My Life. ♥

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Non mi ero scelta da sola, non avevo scelto la vita che realmente volevo vivere, non avevo scelto il mio futuro o il mio presente, non avevo io in mano la mia vita, e forse non ne avevo mai avuto il coraggio. Non so sinceramente cosa sia successo ma ad punto ben indefinito la mia vita ha incominciato a cadere nel baratro, ha incominciato a scendere sempre di più fino a trascinarmi con lei, sapevo di non avere tutto quello che gli altri avevano, ma non mi importava, forse quando ero più piccola, adesso questo essere inferiore mi faceva stare male con gli altri e questo provocava enormi danni nella mia vita e soprattutto su di me. Avevo tutto ma quel tutto è stato rubato, preso, tolto ad una bambina di dieci anni, una bambina che credeva ancora nelle favole, nel principe azzurro, nel rospo che si trasforma in principe e quelle cavolate varie, ma poi? Poi tutto ha smesso di funzionare, tutto ha smesso di andare nel verso giusto. Tutto ha smesso e basta.

Un rumore mi destò dai miei pensieri, tutti i ragazzi si diressero verso il cancello principale, chi rideva, chi stava rilassando per interrogazioni e poi c'ero io, mi piaceva guardare tutti, di prima mattina era come se non si lasciassero coprire, anzi si lasciavano ammirare per quelli che realmente erano, persone comuni come me, ma loro per quanto intelligenti potessero essere notavano quella diversità tra me e loro, quella che io non riuscivo ancora a vedere. Scrollai le spalle, sentendo male dovunque, mi sistemai lo zaino e pian piano incomincia a camminare, presi aria per poi dirigermi dentro quel edificio. Passai i corridoi pieni di gente, gente che aveva sempre da ridire su qualcosa anche la più piccola. Mi guardai intorno, nessuno era nei paraggi e forse era meglio così, poggiai la mia mano sull'armadietto di metallo, al contatto il mio corpo venne riempito di brivi, mossi la testa.

Fino a quando quella andò a finire contro l'armadietto, un mugolio mi uscì dalla bocca a causa della botta, portai il palmo della mano contro la fronte per calmare il dolore, sentì delle risate e percepí di essere stata umiliata come sempre. Mi girai lentamente, i miei occhi incontrarono quelli di Justin, che rideva insieme ai suoi amichetti e alla sua fidanzata. Chiusi gli occhi e poi presi un respiro.

"Smith" Disse Bieber con un sorrisetto sulle labbra "Sai, speravo che tornati dalle vacanze saresti cambiata" Venne verso di me e prese una ciocca di capelli fra le mani disse "Ma mi sbagliavo" Sorrise e tirò la ciocca che aveva tra le mani.

Sentendo il mio urlo di dolore insieme risero, risero di me, di quello che ero, non avevo mai visto cosa ero per le persone o come loro mi potessero vedere, non c'avevo mai fatto caso fino ad adesso, abbassai lo sguardo pronta ad un altro insulto da parte loro. Volevo solo che tutto questo finisse e che mi lasciassero in pace almeno per una volta, volevo capire cosa avevo fatto di male, avrei chiesto scusa se mi fossi accorta di qualcosa di sbagliato fatto contro si loro ma, la verità era che non esisteva nulla nelle mie azioni che andava contro di loro, non c'era nulla nelle mie azioni che potesse fare pensare loro di avermi come nemica, niente. Tirai su col naso sentendo le lacrime arrivare, ed era questo che faceva male, il fatto che mi vedessero debole e indifesa, unì le mani.

"Allora Smith come sta tua madre?" Chiese sorridendo e vantandosi con i compagni, ma in quell'istante il mio cuore perse un battito. Poi un altro.

"Dovrei andate in classe" Sussurrai più a me stessa che a loro. Ma con molta calma presi il mio zaino ormai finito sul pavimento e lo misi in spalla.

Lo guardai per l'ultima volta per poi camminare e lasciarmi alle spalle loro, la loro arroganza, le loro battute, il loro modo di fare. Li lasciai sentendo l'aria ormai troppo poca, nonostante fossimo in corridoio e di aria ce n'era abbastanza, ma io non riuscivo a percepirla. Mi sentivo mancare il respiro, farsi più pesante, mi aveva chiesto come stesse mia madre, mi aveva chiesto della persona che ormai non c'era più, aveva usato questo a suo favore, mi aveva colpita e affondata. Mi strinsi in me stessa e mi avvicinai alla porta della classe, da cui proveniva la voce della professoressa di matematica, afferrai la maniglia e con delicatezza la portai giù.

"Mi sorprende signorina Smith, entrare a quest'ora, la lezione è iniziata dieci minuti fa" Mi rimproveró, guardandomi e cercando di farmi capire che fossi in ritardo.

