15.

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"La tua assenza si fa sentire più di ogni altra presenza"
Cit.


Passarono due settimane. Thomas riprese la sua routine, assunse una segretaria temporanea o meglio fece tornare Laurel O'Conner ai piani alti. Tra meno di due settimane sarebbe partito per la Romania per un incontro di lavoro.
Isabelle invece, aveva deciso di non andare più a lavorare, passava la maggior parte delle sue giornate a leggere libri o rileggere le tante lettere che Thomas le aveva mandato. Lei ancora lo amava, aveva solo bisogno di tempo.
Il tempo per capire se poteva intraprendere un'avventura così pericolosa con il maligno uomo che amava.
Tutte le lettere che mandava erano di supplicazioni e insieme alla lettera, arrivava un fiore sempre diverso.

Si era stancata di stare sempre a casa a poltrire come una vecchia zitella quindi decise di andare a fare un po' di shopping per coccolarsi un po'.
Indossò una semplice t-shirt grigia e un paio di jeans stretti abbinati ad un paio di Converse basse e nere.
Scese dal palazzo in cui viveva e prese un taxi che la portò a Lower Manhattan dove si trovava il Century 21 ovvero il negozio di capi firmati più economico di tutta Manhattan.
Il taxi si fermò esattamente davanti al negozio, la ragazza pagò i venticinque dollari e cinquanta cents  del trasporto inveendo sul tassista ed entrò nel negozio.
C'erano capi firmati di tutti i generi e il negozio era diviso in settori: maschile e femminile, Isabelle si avviò verso quello femminile più entusiasta che mai, erano poche le occasioni in cui lei faceva shopping.
Provò centinaia di abiti di diversi genere e marche ma nessuno l'aveva convinta; l'ultimo era un vestito corto, nero in stile azteco. Era molto carino ma non la convinceva, si guardò e riguardò davanti allo specchio fuori dal camerino.
«Ti sta a pennello» sentì una voce provenire dal suo lato destro, girò il capo per vedere il suo interlocutore ed era un ragazzo alto dalla carnagione mediterranea dagli occhi azzurri e i capelli ricci color cenere. Ma certo, era un mulatto, per niente brutto. «D-dice a me?» Isabelle si sentì divampare, un figo le aveva appena fatto un complimento.
«No, al manichino dietro» replicò il ragazzo sfoggiando un sorriso smagliante. Ad Isabelle si gelò il sangue nelle vene, il sorriso la lasciò spiazzata ma mai come quello di Thomas.
«Compralo» la incitò il ragazzo sincero. «Non ne sono molto convinta, mi fa i fianconi» disse Isabelle analizzandosi ancora. «Sciocchezze.. Comunque io mi chiamo Joshua» disse il ragazzo avvicinandosi a lei e porgendogli la mano. «Isabelle» rispose la ragazza sorridendogli.
«Josh, dove sei?» un'ochetta dai tacchi vertiginosi, magrissima e fottutamente bella uscì dal camerino con lo stesso abito che le stava benissimo.
«Linda sono qui» disse il ragazzo voltandosi verso l'ochetta. «Ma.. che ci.. Chi è questa?» chiese la tipa, la sua voce squillante innervosì istantaneamente Isabelle. «Una ragazza a cui stavo dando dei consigli» disse sorridendo ad Isabelle.
«E le fai comprare il mio stesso abito?» la ragazza era evidentemente infastidita. «Perdòn» disse Joshua baciando la mano della ragazza. Isabelle si sentì un po' il terzo incomodo così prese parola.
«Ehm... scusate ma devo tornare alle mie compere» disse Isabelle abbozzando un sorriso. «Oh ma certo! Comunque compralo!» disse Joshua sincero. «Ehm.. certo» disse in imbarazzo Isabelle. «Amore andiamo» si intromise la ragazza tirando la mano di Joshua che mimò un "ciao" e Isabelle ricambiò con la mano.
Dopo quel momento Isabelle tornò alle sue spese pazze e comprò un po' di magliette in saldo, jeans di vari stili e due vestiti tra cui quello che le aveva consigliato Joshua.
Decise di passare da Starbucks tanto per godersi un buon frullato ed ordinò un frappuccino al twix e una volta preso, si sedette vicino alla vetrina che affacciava sulla città.
Si sentiva vuota senza Thomas, quando vide quel ragazzo al negozio pensò a Thomas e a quanto le mancasse.
Le mancava come l'aria, il suo mondo ruotava intorno a lui e lo voleva, così decise di mandargli un messaggio mandando a quel paese l'orgoglio.

Da: Isabelle Johnson
A: Thomas Willows

Mi manchi...

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Finì di bere il suo frullato, guardò il telefono più di una volta ma nessuna replica.
Affranta, prese la sua borsa e uscì dal locale; non sapeva ne cosa fare e ne dove andare. Shannon era partita per l'Egitto con il suo amato dopo essere tornata dall'Italia e Isabelle rimase più sola che mai.
Alla fine decise di tornare a casa a poltrire come al solito, indossò il pigiama e cominciò a leggere un altro libro di Oscar Wild: Il ritratto di Dorian Gray.

"Viviamo in un'epoca dove le cose superflue sono le nostre necessità"

Il tempo passò velocemente e ad un tratto Isabelle sentì il campanello, sperò con tutto il cuore che fosse lui.
Guardò dallo spioncino e non vide nessuno così decise di aprire la porta. Sul suolo giaceva un girasole e una busta, nell'aria aleggiava il suo odore, era stato lì. Isabelle raccolse la busta ed entrò con fare sbrigativo aprì la lettera.

Cara Isabelle,

questa sarà la centesima lettera che ti scrivo.
Un uomo un giorno mi ha lasciato un bigliettino con scritto;"Non puoi cancellare un passato che fa male, ma puoi creare un presente che ti guarisca da quel dolore". Ho i fantasmi del passato che mi tormentano, il ricordo di Hilary nella mente, un'adolescenza orribile, prima di conoscerti non sapevo neanche il significato della parola amare, come già ti ho detto molte volte io usavo le donne, questo nuovo sentimento mi spaventa così tanto che ho paura di starti vicino ma in questa settimana ho capito una cosa. Tu sei il mio presente e solo tu puoi guarirmi dal mio passato e io sono il tuo futuro.
Isabelle Ginevra Johnson, io ti amo.
E se anche tu provi i miei stessi sentimenti, apri la porta.

Tuo, Thomas.

Isabelle era caduta in un pianto di rimorsi, ricordi e amore. Quando lesse l'ultima frase si avventò sulla porta e l'aprì di scatto. Davanti a lei c'era Thomas, con la faccia affranta incline al pianto.
«Thomas..» sussurrò la ragazza prima di abbracciarlo. Quel tocco tra i due fu magico, qualcosa di particolare che nella sua vita non aveva mai avuto con nessuno.
«Ti amo Isabelle» le sussurrò all'orecchio e Isabelle sentì il cuore ricucirsi, non le serviva il tempo, le serviva lui.
Dopo un tempo indefinito abbracciati sulla soglia della porta entrarono; Isabelle fece la cioccolata calda per entrambi e si sedettero sul divano.
«Thomas, ho bisogno di capire» disse Isabelle all'improvviso impaurita perché pensandoci, lei neanche lo conosceva bene. Erano passati pochi mesi e non lo conosceva del tutto. Isabelle si ricordò le parole del signore cinese "Nonostante l'età?" Chi era l'uomo che lei amava tanto? Quale segreto cela?
«E io sono qui per farti capire» disse determinato Thomas accarezzandole la mano. Isabelle sentì un brivido percorrerle il corpo: era paura.
«Q-quanti anni hai?» chiese Isabelle fissando la mano. «Vent'otto» rispose Thomas con molta calma. «Allora perchè il cinese mi avevano fatto quella stupida domanda?» «Perché pensavano fossi una diciottenne e credo sia quello il motivo per cui ti ha fatto quella ramanzina» disse Thomas accarezzandole i capelli, Isabelle si rasserenò un po'.
«Chi è veramente Laurel?» chiese puntando i suoi occhi in quelli di lui, vide una goccia di sudore sulla tempia, per caso aveva paura? Tirò un sospiro poi rispose: «Laurel è stata la mia prima segretaria, la mia prima dipendente con cui..»

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CAPITOLO REVISIONATO! Se trovate altri errori fatemi sapere!💕

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