Il viaggio fino al ristorante fu rapido e tranquillo. Le case e le luci scorrevano veloci accanto a noi. La guida di Corbin era più spericolata di quella di James, ma altrettanto esperta. Probabilmente avevano imparato insieme, come d'altra parte sembravano fare tutto il resto. Doveva essere bello aver qualcuno con cui condividere tante esperienze, pensai rabbuiandomi.
"Ginny, hai sentito?"
"Scusa. Cosa?" mi affrettai a chiedere, distogliendo lo sguardo da quello che succedeva fuori dal finestrino.
"Accidenti Ginny! Sei sempre così distratta. Che hai?" mi rimproverò Lizzie, imbronciandosi.
"Niente!" risposi troppo frettolosamente.
Lizzie aggrottò le sopracciglia, con aria scettica. Distolsi lo sguardo e intercettai quello di James; doveva aver colto uno stralcio di conversazione.
"Lo sai che ho sempre la testa per aria!" scherzai, tornando a fissare Lizzie. Sperai non notasse quanto fosse forzato il mio sorriso.
"Che stavi dicendo?" domandai cercando di suonare entusiasta.
Per un attimo si limitò a fissarmi, gli occhi castani leggermente adombrati, poi sorrise e riprese a raccontarmi gli ultimi pettegolezzi che mi ero persa.
Colsi il cenno d'approvazione di James con la coda dell'occhio, poi tornai a concentrarmi su Lizzie, decisa a non perdermi nemmeno un parola.
Prima che lei riuscisse a terminare l'infinita lista di cose che aveva da raccontarmi, Corbin parcheggiò davanti a un edificio dalle ampie vetrate e dal tetto spiovente. Una volta che tutti fummo scesi dall'auto ci affrettammo verso l'entrata. Un gazebo coperto di edera conduceva alla porta del locale. Davvero pittoresco.
Al nostro passaggio le porte si spalancarono da sole, lasciandomi di stucco. 'Era forse stata una magia?' Sarebbe senz'altro stata la prima che vedevo in questo strano secolo. Avevo visto le cose più assurde da quando James mi aveva liberata dalla lampada, ma nessuna di quelle sembrava essere magica. Evidentemente gli umani avevano trovato un altro modo di cavarsela; James l'aveva chiamata... Tecnologia?
"Che ti prende? Sembra che tu non abbia mai visto una porta automatica!" mi prese in giro Lizzie, notando il mio sguardo stupito.
"Infatti..." iniziai, interrompendomi subito vedendo lo sguardo allarmato di James.
Lizzie e Corbin mi lanciarono sguardi confusi e incuriositi, prima che potessero chiedere alcunché però arrivò una ragazza che ci accompagnò al nostro tavolo.
Ci fece accomodare vicino ad una delle ampie vetrate e disse che sarebbe tornata subito per prendere le nostre ordinazioni.
"Bene, ragazze. Offro io, quindi abbuffatevi!" ordinò Corbin con sorriso divertito, prendendo uno dei cartoncini dal tavolo e iniziando a scorrerlo in fretta.
Per quanto mi riguardava, non aveva certo bisogno di ripeterlo due volte. Ero affamata!
"A cosa dobbiamo tanta generosità, fratello?" chiese però Lizzie, evidentemente poco convinta.
"Magari al mio grande cuore? O alla mia innata disponibilità?" disse lui, con aria innocente.
"Come no!" fece lei, ruotando gli occhi esasperata.
"O magari allo sconto illimitato che Denny ci ha promesso dopo che abbiamo lavorato qui" mormorò James senza togliere gli occhi dal suo cartoncino.
"Sì probabilmente anche a quello..." confermò Corbin, accarezzandosi il mento.
Io e Lizzie scoppiammo a ridere e prendemmo un cartoncino a testa. Scritte in un'elegante grafia c'erano le migliori pietanze che avessi mai conosciuto. Non sapendo da che parte cominciare chiesi consiglio a Lizzie.
"Ma a che serve?" esclamò Corbin "Sappiamo tutti che cosa ci vuole..."
"Oh no ti prego! Non quello!" implorò Lizzie.
"Non ti è bastata l'ultima volta, Cor?" domandò James.
"Avanti! Non è andata poi tanto male" si interruppe, vedendo le due espressioni di sconcerto sui volti di James e Lizzie.
"Okay okay. È stata un disastro!" ammise alzando le mani "Ma ora siamo in quattro. Possiamo farcela!" li incoraggiò entusiasta.
Quelli tuttavia non sembravano affatto convinti.
"Ehm, ma di che state parlando?" chiesi a quel punto, non riuscendo più a trattenere la curiosità.
"Stanno parlando della Grigliata Matta. Una specie di suicidio a base di carne" provò a spiegare Lizzie.
"Suicidio! La miglior carne del paese, tesoro!" la corresse Corbin.
"L'ultima volta non siamo più stati in grado di mangiare per giorni!" insisté Lizzie.