"Lo so, mi scusi ma mi sono sentita male all'ultimo minuto" Dissi portando aventi le mani e gesticolando.

"Vada a sedersi" Mi intimó facendo finta di credere alla mia bugia, non mi ero sentita male fisicamente ma emotivamente non stavo male, ero distrutta.

Sotto lo sguardo di tutti mi avviai verso l'unico banco vuoto, spostai la sedia e mi sedetti, poggiando la testa sul banco e lo zaino sulla spalliera della sedia, tenni gli occhi aperti, non avevo voglia di chiudere gli occhi, se lo avessi fatto sarei sprofondata ancora di più nel buio, per poi non uscirne per mesi. Affondai il viso tra le mie braccia e respirare profondamente.

"Sai che è maleducazione non rispondere alle domande?" Chiese una voce familiare, sbuffai per poi tirar su la testa, ero stanca, davvero.

"Mi dispiace ma dovevo tornare in classe, non volevo mandarti di rispetto" Dissi sussurrando, non volevo si arrabbiasse e cominciasse a sbraitare come suo solito.

"Non farlo mai più" Prese il mio polso che poggiava sul banco e lo strinse forte, un sospiro di dolore uscì soffocato dell'orgoglio, mi stava facendo male ma non potevo lasciate che vedesse quanto debole fossi.

"Ti ho chiesto scusa, davvero Bieber incominci a farmi male" volevo urlare quanto male mi avesse fatto durante tutti questi anni, volevo che sentisse il mio stesso dolore, ma pio guardando i suoi occhi tutto si bloccò.

"Meriti questo, ti avevo già spiegato che tutto quello che fai contro di me ha un prezzo e se non la smetti, ti ritroverai a rimpiangere il giorno in cui sei nata" Disse avvicinando il suo viso al mio, allentó la presa e con molta fretta si alzò e andò via.

Premetti il mio libro al petto, avevo bisogno di cambiare, fare qualcosa per me stessa, avrei dovuto pensarci prima. Mi piacerebbe cambiare e diventare qualcun'altra che sia me, più forte, più coraggiosa, più bella e più.. Più tutto. Da quando mia mamma se ne era andata tutto quello che prima ero, era andato in un angolo lasciando al dolore la forza di cambiarmi, di cambiare quello che avevo dentro, era come se qualcuno avesse preso le mie emozioni, le mie paure e me stessa e le avesse messe in mostra, non riuscivo più a distinguere chi volevo essere. Prima nessuno si accorgeva di me, volevo che accadesse ma non così, adesso tutti sanno di me, della mia presenza nella scuola, sanno chi sono solo perché per loro sono quella che ha una situazione difficile, quelle che è difficile. Quella che sta sempre sulle sue, quella che legge libri e si perde in essi, quella che vorrebbe vivere dentro uno di loro. Io ero la sfigata, io ero questo per tutti. Mi appoggiai al muro del corridoio e scivolai contro di esso fino a toccare il pavimento.

Portai le gambe al petto e poggiai la testa su di esse, incominciai a respirare irregolarmente, mi mancava tutto e il fiato era uno di quelli, i miei occhi incominciarono a lacrimare, mi sentì stupida, era questo quello che loro volevano e io li stavo accontentando.

"Ei" Sobbalzai quando una mano si posò sulle mie spalle, alzai gli occhi e incontrai un ragazzo.

"Sono James" Disse porgemdomi la mano aspettando che io la afferrassi, ma purtroppo non lo feci e mi appiccicai di più al muro.

"Senti, so che non vuoi parlare con me ma io posso aiutarti" Sospirò "So che hai bisogno di aiuto e io posso. Ho una palestra non lontano da qui, posso insegnarti le cose basilari"

"Perché?" Chiesi a bassa voce.

"So cosa si prova a sentirsi uno che non vale nulla nella vita e non è qualcosa di emozionante. Quindi se vuoi puoi venirmi a trovare" Sì mosse per poi prendere un volantino dal suo zaino e posarlo sul pavimento difronte a me.

"Adesso vado, pensaci se vuoi io sarò li" Mi fece l'occhiolino e sparì tra i corridoi. Spostai le mie gambe e con la mano sinistra presi il volantino mentre con l'altra mi asciugai le lacrime. Avrei potuto davvero cambiare e questa era un opportunità. Incominciai ad osservare il volantino.

"EXTREMIS SPORT, stiamo aspettando solo te, possiamo essere la tua opportunità" Lessi tutto ad alta voce per poi guardare in basso e notare una freccia fatta con un pennarello, sorrisi e girai il volantino, dietro trovai il suo numero di telefono. Scossi la testa e risi come un ebete.

Beh almeno avrei avuto un opportunità per cambiare. ..

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