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Vincenzo sapeva che stavamo diventando forti. Forti come forse nemmeno lui si immaginava. Era stato in fibrillazione perché se avesse trovato una terza spadista di livello, avremo potuto partecipare al campionato nazionale a squadre in categoria Ragazze/Allieve con la possibilità di fare una buona esperienza.

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Eravamo andate al campionato a squadre a Foligno il 21 febbraio 2016, anche quell'anno, per inciso. Vincenzo non aveva molte scelte per la gara: Mia, una ragazza alta e magrissima con una buona tecnica, ma esasperantemente lenta; e Alessia, decisamente più aggressiva in pedana ma digiuna completa di tecnica, avendo iniziato da poco meno di tre mesi.

Facile parlare con il senno di poi. Ma la nostra terza componente di squadra fu Mia, per dovere di anzianità, e in fondo la scelta fu moralmente giusta. Entrambi i genitori l'avevano seguita fino in Veneto con diversi stati d'animo: il padre aggrediva con le nocche sbiancate la transenna, sbuffando ad ogni colpo subito, la madre continuava a far domande a mezza voce, come se fosse appena sbarcata da un'astronave.

Mio padre e quello di Anita, la sera prima della gara si fecero ventotto selfie con la birra e la faraona arrosto e noi ridemmo tantissimo in camera, pensando che sembravano loro i ragazzini e noi le mamme serie che andavano a letto presto per tirare meglio la mattina dopo. Ma contò poco ai fini della gara: gran parte del merito per non essere giunte nella metà inferiore della classifica fu il mio e di Anita. Finimmo quindicesime, non male per un squadra con due Ragazze e un'Allieva.

Ero sinceramente felice che Anita fosse migliorata così tanto, pur mantenendo il suo carattere forte ma umorale. Quando la battei negli ottavi di finale della prova nazionale il 20 marzo 2016 a Caserta, piansi come una fontana, molto più di lei, e le promisi di vincere per lei. Poi persi la semifinale con la Giorgetti di Jesi e ciao ciao "vinco per te".

A Caserta era stata la prima prova in cui ero andata così lontana geograficamente, assieme a lei e ai nostri padri. La stanza assieme, la notte in cui avevamo dormito non certo molto, i pettegolezzi sotto le coperte, i tentativi di estorcermi eventuali cotte, da cui mi difendevo rimandando indietro le domande.

Vinsi la Prova Interregionale di Spada come l'anno prima, lei arrivò terza, talmente felice da strappare anche al padre un sorriso largo e autentico. Allora quell'uomo non pensava solo alla birra e alla salsiccia!

«Kikka, a Riccione dobbiamo fare la finale noi due, è obbligatorio» mi disse, mentre tornavamo a casa in una assolata domenica di aprile.

«Magari! Ci metterei la firma subito, Any»

«Volate basso» ci interruppe mio padre, che poi snocciolò i nomi di tutte le spadiste davanti a noi nel ranking nazionale. In realtà ne nominò diverse che erano dietro di noi, ma lo fece per "abbassarci la cresta", anche noi ne avevamo bisogno.

Infatti a Riccione il 30 aprile 2016 non andò granchè bene. Io passai i sedicesimi per un pelo e poi uscii di nuovo con la Giorgetti, ormai il mio incubo. Lei non li passò, ci piazzammo undicesima e ventitreesima.

AllieveWhere stories live. Discover now