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Con tutta l'incertezza e la titubanza che addosso le calzavano a pennello, Miranda si fece spazio in quell'appartamento.
Era più grande di quanto ricordasse e non si era mai soffermata sui minimi dettagli che lo caratterizzavano.
Scaffali pieni di caschi, ruotini e trofei vari, ricoprivano intere pareti. Scoprì anche un lato di Charles che mai, mai, mai avrebbe immaginato: la musica.
Di fronte al balcone c'era infatti un bellissimo pianoforte bianco pronto per essere suonato da qualcuno.
Quando venne la prima volta non c'era, evidentemente era stato uno dei suoi ultimi acquisti.
Su di esso c'erano poi appoggiate foto varie; una la colpì in particolare, raffigurava tre bellissimi bambini insieme ad un signore forse sulla quarantina, che portava sulle spalle il più piccolo.
Osservò quella foto per minuti interminabili, i brividi le percorrevano le braccia.
Quell'uomo era il padre di Charles.

Ancora scombussolata dalle forti emozioni, si ricordò del vero motivo per il quale lei era lì.
Doveva affrontare le proprie barriere, abbattere i muri e iniziare a fidarsi delle persone.

"Carlos?"
Chiamò da lontano, improvvisamente si ritrovò gli occhi di entrambi gli amici addosso.
Charles sbiancò, forse per la vergogna; non andava fiero di quello che aveva fatto eppure si meravigliava sempre di come Miranda alla fine tornasse.
Non era stupida e nonostante tutti i "guai" che le aveva fatto passare era ancora lì, per un solo motivo: lei credeva ancora in loro due.
A differenza di Charles che invece si era subito arreso, e non perché era un codardo ma bensì perché non voleva più saperne dell'amore e di tutte quelle stronzate.
Lo aveva assaporato per anni e non era mai stato gentile con lui.
Gli portava solamente sofferenze, Miranda però non si era rivelata una di quelle, lei era speciale e Charles era talmente spaventato dal calore che provava nel suo petto, che era fuggito.
Ma non dategli del codardo.
Capitelo.

"Credo che andrò giù...ci vediamo tra poco va bene?"
Carlos si avvicinò a lei e le diede un bacio in testa, poi dopo averle lanciato uno sguardo d'intesa se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Così rimasero soli, in quella stanza tanto grande da sopprimerli.
Charles tornò sul divano e infilò la testa sotto i cuscini per non farsi vedere, Miranda invece prese coraggio e andò a sedersi affianco a lui.
Sospirarono entrambi rumorosamente, poi Charles iniziò a parlare.

"Non hai idea di quante volte mi sono maledetto"
Una pausa.
Miranda trasalì.
"Non sai quante volte ho sognato
di specchiarmi nuovamente nei tuoi occhi..."
Ancora un'altra pausa.
"Quante volte mi sono maledetto per aver permesso di farti andare via...non eravamo niente eppure eravamo così tanto e io...io avevo paura"
Alzò la testa per guardarla negli occhi e aspettare una sua reazione che però non arrivò.
Charles tornò a guardare il vuoto.
"Non ti biasimerei se mi odiassi o se adesso stessi con un bravo ragazzo, uno che ti merita da cui sai quello che vuoi"
Miranda tornò a guardarlo forse scossa da quello che Charles le aveva appena detto.
"Ho sempre saputo cosa volevo"
Disse con il cuore in gola.
Charles tornò a guardarla e con uno sguardo interrogativo le chiese:
"ah si...e cosa vuoi Miranda?"
Quella domanda la colse di sprovvista ma adesso che ne aveva la possibilità, non avrebbe sprecato altre occasioni.
Si sbilanciò verso di lui e iniziò ad accarezzargli i capelli.
"Questo..."
Disse a voce bassa ma decisa.
"Voglio questo"
Charles si girò di scatto verso di lei, la osservò a lungo cercando di capire se, se lo era immaginato oppure no.
Dopo un po' si sdraiò nuovamente, continuandosi però a farsi accarezzare i capelli e disse:
"Anche io".

I secondi passarono, così come i minuti eppure loro si erano fermati minuti prima.
Fermi e immobili come se avessero paura che se si fossero spostati, si sarebbero accorti che era tutto un falso.
Era tutto un sogno.
Stettero così ancora un po'.
Entrambi sul divano, pelle contro pelle cercando di recuperare quello che in quei cinque mesi si erano persi l'uno dell'altro.
Dopo poco Miranda si schiarì la voce e si alzò lentamente; Charles accorgendosi quindi dello spostamento d'aria alzò il capo e i suoi occhi iniziarono a studiarla in ogni piccolo dettaglio.

