uno l'appiglio dell'altra. Mi fido di lui, è pur sempre mio fratello.

-Ti preparo un rimedio per la gola. Ti sentirai subito meglio.- Dice lui alzandosi ed incamminandosi verso la cucina.

-Come lo sai?- Sgrano gli occhi.

-É uno degli effetti collaterali del marchio.- Dice lui scoprendo il braccio e rivelando un marchio a forma di artiglio. -Per i primi giorni avrai mal di gola e sarai febbricitante.- Si appoggia al muro con la spalla, guardandomi attentamente, per vedere se ho altro di cui prendersi cura.

-Perché noi?- Gli chiedo appoggiando il viso sul palmo della mano.

-Perché siamo manipolatori di elementi, li assorbiamo e li controlliamo per evitare di generare il caos.- Sorride, come se mi stesse raccontando un aneddoto di una vacanza. -Siamo i principi dell'equilibrio. E purtroppo abbiamo numerosi nemici.

-Principi in quel senso? Con scettro e corona?- Prendo la tazza tra le mani.

-Assolutamente, ad esempio, io sono il principe della vita. Questo marchio è comparso quasi subito. Questo significa che sei stato rintracciato, che da adesso sei ufficialmente un contendente al trono.- Adesso si spiega il perché mancasse sempre da casa, non poteva restare perché avrebbe attirato la calamità anche su di me. 

Un messaggio dal futuro - WattysDove le storie prendono vita. Scoprilo ora