1 (A) - Forse non avrei dovuto dare fuoco alla bara di mio zio

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Haven sembra non capire. «Sì. Puoi restare tu qui.»

«Come mai ti interessa?» chiede Teia. Dio, dimenticavo che lei è come Haven. «C'è qualcosa di speciale in questa camera?»

Ora anche Haven si è insospettita. E non ho il tempo di bloccare le sue accuse, perché sta già sorridendo. «Oh. Non vuoi allontanarti dalla tua vicina. Hel.»

«Hel?» ripete Teia.

«Hell,» correggo d'impulso.

Va sempre peggio. Perché non so stare zitto? Dovrei seriamente cominciare a scopare di più. Almeno terrei la bocca impegnata attorno a un paio di tette, o in mezzo a due gambe o... Insomma, abbiamo capito.

«C'è un'altra ragazza e tu non me ne hai mai parlato?» esclama mia madre, offesa. «Ares Cayden Lively!»

Prova ad afferrarmi, ma io mi libero dalla sua stretta e metto distanza tra i nostri corpi. Quanto più mi riesce, in un divano così piccolo. «Smettila, mamma,» protesto. «Non c'è nessuna. È solo la vicina di stanza, qui accanto. Mi diverto a darle fastidio, niente di serio.»

Teia continua a darmi gomitate sul fianco e a riempirmi di domande. Iperione la guarda, divertito, le pupille che potrebbero assumere la forma di due cuoricini. Sono patetici. Ma sono felice che si amino ancora e non siano due pazzi come Crono e Rea.

«Haven,» Zeus la richiama e sovrasta tutti gli altri rumori. «Vai pure a prendere le tue cose. Non ti preoccupare di noi.»

Haven fa un cenno d'assenso e attraversa il piccolo salotto. Quando arriva accanto a Iperione, lui le afferra il polso gentilmente. «Come sta Newt? Tornerà?»

Gli occhi eterocromi di Haven si illuminano di commozione e inizia a sorridere a trentadue denti. «Si sta riprendendo, piano piano. Non so ancora quando potrà tornare qui a Yale, forse qualche mese, ma se la caverà.»

Meno male. È così palloso quel ragazzo. Cioè, sono felice che stia uscendo dallo stato vegetativo, ma non mi dispiace non averlo fra i piedi.

Sono passate due settimane da quando Haven è uscita dal labirinto. Ha ancora la fasciatura sul lato destro del viso, ma io tento in ogni modo di ignorarla e far finta che non ci sia.

Devo volerle davvero bene, perché non ho mai fatto una battuta sulla sua ferita. La verità è che aver appreso che le resterà la cicatrice come a Hades mi ha spezzato il cuore.

E non immagino come si senta lui. Colpevole. Anche se, di fatto, non lo è. L'unico a cui darei la colpa è Crio. È per lui che Haven ha voluto fare quello stupido gioco del labirinto, per i debiti di un padre che ha provato a ucciderla e l'ha solo sfigurata a vita.

«E la ferita?» prosegue Iperione.

Haven sposta il peso del corpo da un piede all'altro. «Domani pomeriggio andrò in ospedale per un controllo. Resterà il segno; i medici dicono che un intervento di chirurgia estetica potrebbe renderlo quasi impercettibile.»

«E tu lo vuoi fare? È sicuro?» si intromette Teia.

Haven fa vagare lo sguardo da mia madre a mio padre, così tante volte che inizia a fare tenerezza e sembrare stupida al tempo stesso. Non credo sia abituata a due figure genitoriali che si interessano della sua salute. E di Newt. A nessuno è mai importato tanto di suo fratello, ora che ci penso.

«Non credo che lo farò,» mormora.

«Ma sei scema?» mi scappa di bocca.

Teia allunga la mano per darmi uno schiaffetto sulla nuca.

Cohen si stringe nelle spalle. «Non è un difetto fisico. Non è qualcosa di cui mi vergogno. Ho sempre detto a Hades di non vergognarsi della sua cicatrice, che ipocrita sarei se tentassi in ogni modo di cancellare la mia?»

Game of Chaos (Game of Gods Spin-off, #Ares)Where stories live. Discover now