| 𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 7 |

Começar do início
                                    

Bravo le poggiò la mano sulla spalla sinistra e, dopo averla stretta appena, come per rassicurarla, le chiese "Si è mai scordato del tuo compleanno?" detto con voce calma. A quel quesito, Penelope negò col capo. "Vedrai che non lo ha fatto nemmeno quest'anno" aggiunse, abbozzando un mezzo sorriso forzato. "Che ne dici se stai nel soggiorno ad aspettarlo? Tra non molto dovrebbero rientrare a casa" concluse.

Dopo aver ricevuto, come risposta, un cenno positivo del capo da parte di Penelope, Mateo l'accompagnò al piano inferiore, facendola accomodare in uno dei tre divani, dalle chiare tonalità, posti in salotto. E, dopo averle portato un bicchiere di thè ghiacciato, tornò nel salone da Hector. Con l'intento di proseguire il proprio lavoro e lasciare, quella petulante giovane donna, a crogiolare nel suo stesso brodo fatto altro che di dubbi, ansie, paranoie e tante insicurezze.

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Erano da poco passate le quattordici e trenta quando, a bordo della propria vettura, Ruben Perez faceva rientro alla villa. Lungo la strada verso casa, aveva fatto accostare, Castro, davanti ad un piccolo e grazioso negozio di fiori. Puntualmente, come ogni anno, si fece preparare un bouquet composto da una dozzina di rose.

<Possibile che, qualunque donna, debba per forza volere delle stupidissime rose rosse?> si chiese tra sé e sé, guardandosi in giro. <Con tutti i meravigliosi fiori che esistono al mondo, si deve sempre cadere nel classico e noioso cliché> aggiunse poi.

La fioraia, su richiesta di Ruben, selezionò le migliori dodici rose rosse che aveva a disposizione in negozio. La rosa rossa... Il fiore preferito di Penelope Soler.

Perez, attendendo la preparazione del mazzo di rose, cominciò a girovagare all'interno del negozietto, ammirando i molti e, colorati, fiori presenti tra quelle quattro mura. Per la prima volta, da quando andava ad acquistare fiori presso quel piccolo fioraio, poté scoprire come, ogni pianta, presentasse non solo un cartellino che ne indicava il nome e le caratteristiche. Ma vi era anche un cartellino che ne spiegava il significato in base al colore.

Si soffermò proprio a leggere la piccola descrizione delle rose di colore rosso "Amore passionale" lesse ad alta voce. "Ideale nel caso di un amore maturo e coinvolgente" Storse il naso, schifato. "Non è mai stato amore, il nostro" sottolineò, proseguendo con altre letture.

Compì qualche piccolo passo, ritrovandosi ad ammirare delle bellissime rose di color viola ed alcune di color nero. Guardò, con assoluta attenzione, entrambe le tonalità, leggendone poi il significato.

"Seduzione" mormorò, dopo aver letto la prima parola nel cartellino del fiore color viola. "Esprimono coinvolgimento emotivo ed attrazione..." si bloccò. Perché, come un lampo a ciel sereno, la sua mente, dopo avergli fatto leggere, in silenzio, la penultima parola presente nella descrizione, gli presentò l'immagine di quel peperino di ragazza che gli stava mandando a puttane il cervello. "Oh, queste sono senz'altro per la piccola Mija" affermò e, nel farlo, accarezzò leggero un petalo. "Attrazione fisica o intellettuale...Decisamente è un'attrazione fisica, la nostra. Ma... Ma è anche qualcosa di più. Deve essere qualcosa di più"

Sbatté un paio di volte le palpebre, così da uscire da quel breve stato di trance in cui si era cacciato. Puntò poi i suoi meravigliosi smeraldi lucenti verso quei bellissimi fiori neri, restando ammaliato nel leggerne il significato.

"Scusi, signora, vorrei un altro mazzo, composto anch'esso da dodici rose" affermò, raggiungendo il bancone nella quale, la donna, aveva appena ultimato la composizione floreale.

"Sempre rose rosse?" domandò la donna, sorridendo in modo cordiale.

"No. Le voglio nere" rispose Ruben, sorridendo di rimando. "Un bouquet di dodici rose nere, per favore"

ᴇʟ ᴅɪᴀʙʟᴏ - ɴᴏɴ ᴛᴜᴛᴛᴏ ɪʟ ᴍᴀʟᴇ ᴠɪᴇɴ ᴘᴇʀ ɴᴜᴏᴄᴇʀᴇ  ᴠᴏʟ. 1Onde as histórias ganham vida. Descobre agora