forgive me

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Wynter: harry
Wynter: dio scusami
Wynter: mi dispiace tanto
Harry: non sono.... offeso
Harry: solo... dammi tempo.
Wynter: okay.. scusa
Harry sprofondò nella poltrona, mordendosi il labbro. Che diavolo.
Il suono del campanello lo fece sussultare e si alzò, con i nervi a fior di pelle. In poche falcate attraversò la sala e aprì la porta.
- Cos... ahia! - la guancia prese a bruciargli mentre lo schiocco dello schiaffo gli azzerava il cervello.
- Cazzo - sbottò, portandosi una mano alla guancia dolorante e girando la testa. Sgranò gli occhi quando vide Monique in piedi incazzatissima davanti a lui.
- Cosa ci fai tu qu... hey! - barcollò quando lei gli diede uno spintone, liberando la soglia ed entrandogli in casa. - Che diavolo fai? - sbottò, irritato, guardandola di traverso. Lei si piantò davanti a lui, fin troppo dannatamente vicino, tanto che lui fece un passo indietro e la sua schiena sbatté contro la parete.
- Io? Cosa diavolo fai tu! - sbraitò la bionda, nera di rabbia. - È da un'ora che mia sorella sta piangendo! CHE LE HAI FATTO?
- IO? Non ho fatto nulla - sbottò lui, fulminandola con lo sguardo. Lei incrociò le braccia, furiosa: - Non ti credo minimamente. Wynter non piange quasi mai.
Harry riportò le dita alla pelle offesa, massaggiandola mentre la fissava torvo.
- L'ho solo baciata, okay? - rivelò poi, facendole sgranare gli occhi - Ma lei ha ricambiato!
Monique alzò le braccia in aria, allontanandosi di un passo, esasperata. - Ovvio, che diavolo! Ha una cotta per te, cazzo, sei il suo cantante preferito!
- Ma allora perché mi hai allontanato dopo? - chiese Harry, aggrottando le sopracciglia. Monique lo guardò di traverso, incredula. - Sei davvero così stupido o fai solo finta?
- Hey, non darmi dello stupido!
- Te lo do se lo sei - abbaiò secca Monique. Rimasero a fissarsi in cagnesco prima che lei sospirasse profondamente e sciogliesse le braccia lasciandole libere lungo i fianchi, addolcendo l'espressione, che però rimase comunque inacidita.
- Sei il suo cantante preferito! Chi mai respingerebbe una persona per cui prova un amore così sconsiderato come quello che le fan provano per i loro idoli?
Harry rimase in silenzio, assimilando lentamente le sue parole. Era stato un gesto istintivo, il suo, così come quello di Wynter. Lui era stato catturato dal momento, lei dall'agitazione e dal fatto che lui era Harry Styles.
- Okay - sospirò. - Dammi le chiavi di casa tua.

