III

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I due ragazzi ritornarono a casa in tempo per sentire i sei rintocchi dell'orologio.

Purtroppo di neve non ce n'era stata traccia, e l'unica cosa che quella previsione aveva portato era stato un clima pungente e spettrale, che oltretutto aveva solo peggiorato l'umore di Taehyung e Jeongguk.

All'ingresso, entrambi si tolsero le scarpe.
I loro cappotti vennero abbandonati sugli appendini, ma i brutti pensieri rimasero accanitamente a pesare sulle loro spalle.

I ragazzi, proseguendo per l'appartamento come fantasmi, non osavano guardarsi: facendolo avrebbero potuto scorgere la speranza dileguarsi nelle stanche pupille dell'altro, e tutto quello era troppo da affrontare al momento.
Pensavano che, se avessero lasciato la faccenda da parte, presto essa sarebbe sparita dalle loro menti da sola. E questa, era la loro più intima e logorante speme.

I loro cuori battevano insieme, stretti nel compromesso dell'amore che aveva unito le anime di Romeo e Giulietta, di Tristano e Isotta, di Patroclo e Achille, e tanti altri. Tuttavia, le loro dita, sempre perse a tracciarsi a vicenda, si facevano più timide e discrete; non c'era un finale che prevedesse un lieto fine per loro, né tantomeno patti che avrebbero tenuto insieme i loro destini.

Erano persi e destinati a non ritrovarsi mai più.

Quello però che le loro bocche fameliche non potevano accettare, era proprio la realtà. Non lo facevano.
Ancora una notte, smarrirono i loro baci e i loro tocchi paradisiaci in un sogno, pronti a spogliarsi di ogni timore per congiungersi in un tutt'uno.
Le loro mani non tolleravano la discrezione, la timidezza: conoscevano una sola via, e quella era la via delle loro labbra che si fondevano, dei loro corpi che si incontravano in mille e più punti, dei loro respiri ansimanti incatenati in una sinfonia che il giorno dopo il domani non ci sarebbe più stata.

La razionalità era il loro primo approccio, ma cosa mai poteva una sensazione così superficiale contro la passione di due cuori come quelli di Taehyung e Jeongguk?
Cuori rotti, danneggiati e infranti, che però non sarebbero stati capaci di curare le ferite di nessun altro, se non i rispettivi.

Proprio quella notte, spiati dai fiocchi di neve cominciati a cadere, i due ragazzi ricucirono ogni taglio dell'anima l'uno dell'altro, promettendosi un amore eterno che sarebbe presto finito.

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« Amore, dovresti metterti una maglia. Fa parecchio freddo oggi.»

Taehyung depositò dolcemente una felpa sulle spalle del ragazzo affacciato al balcone, baciandogli in modo affettuoso il collo.

Jeongguk lo ringraziò con un sorriso, buttando fuori una piccola quantità di fumo dalle labbra con pigrizia.
Poi indicò con la sigaretta tra indice e medio il panorama urbano ricoperto di bianco.

« Hai visto, tesoro? Ha nevicato tutta la notte, mentre facevamo l'amore»

L'azzurro sorrise a sua volta, vagando con lo sguardo sul paesaggio candido. I suoi occhi brillavano di infantile spensieratezza, ma il suo volto era buio e spento, ingrigito dalla consapevolezza di un concetto chiamato (poeticamente parlando) caducità.

"Caducità: la qualità delle cose destinate a cadere o perire, provvisorietà, labilità."

Taehyung aveva letto una cosa del genere nelle note a piè pagina di uno di quei libri di poesia che il corvino amava collezionare.

La trovava una parola estremamente affascinante, che ben si adattava a descrivere la morsa al petto che provava guardando i fiori appassire nelle stagioni fredde, quell'intrinseco sentimento di immediata nostalgia, destinata al riserbo di un'occhiata per i germogli delle nuove piante.  

« Sì, l'ho notato stamattina, appena ho aperto gli occhi. Potremo andare a fare un pupazzo di neve dopo colazione.»

Jeongguk esplose in una risata, intenerito dai dolci modi di fare del suo ragazzo, catturando quest'ultimo in un abbraccio spontaneo e delicato.
Strinse il suo compagno con tante emozioni dentro, baciando con altrettanto trasporto ogni piccolissima e nascosta zona del suo viso.

« Certo, amore mio.» accordò, posando le labbra sul piccolo neo che l'azzurro custodiva sulla punta del naso.

« Ma prima direi di mangiare qualcosa. Sto morendo di fame.»

Il maggiore prese per mano il suo fidanzato, guidandolo fino alla cucina dove lo lasciò sedere, intenzionato a preparare la colazione.

« Pancake e burro, amore?» chiese con voce mielosa Jeongguk, ammirando di sottecchi la slanciata figura del suo ragazzo seduto su una sedia poco distante da lui.

Taehyung aveva la carina abitudine di sedersi piegando un ginocchio al petto, e poggiando la testa contro la sua mano chiusa sotto il mento.
Diceva che così era più comodo, e il corvino adorava la sua eleganza apollinea nel posare.

Se il più grande avesse avuto la metà del talento dell'azzurro nella fotografia, probabilmente avrebbe creato album interi con tutto la bellezza che i suoi occhi potevano vedere ogni volta che lo guardavano.
In situazioni diverse, il corvino lo avrebbe senz'altro convinto a fare dei provini per delle industrie di modelli.

« Sì!» esclamò Taehyung. Era molto goloso, soprattutto quando si parlava delle leccornie preparate dal suo ragazzo.

Jeongguk gli sorrise nuovamente, per poi impiegare il suo completo impegno ai fornelli; la cucina era un piccolo hobby in cui eccelleva -almeno secondo l'azzurro-.

In men che non si dica, con la raffinatezza di uno chef, il ragazzo con i capelli color inchiostro lasciò sul tavolo un piatto fumante di pancakes e burro, come pattuito. Si sedette anch'egli, rimirando l'espressione beata del fidanzato, che aveva alzato il naso all'insù per godersi il buon profumo.

I piccoli gesti che Taehyung compiva, spesso con la più pura innocenza, erano travolgenti al pari di uragani per il corvino. Ogni qualvolta il suo sguardo si posava sull'azzurro, qualche micro espressione o futile mossa catturavano irrimediabilmente la sua attenzione, e non c'era lato del minore che Jeongguk non conoscesse come il palmo della sua mano.

Ad occhi chiusi poteva tracciare le linee morbide del suo viso, dopo averle impresse nella mente con infiniti baci; poteva segnare ogni neo che decorava il suo corpo etereo, dopo averli uniti insieme con le dita in dei giochi senza fine; poteva rammentare ogni sorriso fugace, dopo aver trovato tutti i modi per ottenerli.

« Forza, dimmi come sono.» Jeongguk incoraggiò Taehyung con sguardo elettrico e trepidante.

Non c'era stata neppure una singola volta in cui l'azzurro si era lamentato di come il compagno cucinava, ma ciononostante, la sua opinione sembrava sempre di vitale importanza per lui.

Agguantando rapidamente le posate, il minore inforcò un pezzettino di pancake e lo mandò subito giù, mentre sulle sue labbra si allargava uno dei suoi splendidi sorrisi dalla forma un po' strana.

« È delizioso.» commentò, non resistendo alla tentazione di portarsi alla bocca un secondo pezzo di cibo.



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