𝑵𝒐𝒏 𝒂𝒏𝒅𝒂𝒓𝒕𝒆𝒏𝒆... {𝒂𝒖} [𝑺𝒉𝒆𝒓𝒍𝒐𝒄𝒌] (𝒔𝒉𝒊𝒑) 🥀

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Richiesta da: Sam_write_stories (grazie fra' <3) ;

Fandom: Sherlock (BBC) ;

Genere: a caso (prometto nel fluff, ne ho voglia lol) ;

Ship: Johnlock ;

Alternative Universe : Percy Jackson !

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~Let's go to the story~

Sherlock Holmes aveva avuto un infanzia relativamente normale, all'insegna di un poco divertimento e pensando che fosse un mortale.
Mycroft Holmes aveva avuto lo stesso, ma anche lui pensava di essere una persona normale.
John Watson credeva di essere un mortale, ma fa ridere come tutti si sbagliarono.

Sherlock e Mycroft Holmes erano figli di Pallade Atena, dea della conoscenza e saggezza, oltre che delle strategie militari.
John, Hamish, Watson era figlio di Febo Apollo, Dio delle arti, quali musica, poesia e medicina.

Sedici anni passati nelle menzogne, diceva John.
Quattordici anni passati a pensare di essere lo strano, diceva Sherlock.

Avrete notato, presumo, che il figlio minore degli Holmes e il figlio di Apollo, non avevano propriamente le stesse idee, giusto?

Per quanto possa essere assurdo, però, si incontrarono al campo. Il grande e magnifico campo Mezzosangue, quello che tutti i semidei conoscono e a cui almeno una volta, che per riprendersi da una battaglia che per salutare, ebbero conosciuto.

Avevano necessariamente John sedici anni e Sherlock quattordici.

Entrambi si trovavano bene lì, con i loro fratelli e sorelle, per quanto Mycroft potesse esserci, perché voleva comunque diventare un grande politico inglese.

Facendo un salto temporale, ci ritroviamo in estate, Sherlock aveva appena finito di combattere contro un mostro per tornare al campo e aveva la schiena segnata da graffi e tagli fatti dal mostro.

Riuscì quasi per miracolo ad entrare al campo, correndo come pochi e andando velocemente verso l'infermeria, sapendo che quella volta non sarebbe riuscito a curarsi le ferite da solo, essendo queste troppo profonde e nella schiena dove non poteva vedersi, né girarsi troppo sennò emetteva gemiti di dolore e quasi cadde a terra.

Venne preso da un figlio di Apollo, che lo aiutò a sdraiarsi sul lettino. Lo chiamarono e non poté aiutarlo, così disse ad un suo fratello di aiutare Sherlock.

«Vediamo un po'» cominciò il ragazzo di qualche anno più grande del figlio di Atena.

«J-john?» domandò quasi sussurrando Sherlock, ad occhi chiusi e la bocca un poco tappata dal cuscino sotto.

«Si Sherlock, sono io, ma ora sta zitto, che ti devo medicare» quasi gli ordinò John, tagliando direttamente la maglietta che indossava il minore e controllando le ferite.

Sherlock emise un piccolo mugugno, ma rimase in silenzio. Le ferite pizzicavano e gli facevano malissimo, ma ora stava meglio visto che c'era John.

Rimasero lì per un ora o più, John faceva del suo meglio per medicare Sherlock, tamponando e aggiustando la situazione come poteva. Qualvolta usava i suoi poteri, per rendere più veloce il tutto, nonostante si sentisse più debole ogni volta che lo aiutava in quel modo.
Sherlock stava immobile, senza lamentarsi, lasciando che il ragazzo facesse ciò che doveva fare.

«John, per piacere, sei esausto, siediti» sentenziò infine Sherlock, dopo un'ora e mezza passata col figlio di Apollo che lo medicava. Quest'ultimo sembrava quasi per caderne e non c'era più nessuno in infermeria. Stava già tramontando il sole.

𝗔𝗥𝗧𝗘𝗠𝗜𝗦 || 𝑂𝑛𝑒 𝑆𝒉ꪮ𝑡 𝑎 𝐶𝑎𝑠ꪮ Where stories live. Discover now