Down

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Titolo: Down (Giù)

Universo: Moderna AU

Ship: Nessuna

Avvertenze: Linguaggio volgare, i personaggi sono maggiorenni

Parole: 1111

Data: 20/10/22

Sotto richiesta di: maneskin_my_droga 

Attenzione: Questa storia è il sequel del capitolo precedente "Hell" ma può anche essere letta indipendentemente



"Finna! Andiamo!": esclamò Riff, scuotendola:" Sono passate tre cazzo di settimane! Devi dirlo ai nostri genitori!"

"Ma fatti gli affari tuoi!": ringhiò lei:" La mamma mi caccerà fuori di casa!"

"E comunque anche se non glielo dirai lo scoprirà da sola": rispose Riff:" Porti un bambino dentro di te! Non puoi continuare a fare karate e scherma!"

"Oh, certo che lo farò": grugnì. Suonava come una minaccia, non avrebbe mollato scherma o karate per niente al mondo. Non era veloce come prima e la sua allenatrice se n'era accorta; aveva già saltato due gare in tre settimane. Sapeva perfettamente di avere un fottuto bambino dentro di sé, ma non si dava la responsabilità di accudire quel coso. Sarebbe stata una tortura e aveva solo diciotto anni. 

"Ma almeno dillo a papà!": cercò di farla ragionare:" Non posso appoggiarti da solo! Io non ne so niente di queste cose!"

"Perchè? Pensi he anche io ne sappia qualcosa?": alzò le spalle:" E comunque non sei l'unico, l'ho detto ad Aoki!"

"Questo non cambia nulla!": urlò:" Rimaniamo comunque solo tre! E cosa pensa che Aoki sappia di queste cose?"

"Non so, fatti due più due": scherzò, mentre il fratello arrossiva:" Sto scherzando, e comunque non dirò niente a nessuno dei due!"

"Certo, classico tuo, prendere le cose per scherzo da sola pensando di farcela!": alzò gli occhi:" Scommetto che non volevi dirlo neanche a me"

"Infatti, ma è andata così!": alzò le spalle:" Ma io ti giuro che se apri bocca ti taglio la gola"

"Non lo farai"

"Oh, sì invece!"

Ci fu un po' di silenzio, nessuno dei due osava parlare. C'era una strana tensione, entrambi non volevano toccare quell'argomento. Eppure lo stavano facendo ed era anche importante. 

"Comunque devi almeno dire qualcosa": ripetè:" Almeno di quella notte-"

"Certo": lo interruppe:" Vado a dirgli che ho fatto sesso con un tipo a caso, che neanche so il nome e adesso sono incinta?! Cazzo, Riff, usalo il cervello!"

Il ragazzo grugnì e si sedette sulla scrivania. Una parte di lui voleva andare a spifferare tutto, ma l'altra voleva stare zitta e buona. In entrambe, però, Finna avrebbe sofferto e lui sarebbe stato la causa di tutto. 

"Ma mi spieghi perchè sei così?": chiese all'improvviso.

"Eh?"

"Non fare la scema, so che lo sai bene": rispose:" Se non fossi scappata niente di tutto ciò sarebbe accaduto! E da quando vai tutta la notte ai pub?!"

"Da quando la mamma ha iniziato a fare preferenze su di te, ecco!": esclamò:" Però è da poco che vado lì, le altre volte andavo a casa di Siran o al parco qui di fronte a disperarmi"

Rise, non se la ricordava proprio se stessa che si disperava, su una panchina, sotto un albero o tra le braccia di Siran e con dei biscotti davanti. 

"Almeno smettila di fumare!": sbuffò Riff:" Non sembra ti interessi affatto!"

"Appunto!": lei sorrise:" Non me ne frega niente di questo... coso! Vorrei tanto che morisse piuttosto!"

"COSA- VUOI UCCIDERLO!?": saltò sul posto.

"Certo, perchè? Sei contro aborto!?": chiese:" Insomma Riff, mettiti nei panni!"

Il ragazzi sbuffò.

"Va bene, ma almeno pensaci un po' su": sospirò, prima di lasciare la stanza. 