"Hai ancora il bracciale..."
Disse dopo poco.
Era davvero buffo con i capelli scompigliati e le guance arrossate.
"Cosa?"
Miranda si guardò i polsi e solo in quel momento capì a cosa si stesse riferendo.
Quel bracciale.
Il bracciale che le aveva regalato per il compleanno.
La raffinatezza dell'ametista.
"Oh! Non l'ho mai tolto"
Disse imbarazzata.
Charles le sorrise alzandosi dal divano e lasciandola sola nel salotto.
In quella stanza che adesso aveva ripreso vita.

*

È strano come la vita possa sorprenderci, è strano come le cose belle accadano sempre nei momenti più bui.
Dove l'unica luce che permette di vedere il tragitto, è proprio quella della speranza.
La speranza in qualcosa di migliore; ed è con essa che Miranda, nonostante i suoi mille problemi di fiducia, poche ore dopo aver rivisto l'uragano Occhi Verdi, si ritrovava nella sua macchina in giro per il Principato.

Perché c'era una domanda che tormentava la testa del povero Charles ormai da ore.
Una domanda che avrebbe voluto porre mesi, settimane, giorni, minuti prima.
Charles aveva iniziato a credere nel loro rapporto e adesso, adesso che poteva assaporare il gusto della vittoria sulle labbra, non se la sarebbe lasciata scappare.
Arrivati in cima al Principato con una vista mozzafiato e un sole ormai propenso a calare, Charles prese coraggio senza tornare più indietro.

"È bellissimo..."
Sussurrò Miranda dietro di lui, con i capelli arruffati dal vento.
Ma Charles non le rispose anzi iniziò a parlare.
"Io vorrei chiederti scusa..."
Parlò senza mai girarsi verso di lei, guardava l'orizzonte speranzoso di poterlo andare a esplorare insieme a lei.
"Scusa perché è ormai un anno che ti conosco e non sono mai stato sincero con te"
Miranda sospirò e si avvicinò a lui, adesso lo stava stringendo da dietro.
"Non ti ho mai detto la verità, ma non perché non volevo che la scoprissi, perché avevo paura"
Una pausa.
"Avevo paura perché quel fuoco che sentivo dentro cresceva giorno dopo giorno, mi faceva impazzire, mi facevi impazzire.
Ho lasciato la mia ragazza e nel frattempo iniziavo a trattarti male come se la colpa fosse stata la tua"
"Charles..."
Un singhiozzo.
"Incolpavo te del mio male, un male che però giorno dopo giorno diventava solamente piacere. Amavo stare con te, stringerti a me, dormire con te, fare tutto con te!"
Una lacrima cadde a terra.
Ma non era Miranda a piangere.
"In Russia non stavo bene, avevo capito che quello che provavo per te era troppo forte e non potevo più nasconderlo, poi si sono aggiunti i vari problemi con la macchina, con il team persino con la pioggia!"
Un'altra lacrima.

Miranda si strinse ancora più forte a lui.

"Io...io ti ho trattato come una carta straccia ma fidati Miranda, tu sei tutt'altro! Vorrei averlo capito prima, anzi accettato prima; adesso sicuramente non ce ne stavamo qui"
Si girò verso lei.
Gli occhi lucidi e arrossati erano piccoli smeraldi che brillavano alla luce della quasi luna.

"Ti ho fatto del male e ti prego di perdonarmi...ti prego"
"Charles..."
Quanto amava pronunciare quel nome.
Era puro miele.
"Lo farei e lo rifarei di nuovo, ti perdonerei sempre. Sempre."
Gli prese le mani e le strinse forti alle sue, erano calde, sapevano di casa.

"Ti ho aspettato e lo rifarei sempre, perché sei tu. Sei Charles, sei il ragazzo più gentile, dolce e premuroso che abbia mai incontrato e non ho rimpianti su quello che abbiamo passato, perché ci hanno dato forza per lottare ed arrivare ad oggi"

A Miranda le mancava il fiato, la gola era secca e adesso che aveva messo a nudo il suo cuore non poteva più tornare indietro.
Doveva fidarsi di quel ragazzo.
Anzi già lo faceva ormai da tempo.

"Ti ho portata qui per un motivo, non perché le nostre parole siano buttate al vento, ma perché da qui arrivano fino giù in città"
Un'altra pausa.
"Voglio che in città la gente sappia quanto cazzo ti amo, quanto cazzo sono pazzo di te, del tuo modo di essere, di te e di te ancora!"

Miranda tremava, tremava di felicità, di gioia, di rancore forse.
Potevano essere questo anche mesi prima ma il fato aveva in serbo per loro una scalata più dura che però si era conclusa nel migliore dei modi.

"Charles...non sai quante volte ho sognato tutto questo, quante volte ho sognato di farti vedere le feste che il mio cuore fa quando ci sei tu in giro! Eh si non sono solita a dire queste cose però voglio che tu sappia che ti amo anche io, l'ho sempre fatto"
Charles la prese per i fianchi a la baciò.
Un bacio, risultato di un'attesa di ben cinque mesi.
Un bacio da levare il fiato, un bacio che richiedeva ossigeno.

seventeen // charles leclercWhere stories live. Discover now