Epilogue

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«Il modo tuo d’amare
È lasciare che io ti ami.
Il si con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sono offrirmi le labbra
perché io le baci.
Mai parole o abbracci
mi diranno che esistevi
e mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi,
tu, no.

E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Non debba mai scoprire
con domande, con carezze,
quella solitudine immensa
d’amarti solo io.»

L'imbottitura era soffice, le orecchie abbastanza rigide da tenersi ritte.
I dettagli erano minuziosi e carini.

« Scusi, signore, ha intenzione di prenderlo? Posso impacchettarlo se lo desidera.»

Jeongguk sussultò, sorpreso dalla voce che aveva interrotto i suoi pensieri.

« Ah, questo.» sorrise imbarazzato, sollevando impacciatamente il pupazzo del piccolo coniglietto.
« Non ne ho bisogno, la ringrazio.» disse.
Fece un inchino di riguardo, e si decise a recarsi finalmente alle casse per completare il suo acquisto.

Se ci avesse pensato ancora, forse gli sarebbe mancato il coraggio.

Mentre attendeva in coda, canticchiò la canzone di Natale che stava passando dagli altoparlanti nel negozio, e poi, dopo aver pagato, si rigettò nella folla in mezzo alla strada.

Era il 22 dicembre, e tutti si stavano affrettando a completare i regali per i propri cari: le vie erano quasi inagibili, nonostante l'aria fredda.
Ma Jeongguk era solo.

La sua unica compagnia era lui stesso, e quel coniglietto che pesava nella borsa a tracolla.
La sua mente era altrove, ma neppure lui avrebbe saputo dire a cosa stava pensando: spesso preferiva non farlo affatto.
Gli bastava percepire il gelo sul naso, e il sapore dell'inverno sulla bocca nascosta nella sciarpa, per sapere di essere ancora lì; sfortunatamente, lo era sempre.

A volte, quando si svegliava, gli capitava di ripensare ai suoi sogni, e desiderare che il freddo del mattino annichilisse il suo corpo e lo lasciasse finalmente libero da quel nome che si portava dietro.

Taehyung, Taehyung, Taehyung...

Altri giorni, al contrario, sentiva ancora le sue braccia cullarlo nel sonno, e le sue parole. "Vivi, amore mio."
Come poteva arrecargli ancora dolore?

Taehyung, il suo dolce Taehyung, aveva sacrificato la sua esistenza per lui. Non poteva deluderlo.

Jeongguk scosse la testa.
« Basta così.»
Davanti ai suoi occhi lampeggiò la scritta del suo bar preferito.

Si tolse la sciarpa pesante entrando nella caffetteria, e sbottonò i primi bottoni del cardigan che portava; con lo sguardo, si mise alla ricerca di Jimin.
Era stato lui a dargli appuntamento quella mattina, per salutarlo prima di partire per le vacanze natalizie.

« Kook!»

Il corvino sorrise appena, notando il suo amico alzare teatralmente il braccio da un tavolino in fondo al locale.
Lo raggiunse in fretta, e notò immediatamente che Jimin non aveva perso tempo ad ordinare un caffè latte e dei biscotti alla crema.

« Spero non ti dispiaccia» disse il biondo, sorridendo sornione.

« No, affatto. Ho già tantissima fame!»

Jeongguk si sedette, prese un sorso dalla sua tazza, assaggiò i biscotti.

« Sfortunatamente, Yoongi mi sta già aspettando per andare all'aereoporto.» disse d'improvviso Jimin, consultando le notifiche del suo cellulare.
« Quindi il tuo regalo te lo darò ora.» aggiunse.

Da una busta rossa estrasse un dono, ben impacchettato in una carta lucida di buon gusto.

« Ecco. Spero che ti piaccia, Jeongguk: un tipo bizzarro me lo ha ben raccomandato, e mi sono voluto fidare, sapendo quanto ti piaccia la poesia.»

E in effetti, sotto la carta regalo, apparve una copertina rigida, rivestita di pregiato velluto. Il bordo delle pagine era stato colorato d'oro, donando raffinatezza alla raccolta di poesie di Paul Verlaine.
"Poesie d'amore".

« Ti ringrazio, Chim. Sembra stupenda.»

« Ne sono felice.» rispose l'amico, la voce pregna di tenerezza.
Nei suoi occhi si materializzava l'orgoglio nel vedere Jeongguk essere di nuovo se stesso, un'impagabile gioia gli si propagava nel petto.

« Ah, purtroppo ora devo andare. Ci vediamo appena ritorno!»

Jeongguk annuì con solerzia alla figura di Jimin che correva fuori dalla caffetteria rapidamente, e poi si concesse di finire il suo caffè latte: aveva avuto senso che ce ne fosse stato solo una tazza.

Stava per alzarsi, quando venne colto dalla curiosità per il regalo che aveva ricevuto.

Accarezzò la copertina, e la ribaltò sulla sguardia.

Sono egoista se chiedo e ripeto: dimenticami e non scordarmi mai?
22 dicembre, ti amo perché il Sole non è ancora Luna, ed Apollo non ha mai toccato le carni di Dafne.








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