Continuai a far rimbalzare lo sguardo tra i due, non del tutta sicura di aver compreso il problema.
"Tutta la carne che vogliamo? Io ci sto!" dissi infine.
Corbin posò lo sguardo su di me e mi regalò un sorriso smagliante. Poi si voltò verso James in cerca della sua approvazione.
"Votiamo!" propose Lizzie visto che James esitava "Chi vuole la grigliata?"
Io e Corbin alzammo subito la mano. Se qui il cibo era davvero buono come quello che preparava il mio padrone non vedevo l'ora di assaggiarlo.
"Andiamo, Jay!" tentò di convincerlo Corbin dandogli di gomito. Lo sguardo di James però era su di me, intenso come sempre, come se cercasse la risposta giusta nei miei occhi. Alla fine mi sorrise, con aria complice.
"Proviamo" disse infine, alzando la mano.

Malgrado le, sempre più deboli, proteste di Lizzie, venti minuti dopo ci fu servito il più grande piatto di carni che avessi visto dai tempi dei banchetti di Versailles.
Sperai non fossero troppo evidenti i bagliori dorati nei miei occhi.
"Oddio è più grande dell'ultima volta" mormorò Lizzie debolmente.
"É fantastica!" dissi invece io.
"Questo è lo spirito. Diamoci sotto!" ci incitò Corbin, entusiasta.
Accantonate le proteste, ci avventammo tutti e quattro sul cibo e in poco tempo la quantità di carne diminuì notevolmente. Oltre alle bistecche c'erano anche hamburger, polpette, salsicce e varie verdure. Tutto era sublime e squisito.
Mentre mangiavamo Lizzie continuò a raccontarmi del suo allenamento con la squadra di pallavolo, mentre Corbin e James discutevano della partita.
"Basta. Sto per scoppiare!" si arrese Lizzie, più di mezz'ora dopo.
"Non hai lo stomaco, sorellina" la prese in giro Corbin, a bocca piena.
"Dovremmo pensarci io e te Jay" proseguì rivolto all'amico.
"Scordatelo! Uno dei due deve sopravvivere, altrimenti come ci torniamo a casa?" gli fece notare lui.
"Amico! Come al solito dovrò fare tutto io!" sospirò allora, con aria per nulla infastidita.
Lizzie alzò gli occhi al cielo e James rise, come sempre quando Corbin esagerava.
"Ti stai dimenticando di me!" gli ricordai, pacata.
Lui mi guardò stupito, poi accennò un mezzo sorriso come aspettandosi che scherzassi.
"Fai sul serio? chiese poi, scettico.
Mi limitai a restituirgli un sorriso furbo e a fare un cenno col capo.
"Non la sottovalutare, amico" gli consigliò James a quel punto, mettendo una strana enfasi sulla parola 'amico'.
"Ti sfido" dissi, visto che non si decideva.
Corbin mi guardò a lungo poi sorrise, un sorriso da lupo.
"Ci sto! A te l'onore, tesoro" propose indicando il piatto.
Colsi solo marginalmente lo sbuffo di Lizzie e lo strano sguardo di James, dopodiché mi avventai sul cibo nello stesso istante in cui lo fece Corbin.
Misi in bocca più carne che potei, masticai al doppio della normale velocità e ricominciai. Dopo appena qualche minuto era avanzata poco più di una bistecca da contenderci. Entrambi afferrammo più pezzi che potemmo e ci affrettammo a masticare. Continuammo a guardarci fissi aspettando di vedere chi sarebbe stato il primo a finire.
Con un ultimo sforzo riuscii a deglutire un instante prima di lui. Vittoria!
"Ho vinto!" esclamai trionfante, gli occhi completamente accesi d'oro.
"Incredibile!" mormorò Lizzie, poi scoppiò a ridere e mi abbracciò.
"Ti avevo detto di non sottovalutarla" commentò James, cercando di reprimere un sorriso.
Corbin tuttavia non sembrò essersela presa più di tanto, anzi mi guardò colmo d'ammirazione.
"Grandiosa! Una ragazza con lo stomaco di ferro, il mio tipo ideale" disse ammiccandomi, con una scintilla ad illuminargli gli occhi blu.
Ignorai l'occhiataccia che James gli rivolse, risi forte e mi strinsi nelle spalle.
"Guarda guarda. Siete riusciti a finire la Grigliata Matta!" notò la cameriera stupefatta "Ora dovremmo offrirvi il dolce"
Lizzie si affrettò a declinare l'offerta e la cameriera se ne tornò in cucina con i piatti vuoti, ancora incredula.
"Peccato. L'avrei voluto il dolce" sospirai.
Mi fissarono tutti e tre sconvolti e stupiti, probabilmente sperando che scherzassi.
Nonostante non ne avessi proprio alcuna intenzione, guardandoli non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
Presto si unirono anche loro alle mie risate e insieme uscimmo dal ristorante.

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