𝐗𝐈. 𝐔𝐬𝐜𝐢𝐭𝐞

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If you dance, I'll danceAnd if you don't, I'll dance anywayGive peace a chanceLet the fear you have fall awayI've got my eye on youI've got my eye on youSay yes to heavenSay yes to meSay yes to heavenSay yes to meIf you go, I'll stayYou come back,...

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If you dance, I'll dance
And if you don't, I'll dance anyway
Give peace a chance
Let the fear you have fall away
I've got my eye on you
I've got my eye on you
Say yes to heaven
Say yes to me
Say yes to heaven
Say yes to me
If you go, I'll stay
You come back, I'll be right here
Like a barge at sea
In the storm, I stay clear
'Cause I've got my mind on you
I've got my mind on you






Cercava di non pensare al fatto che Lindsay non fosse ancora di ritorno. Aveva ricevuto un suo messaggio, in cui lo avvisava che avrebbe preso un altro paio di giorni di vacanza, ma continuava a essere abbastanza sospettoso di quell'atteggiamento.
Eppure, per quel giorno non avrebbe avuto abbastanza tempo per cercare una soluzione o riflettere, perché era già abbastanza stressato all'idea di uscire a cena con Martin, il suo nuovo interesse amoroso ed Hercule. Aveva già abbastanza problemi per la testa, soprattutto perché l'idea di trascorrere una serata intera in loro compagnia lo innervosiva. Non gli piacevano molto quel genere di uscite, così come dover stare circondato da così tante persone.
Aveva la sensazione che fosse tutto asfissiante e proprio per quel motivo non riusciva a sistemare la cravatta, anche se in realtà non aveva mai imparato a fare il nodo. O meglio nessuno gliel'aveva mai insegnato.
Sbuffò nervoso, mentre le mani tremarono appena e lanciò la cravatta a terra.
Si guardò allo specchio, osservando la camicia bianca che metteva in risalto il colore olivastro della pelle e i pantaloni neri. Sarebbe sembrato abbastanza elegante e normale, se non fosse che l'occhio sinistro era colorato da un livido violaceo e le nocche delle mani erano spaccate e anch'esse ricoperte di lividi.
Sembrava appena uscito dalla propria bara, dopo aver scoperto di non essere totalmente morto.
Come avrebbe potuto presentarsi così? Già era abbastanza ridicolo.
Socchiuse appena gli occhi.
Poteva già sentire il tintinnio in lontananza dei bicchieri che si infrangevano in brindisi senza senso, così come gli sguardi delle persone sconosciute addosso, che magari si sarebbero chieste perché uno come lui si fosse presentato lì. Si portò le mani in volto e prese respiri profondi.
Troppe persone.
Troppe voci.
Prese il cellulare. Forse era meglio lasciar perdere quella serata, non aveva alcuna intenzione di presentarsi per sentirsi un completo idiota. Odiava dover mettersi in situazioni non congeniali e che comprendessero la presenza di altri esseri umani, senzienti e con cui non sarebbe mai andato d'accordo.

Purtroppo per lui, però, era già troppo tardi, perché sentì il citofono suonare e Martin lo aspettava al piano di sotto, insieme al taxi e probabilmente anche in compagnia di Hercule. Avrebbe voluto affacciarsi alla finestra e sparare alle gomme del veicolo e spaventare i suoi amici, così da far capire loro che avrebbero fatto molto meglio a lasciarlo stare. Invece dovette accettare quella situazione, cercare di calmarsi, perché altrimenti non solo avrebbe fatto saltare la propria copertura, ma avrebbe perso anche quell'occasione di essere informato su ogni novità della polizia.
Indossò un giaccone caldo, pur nascondendo nelle tasche interne alcune armi come un tirapugni e un pugnale, perché non si sapeva mai, e uscì dal palazzo dopo essersi accertato almeno una decina di volte di aver chiuso bene casa.

•𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭𝐦𝐚𝐫𝐞•Where stories live. Discover now