× × ×

Wynter non c'era. Monique e Harry l'avevano cercata per tutti gli angoli possibili della casa, con il risultato che lei aveva i nervi a fior di pelle e lui era preoccupato. Belle li guardava serafica sdraiata sul pavimento.
- Non si è presa nemmeno il cane! - sbottò lei, sull'orlo di un attacco isterico, con le mani tra i capelli.
Harry si morse il labbro e tirò fuori il cellulare dalla tasca.
Harry: dove sei piccola? Siamo preoccupati
- Le invii un messaggio? Non risponderà ma... - Monique si zittì quando il cellare di Harry vibrò.
Wynter: non lo so nemmeno io. Mi sono persa.
- Porca troia - imprecò Harry. Monique si avvicinò con un salto. - Cosa?
Harry: dammi un segno di riferimento, una via, qualcosa
Wynter: c'è un vecchio luna park abbandonato. Sono al vecchio acquario.
Harry: non muovertì da lì o ti ammazzo. Aspettami.
Un'ora dopo Harry stava correndo con l'ansia che gli batteva forte contro le costole. I corridoi della struttura erano ricoperti da vecchi cartelloni sbiaditi, i negozi erano ancora mezzi pieni con gli oggetti polverosi nelle vetrine.
- Wynter - chiamò; gli venne la pelle d'oca sentendo l'eco della propria voce spandersi nel vuoto. Si fermò al centro di una sala concentrica da cui partivano quattro grandi corridoi, oltre a quello da cui era venuto. I suoi occhi verdi si soffermarono per un istante sulle vecchie sedie di alluminio del bar, e rabbrividì. Voleva uscire da lì il prima possibile.
Harry: questa merda di posto è gigante dove sei?
La vibrazione del suo cellulare contro il palmo della sua mano glo fece fare un salto di dieci centimetri. - Cazzo - imprecò, teso. Ci mancava solo che si spaventasse per nulla.
Wynter: harry aiutami non ce la fsccio a uscire di qua da sola ti prego
Non ci mise molto a fare due più due e capire che doveva chiamarla. Si passò ansiosamente la mano tra le lunghe ciocche castane con il cuore che batteva davvero troppo forte. Faceva quasi male. Doveva calmarsi o gli sarebbe venuto un attacco d'asma.
- H-Harry - il respiro spezzato di Wynter gli colmò il petto di ansia.
- Diavolo, dove sei? - chiese lui, quasi disperato. Lei emise un singhiozzo soffocato. Aveva il respiro velocissimo, Harry sentiva i suoi ansimi di paura che stavano mandando in panico anche lui.
- Volevo ve-dere se ero a- abbastanza forte - la sua voce si incrinò e Harry emise un roco gemito di impotenza.
- Dimmi dove sei, Wynter - la pregò. Strinse la mano libera in un pugno, vagando con lo sguardo tra i quattro corridoi per cercare un segno recente di passaggio, ma nulla.
Il respiro di Wynter rallentò.
- Sono nella stanza... Degli specchi.
Harry rimase in silenzio, scioccato. - Tu... Sei terrorizzata dagli specchi - ragionò. E poi cadde la linea.
- Vaffanculo - scattò lui. Cominciò a correre, incurante del fatto che i suoi polmoni stessero per collassare, seguendo le direzioni di vecchi cartello appesi e cadenti dalle pareti.
Vaffanculo vaffanculo vaffanculo, ripeteva come un mantra, e finalmente apparve una porta d'argento riflettente piuttosto massiccia. Non frenò quasi, scagliandosi contro la superficie laminata, e i suoi polsi gemettero, ma si aprì. Harry si bloccò mentre il panico cominciava a prendere anche lui definitivamente.
Era. Tutto. Buio.
Quel piccolo corridoio di specchi rifletteva lo spiraglio di luce ma una volta entrato definitivamente, Harry non avrebbe potuto tenere le porte bloccate.
Cazzo.
Deglutì. Non gli piaceva il buio.
Wynter.
Quel nome bastò a smuoverlo. Feve un passo avanti e la porta si richiuse con un sonoro tonfo. E allora Harry sgranò gli occhi, rapito dallo spettacolo di piccole luci blu, verdi e rosse moltiplicate per centinaia, migliaia di volte dagli specchi. Sembrava gigantesco quando in realtà era un piccolo spazio largo due metri appena.
Harry cominciò a procedere lentamente, meravigliato. Chi aveva inventato quel meccanismo era un genio. Non appena chiusa la porta le luci si erano accese come mille piccole lucciole permettendogli di vedere altri Harry col naso in su, catturato come un bambino da quella meraviglia.
Wynter.
Harry si riscosse e camminò veloce... Prima di scontrarsi con un vetro. - Ahi - si lamentò, premendosi le mani sul naso dolorante.
Um piccolo e debole gemito lo distrasse. Si girò verso la direzione in cui gli soecchi svoltavano e lì vide un'esile figura accasciata su se stessa.
- Wynter - si inginocchiò accanto a lei dopo esserle corso incontro, posando una mano sul suo ginocchio. Harry sussultò quando la mano di lei andò a stringere con forza il suo avambraccio fino a fargli male.
- Hey, hey, sono qui - le sussurrò, circondandola con le braccia. Wynter si lasciò andare sul suo petto. Tremava come una foglia.
- Harry. Ti prego, scusa... - le sue deboli parole vennero interrotte dalle soffici labbra di Harry, che sfiorarono le sue. Wynter si calmò all'istante e lo guardò, con quegli occhi dannatamente elettrici.
- Ssh. Va bene.
E le loro labbra si ritrovarono di nuovo incollate.

UGH.
questo capitolo è stato un parto, davvero. Fa tanto schifo?
Che ne pensate di Monique ora?
E chi ha visto photograph? Ho pianto come una dannata.

Dear Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora