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Uno sprazzo di sole illuminò il circuito di Sochi, coperto ormai da nubi fitte che promettevano tutto tranne che un weekend sereno.
Il cielo era grigio.
Era triste e in pochi minuti, si sarebbe lasciato andare in tante piccole gocce d'acqua che avrebbero vagato in caduta libera per poi schiantarsi al suolo.
Era sabato.
Sabato di qualifiche ma se quelle di Charles erano state già compromesse da una scelta tecnica (cambio di PU), quelle di Carlos si rivelarono semplicemente splendide conquistando un secondo posto impeccabile a soli quattrocento ottantatré decimi dalla pole position.

Ma così come il meteo, quella non sarebbe stata l'unica tempesta che si sarebbe abbattuta durante il weekend.
Miranda sarebbe stata in grado
di superarla?
Oppure sarebbe annegata insieme ad essa?

Come sempre però non aveva il tempo materiale di riflettere troppo sulle domande che si poneva, era infatti già domenica.
Poche ore e i semafori si sarebbero spenti, poche ore e Carlos avrebbe lottato per una vittoria, una vittoria che fino ad ora non aveva mai conquistato; a differenza di Charles che invece era chiamato, insieme ad altri piloti, ad una rimonta.
Rimonta necessaria per incassare punti e portarli a casa.

3...2...1...
Il tempo come sempre, pareva fermarsi. La partenza era uno dei momenti più importanti del gran premio.
Se partivi bene avevi la strada spianata di fronte, altrimenti dovevi sudare e lottare, sudare e lottare, sudare e lottare.
Fu proprio quella che aiutò Carlos, la sua partenza si rivelò ottimale permettendogli di prendersi la leadership della gara.
Durò pochi giri, ma fu bello sognare anche solo per brevi instanti.
Sperando che un giorno, non sarebbe durato solamente pochi chilometri.

Il peggio però doveva ancora arrivare.
Charles si trovava nelle retrovie a lottare con gli altri, in cerca di punti.
In cerca della top ten.
Fu lì, a pochi giri dalla fine, che il cielo si coprì.
Grigie nubi minacciavano di ribellarsi.
Grigie nubi che in pochi minuti iniziarono a lasciare tante piccole gocce d'acqua su vari punti del circuito.

Ed eccola la tempesta pronta ad abbattersi tra caos e insicurezze dei team, dei piloti.

"Box Box"
"No!"

"Box Box"
"Ok"

Due idee.
Due strategie.
Due strade differenti.

La pioggia si intensificò sempre di più finché i pochi piloti rimasti ancora con le gomme slick divennero vulnerabili.
Quel giorno qualcuno perse tutto.
Quel giorno qualcuno conquistò il suo terzo podio con la Ferrari.
Carlos Sainz non vinse, ma brillò comunque.

"Carlos! Sei fantastico. Hai guidato maestosamente"
Disse Miranda nel team radio diretto al pilota spagnolo.
"Grazie a tutti ragazzi, non abbiamo vinto ma piano piano riporteremo la Ferrari in alto"
Rispose lui ancora con la voce affannata ma colma di felicità.

Miranda però non si godette il momento, l'altro pilota infatti, occhi verdi, era arrivato quindicesimo e lei, lo conosceva fin troppo bene per sapere che non se la stava passando bene.
Così presa dal momento dei festeggiamenti, corse verso il suo motorhome dove lo aspettò per minuti interminabili.

Si accasciò sui gradini che davano l'accesso e iniziò a pensare alle parole adatte da usare quando se lo sarebbe ritrovato davanti.
Non passò però molto che una figura le spuntò davanti e lei non potette che alzare il viso.
I loro occhi si incrociarono, come la prima volta, ma adesso qualcosa era cambiato; quel verde non brillava più.
Quel verde piangeva, chiedeva aiuto, si disperava e si dava colpe.

"Cosa vuoi?"
Chiese burbero e affrettato nell'entrare in quello che era il suo motorhome.
Il cuore di Miranda si piegò leggermente, non avrebbe sorretto altro dolore eppure sapeva che era quello a cui stava andando incontro.
"Non volevo disturbarti...volevo sapere solamente come stavi"
Si giustificò lei quasi terrorizzata dell'uomo che aveva davanti.
Non lo riconosceva.
Se prima era un sole, in quel momento si rivelò solamente un buco nero capace di inghiottire qualsiasi cosa.
"Non lo vedi? Si sono felice per Carlos ma adesso levati dal cazzo te lo chiedo per piacere"
Disse lui tutto di getto.
Miranda rabbrividì.
Charles non era mai stato così, ci era andato vicino, ma mai così.
Così cattivo?
Da ferire, da lasciare graffi e cicatrici.
Lui soffriva e in quel momento godeva nel far soffrire gli altri.

"Mi dispiace per la gara"
Miranda si alzò strofinandosi le mani sui jeans, era in ansia.
Aveva paura della sua reazione.
Lo riguardò negli occhi e questa volta il verde venne completamente inghiottito dal nero delle iridi.
Non era più umano.
Non era più lui.

"...non so che idea tu ti sia fatta ma veramente lasciami stare"
Continuò poi.
Lui era fermo, dritto d'innanzi a lei, più sicuro che mai e propenso a sputarle odio in faccia.

Non è in sé.
Si ripetè lei in testa.
Non ci credeva, non ci voleva credere.
Lei non si era immaginata tutto.
Le ultime settimane non se l'era sognate.
Lui...Charles, le aveva fatto credere in qualcosa che lui stesso poi avrebbe gettato all'aria.

"Va bene..."
Si arrese.
Ormai non poteva recuperare l'irrecuperabile.
Tutto quello che avevano fatto, che si erano creati, era andato in fumo.

*

tre mesi dopo...

Jace correva da una parte all'altra del suo appartamento.
Un appartamento che nel giro di poco si sarebbe spogliato e di lui ne sarebbe rimasto solo il ricordo.
Erano passati tre mesi.
Tre mesi di lavoro, sofferenze ma allo stesso tempo, tre mesi con la consapevolezza di poter, anzi, di saper andare avanti.
Miranda a differenza delle altre volte non scappò.
Continuò a fare quello che meglio le riusciva: lavorare sodo.
Tornò alle abitudini di un tempo, quelle che si basavano su una rigorosa tabella di marcia da rispettare.

Erano passati appena sei mesi da quando i suoi due migliori amici si erano conosciuti e messi insieme.
Invidiava il loro rapporto ma non perché si parlava di Jace o di Madeline, perché anche lei desiderava un ragazzo che la mettesse sempre al primo posto, che la rispettasse ma soprattutto, che l'amasse.
Jace e Madeline erano la coppia perfetta: si erano conosciuti nella situazione più assurda di sempre e da lì non si erano più lasciati.
Perché se il Principato di Monaco spezzava i rapporti, altri ne creava e quest'ultimi erano capaci di durare forse per sempre.

Ed è proprio per questo che adesso, con un volo per Jeddah che sarebbe partito in poche ore, Miranda aiutava Jace a chiudere gli ultimi scatoloni e salutarlo.
Lui infatti avrebbe raggiunto Madeline a Genova e lì avrebbero iniziato la loro storia.

Nel frattempo le cose in fabbrica procedevano per il meglio, la Ferrari aveva portato aggiornamenti, che rispetto ai loro avversari, si rivelarono efficaci.
Il terzo posto nel campionato era ormai consolidato.
Negli ultimi mesi poi, il rapporto tra Miranda e Carlos si era intensificato sempre di più, erano inseparabili ma nonostante questo la loro amicizia era sempre in bilico questo perché in mezzo, c'era proprio lui: Charles.
Capitava spesso che i due finissero nel parlare di lui e Miranda si domandava spesso se, quando i due amici erano soli gli capitasse lo stesso.
Charles era andato avanti?
Certo.
Si sentiva con altre?
Plausibile.
Erano tutte domande retoriche a cui Miranda, dentro di se aveva già una risposta, ma sperava allo stesso tempo di sbagliarsi.
Lei voleva sbagliarsi.
Voleva errare.
Voleva non eccellere in qualcosa.

"Pensierosa?"
Una voce familiare la riportò con i piedi per terra.
Improvvisamente si ritrovò catapultata nel suo appartamento.
"Oh James...tieni giusto adesso ho finito di riordinarli"
James sedeva sul divano del suo appartamento in attese che Miranda gli desse dei documenti di lavoro da consegnare.

I due ultimamente parlavano di più e andavano sempre a pranzo insieme, si era ricreata l'amicizia che con il tempo era andata persa.
Nonostante questo lei non era intenzionata, o almeno non era ancora pronta a mettere una pietra sopra la faccenda "Charles".
Le due gare sarebbero state importantissime e lei doveva restare concentrata, perciò rimandò il tutto a stagione conclusa.
Adesso non poteva pensare al suo cuore, non aveva tempo per ripararlo, doveva pensare al team che in quel momento aveva il primato su tutto.
Era una situazione su cui era già passata e malgrado si fosse ripromessa di non ricapitarvi mai più, adesso era troppo tardi.
Il suo cuore era troppo coinvolto in qualcosa che non avrebbe mai avuto un futuro.

seventeen // charles leclercWhere stories live. Discover now