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Improvvisamente il mondo le cadde addosso.
Un bambino?
Non era il momento giusto eppure l'idea di diventare madre la eccitava.
Poi però pensò a Charles, alla sua carriera, al fatto che molto probabilmente lui un figlio neanche lo voleva.
Non avevano mai parlato a riguardo anche perché era presto, ne avrebbero avuto di tempo.

"Sono così felice per te..."
Disse euforica Madeline.
"Grazie"
Sussurrò Miranda.
"Quando glielo dirai?"
"dopo il matrimonio, in meno di 72h ti sposi e non voglio rubarti la scena"
Disse sorridendo.

In realtà voleva posticipare quel momento il più lontano possibile.
Aveva paura che Charles potesse abbandonarli.
Non voleva dirglielo ma sapeva che prima o poi avrebbe dovuto farlo, in fin dei conti era suo figlio.
Miranda dentro di sé stava crescendo il figlio di Charles Leclerc e questa cosa non poteva che non metterle ansia.

*

Due giorni dopo però non c'era più tempo per pensare.
Il matrimonio dell'anno era alle porte, ma soprattutto Charles quella sera avrebbe scoperto la verità, quella sera avrebbe appreso che nel giro di nove mesi sarebbe diventato padre.

"Sei pronta?"
Chiese Charles sull'uscio della porta.
Indosso aveva un completo con una giacca che copriva la camicia leggermente slacciata e che faceva intravedere il petto insieme a dei pantaloni che gli stavano alla perfezione.
Lei invece optò per qualcosa di comodo e largo, nonostante fosse incinta di appena tre settimane, aveva il terrore che qualcuno potesse notare anche un solo piccolo cambiamento.
"Si...sono così emozionata per loro!!!"
Disse sbattendo le mani in aria come una bimba felice.
In realtà però stava solamente cercando di nascondere tutta l'ansia, l'apprensione che si portava dentro.

La mattinata passò veloce, tra le miliardi di carte che gli sposi dovevano firmare e il riso sparso da tutte le parti, si erano fatte le tre e tutti stavano raggiungendo il ristorante.
Era un locale carino ma soprattutto appartato vicino la costa. Il panorama era mozzafiato così come le varie decorazioni che lo abbellivano.
Girasoli e ortensie ricoprivano interi tavoli e pareti, tutto era studiato nei minimi dettagli.
Miranda, essendo la testimone di Madeline, sedeva affianco a lei, insieme a Charles.
In quel momento la vicinanza della sua migliore amica si rivelò di grande aiuto anche perché era l'unica a poterla aiutare in situazioni cruciali come quelle del brindisi.
Per fortuna nessuno si accorse del fatto che il bicchiere di Miranda fosse sempre pieno, tutti tranne uno: Charles.

"Come mai non bevi niente?"
Chiese apprensivo.
"Beh ecco...non h-"
Il panico prese possesso della sua mente. Era in una trappola e non vedeva l'ora, nonostante la cosa fosse dolorosa e straziante, di condividere quella verità con lui.
"È il momento dei balli!"
Per fortuna in suo soccorso, accorse la sua migliore amica.
Come vi dicevo, Madeline era essenziale per Miranda e la cosa fortunatamente era reciproca.

Adesso che il sole iniziava a calare, lasciando spazio alla luna, tutti si spostarono al di fuori della struttura.
Dove altre decorazioni e piatti vari erano ad aspettarli.
Quella giornata però si rivelò la peggiore della sua vita, questo perché a pochi metri da lei, la rivide.
Capelli biondi che non avrebbe mai dimenticato.
Vita stretta e corpo slanciato.
Mani curate che reggevano borse troppo care, era lei.
Come anni prima, all'improvviso Camilla era ricomparsa nella loro vita.

Si girò e iniziò ad applaudire man mano che si avvicinava a loro.
"Beh! Tanti auguri agli sposi no?"
Urlò pavoneggiandosi dentro quell'abito verde che ne risaltava il colore degli occhi.

Miranda guardò Charles, poi guardò Madeline in cerca di risposte che però non arrivarono.
"Indovinate chi è la poveretta che non è stata invitata al matrimonio dell'anno? Già io"
Disse avvicinandosi sempre di più.

Cosa voleva da loro?
Era uscita dalle loro vite anni prima e onestamente non pensavano che l'avrebbero mai rivista.
Era un capitolo chiuso.
Una storia passata.
Una storia di invidie e dispetti.
Una storia da dimenticare.

"Oh ciao Miranda, ancora qui? Pensavo saresti durata meno sai?"
Sputò acida.
Charles si avvicinò a lei poggiandole una mano in vita.
Era scosso.
Lo erano tutti.