******************

Quando Finna tornò a casa da karate, aveva un mal di petto tremendo. Un suo compagno di gli aveva dato una gomitata sulle costole e lei era quasi svenuta. Dopodiché l'allenatrice le aveva fatto la predica perchè non aveva dato il meglio di se, come tutto il mese, del resto. L'unica cosa che voleva fare era andare a letto, mangiare chili di gelato e altre schifezze e guardarsi tutta la notte dei film horror. Quello era il piano, ma era appena tornata a casa che ha visto Riff seduto sul divano e i suoi genitori in piedi di fronte a lui. Sua madre aveva le braccia sulla vita e suo padre era chino sul piccolo tavolo da tè: erano arrabbiati, molto. E se erano arrabbiati voleva dire che se la dovevano prendere con lei, come sempre. Loro non sgridavano mai Riff. 

"Uh, ciao": disse, chiudendo la porta dietro di sè. I suoi genitori si girarono di scatto; si vedeva la rabbia sui loro volti.

"Ah, finalmente!": esclamò sua madre:" Ti sei fatta viva, eh! Puttana!"

"Hey, che è questo linguaggio pesante? Non ho fatto niente! Sono appena tornata da karate!": alzò le braccia.

"Ah, quindi sei anche andata a karate!?"

"Certo! E' il mio sport preferito!"

"E sei sicura che non hai da dirci niente?": chiese lei, incrociando le braccia, ancora con le sopracciglia aggrottate.

"No": rispose seccamente lei, voltandosi e cercando di andare in camera sua. La donna l'afferrò per il braccio e la riportò con forza in soggiorno. La fece sedere sul divano, di fianco a Riff. 

"Ora parliamo": apostrofò:" E' vero?!"

"Ma ce ne so! Ma di cosa state parlando poi?!": urlò lei, tirando un pugno al cuscino di fianco. 

"Riff ci ha detto tutto": si intromise suo padre. Lei aprì bocca, cercando di dire che non aveva la minima idea di cosa avesse detto, finchè non realizzò. Il fratello preferito aveva parlato, come sempre. Se non fosse stata con i suoi genitori, in quel momento lo avrebbe strozzato. Si limitò, invece, a chinare la testa e stringere i pugni sulle ginocchia.

"Maledetto pezzo di merda": sussurrò, dando un'occhiata al ragazzo. Riff la guardò. Non era sua intenzione dirlo, lui non avrebbe voluto, eppure pensava che fosse la cosa giusta. 

"Allora!? Cos'è questa storia?": urlò sua madre, quasi con le lacrime agli occhi per la rabbia:" Finna, rispondi!"

Lei non rispose, se avrebbe parlato avrebbe peggiorato le cose, ma qualsiasi cosa avrebbe fatto le cose sarebbero peggiorate comunque. Se avrebbe risposto a voce, sarebbe morta; se avrebbe risposto garbatamente, sua padre l'avrebbe presa come una presa in giro; se avrebbe continuato a stare zitta, avrebbe vissuto i suoi ultimi atti di vita nel salotto. 

"Finna!": ringhiò di nuovo:" Hai compiuto diciotto anni da poco, ma ti sembra il modo!? Voi rovinare la tua vita e di quella delle persone che ti stanno incontro?! Solo perché per vendicarsi vai in un bar e ti ubriachi? Ma che figlia ho avuto?!"

"Te tenere la bocca chiusa mai, eh?": sospirò infine, dando un'ultima occhiataccia a Riff, per poi alzarsi e senza dire niente uscire. 

"Finna aspetta!": sentì.

Un deja-vu.

Quella stessa scena l'aveva vissuta poco meno di due mesi fa, prima che succedesse l'inferno. Eppure quell'inferno non era ancora finito; anzi, era quasi non fosse mai iniziato. Piano piano stava scendendo sempre più giù nell'oscurità. Quando arrivò alla fine della via cambiò strada, non voleva andare in quel bar. Non più.

Forse da Siran. Sì, magari qualche appoggio in più poteva farle bene, come ai vecchi tempi. 


Gormiti one-shot bookWhere stories live. Discover now