| 𝙲𝚊𝚙𝚒𝚝𝚘𝚕𝚘 3 |

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"Per qualsiasi cosa, chiamami. D'accordo?" La bionda si limitò unicamente ad annuire. "Quasi dimenticavo" aggiunse poi, mentre si sfilava dal collo la collana con l'anello dei Sons of Silence appartenente ad Alessio. Allungò la mano, passando l'oggetto alla nipote. "Penso sia giunto il momento che tu abbia l'anello di tuo padre"

Samantha osservò con estrema cura il gioiello, decidendo poi di darlo a suo zio. Il quale la guardò confuso.

"Custodiscilo per me, zio" affermò, abbozzando un mezzo sorriso. "Non appena sarò tornata, lo terrò con me"

Abbracciò l'omaccione, per poi girare i tacchi e dirigersi verso la Jeep di Stellan. Aprì la portiera posteriore e, proprio quando stava per salire in auto, suo zio richiamò nuovamente la sua attenzione.

"Samantha" quasi urlò Andrea Rossi per farsi sentire. La giovane dagli occhi azzurri ruotò il capo, attendendo che l'uomo proseguisse col suo discorso. "Proteggi la tua identità"

Perché erano tante... Forse troppe le persone, appartenenti al mondo della criminalità organizzata, che volevano entrare in affari coi Sons of Silence. Ed erano disposti a tutto... Anche far del male alla famiglia di Andrea Rossi, se questo avrebbe attirato l'attenzione del grande capo.

Ed era proprio per questo motivo che, fin da quando i ragazzi erano piccoli, sia Andrea, sia Alessio, avevano tenuto nascoste le identità di Samantha, Stellan e Sebastian da tutti coloro che non rientravano nella cerchia di coloro che facevano affari coi Sons of Silence.

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Le due ragazze erano in volo oramai da una decina di ore. Non appena l'aereo era decollato, come volevasi dimostrare, Kyla si era beatamente addormentata. Ricaricandosi per bene. Samantha, invece, aveva dormicchiato si e no per qualche ora. Giusto il tempo necessario per far si che, una volta arrivata a San Juan, non fosse completamente ko. Il resto delle ore di volo che avevano fatto, le aveva trascorse tra il leggere un libro di Tolkien, il suo autore preferito, ed il riflettere sulla lettera che, quella mattina, alle prime luci dell'alba, Viper le aveva lasciato sulla finestra.

Viper le aveva lasciato scritto come muoversi e, dove alloggiare a San Juan nelle settimane successive. Non appena Kyla fosse rientrata in Italia. E dove, successivamente, si sarebbe dovuta recare, così da non restare troppo a lungo nello stesso posto.

Secondo le direttive di Viper, la permanenza di Samantha a San Juan, doveva essere di sole tre settimane. Per poi dirigersi a Cuba.

Peccato solo che, da San Juan, Samantha Moretti non andrà via. Perché il Diavolo stesso metterà gli occhi su di lei. Portando, nella vita della giovane, ancora più caos e male di quanto già non ce ne sia.

San Juan, Portorico

Era tardo pomeriggio quando, mentre si trovava nel suo ufficio, indaffarato nel controllare i propri registri, Ruben Perez fu interrotto dal suo secondo in comando, Javier.

"Lo abbiamo trovato" disse semplicemente El Perro, entrando, senza nemmeno bussare, nell'ufficio de El Diablo.

Ruben staccò i suoi occhi verdi dal libro contabile, puntandoli proprio in quelli scuri di Javier.

"Dov'è?" chiese soltanto, alzandosi dalla poltroncina in cui era seduto, e facendo poi il giro della scrivania in mogano. "Dove si nasconde quel traidor?"

"Mateo lo ha appena portato al capanno" annunciò El Perro, soddisfatto. "E' tutto pronto, Diablo"

A quelle parole, gli occhi di Ruben si illuminarono di un'oscura e maligna luce. Senza aggiunger altro, seguito da Javier, El Diablo lasciò il suo ufficio, dirigendosi al capanno. Noto anche come Sala de tortura.

ᴇʟ ᴅɪᴀʙʟᴏ - ɴᴏɴ ᴛᴜᴛᴛᴏ ɪʟ ᴍᴀʟᴇ ᴠɪᴇɴ ᴘᴇʀ ɴᴜᴏᴄᴇʀᴇ  ᴠᴏʟ. 1Where stories live. Discover now