"Cosa vuoi da noi? Se non ti abbiamo invitata ci sarà un motivo"
Questa volta a parlare era Madeline.
Quello era il suo matrimonio eppure si stava per trasformare in una catastrofe.

Jace si mosse per raggiungerla.
La guardò con occhi preoccupati e si inserì anche lui nella conversazione.

"Tu sei Camilla vero?"
Chiese.
"E tu saresti?"
Rispose lei indignata.
"Jace, lo sposo. Ma questo a te non importa, a te importa semplicemente rovinare la vita di Miranda"
Verità.
Miranda sobbalzò e si strinse ancora di più a Charles che per il momento ascoltava solo.
Non parlava, respirava appena e fu lì che i sensi di nausea tornarono e Miranda fu costretta ad allontanarsi da lui.

Si accasciò su una sedia vicina pregando che il tutto finisse perché quello non era il momento adatto.
Sudava freddo e pregava.
Pregava e sudava freddo.

Charles che però si era accorto di tutto, le si avvicinò non curante della sociopatica a pochi metri da loro.
"Amore cosa succede? È da quando sono tornato da Maranello che sei pallida, è successo qualcosa?"
Miranda si girò verso la sua direzione.
Non avrebbe confessato, non adesso, non quando una pazza stava rovinando la giornata.
"È solo un calo di pressione, credo che andrò in bagno"
Charles si spostò e l'aiutò ad alzarsi.

Quando tornarono alla realtà però si accorsero che Camilla non c'era più.

Nel bagno non c'era nessuno.
Miranda aprì l'acqua e iniziò a bagnarsi i polsi e la faccia.
Nonostante questo però la situazione non migliorava.
Si sedette per terra e mise le proprie mani sulla pancia.
"Ti prego ti prego ti prego...fallo per me e per il papà"
Disse rivolgendosi al bambino che portava in grembo.
Ma la nausea non era propensa a passare.
Passarono così cinque minuti, la situazione era sempre la stessa ma non poteva restare lì per sempre così si alzò e fece per andarsene ma qualcuno la precedette.

La porta si spalancò e Camilla entrò a passo svelto.

"Finalmente!"
Disse.
"Cosa vuoi da me?"
Chiese Miranda priva di forze.
"Rivoglio la mia vita in dietro. Mi hai preso tutto. E adesso lo rivoglio"
Miranda rise.
Quella ragazza era davvero pazza.
"Ma cosa stai dicendo? Io non ho preso proprio niente. Ho fatto tutto da sola, anno dopo anno. Se sono qui è solo grazie a me"
Miranda fece per andarsene ma Camilla la bloccò per il polso scaraventandola per terra.
Con il corpo schiacciato sul pavimento e la testa che nel frattempo riprese a girare, Miranda si toccò la pancia.
Quel bambino era tutto per lei e nonostante le varie difficoltà lo avrebbe protetto sempre.

Camilla si avvicinò a lei.
"Oh andiamo Miranda, non fare la stronza. Ti sei presa tutto quello che era mio. Dal lavoro al ragazzo"
Camilla era sicura di sé e di quello che diceva.
"Tu sei pazza"
Sibilò Miranda.
"Oh io pazza? Non sono io quella incinta di un pilota di Formula 1"
Ma che cazzo.
"Fammi indovinare lo hai fatto apposta così non ti lascerà mai?"
Chiese ironica.
"Come lo sai?"
Miranda adesso vedeva nero.
Nero per la rabbia ma soprattutto per la paura.
"Vedo come ti tocchi la pancia in continuazione, sono una donna anche io"
Continuò ironica.
Poi si alzò.
Si girò di spalle e prese la sua borsetta che precedentemente aveva poggiato sul lavandino.
Miranda invece stava ancora per terra, la testa le girava talmente forte che la impossibilitava di qualsiasi movimento.

Quando però Camilla si rigirò verso di lei, Miranda pensava stesse sognando.
In mano aveva una pistola.
Una vera.
Una pistola che in pochi secondi si ritrovò puntata contro.
Provò ad urlare ma non ci riusciva.
Pensò che forse doveva finire così, forse il destino voleva così.
Quel bambino non sarebbe mai nato e lei, lei sarebbe morta con lui.

"Sai...ti trovavo simpatica all'inizio"
Disse divertita dalla situazione.
"Evidentemente mi sbagliavo...nel caso da adesso non sarai più un mio problema"

Caricò la pistola.
Miranda chiuse gli occhi.
Era arrivata al capolinea.
Camilla schiacciò il grilletto e un boato assordante le investì le orecchie.
L'unica cosa che sentì fu:

"Miranda!"

seventeen // charles leclercWhere stories live. Discover now