08.

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''Ti amavo così tanto che mi ferivi e ti consolavo.''

Cit.

Isabelle si alzò con l'odore di caffè sotto al naso quella mattina.

Tutta la schiena le doleva e notò che aveva addosso i vestiti del giorno prima.

«Buongiorno dormigliona» sentì una voce sensuale nelle orecchie poi delle mani che le massaggiavano i piedi, quando finalmente aprì gli occhi, si ritrovò Thomas davanti. Lei lo afferrò e gli lasciò un dolce bacio sulle labbra

«Fai colazione con me?» chiese lui facendole gli occhi da cucciolo, quei occhi smeraldo la facevano morire. «Certo!» sorrise baciandogli il naso, ancora non ci poteva credere che quel uomo era finalmente suo.

                                                                                   ***

«Belle, sposta tutti i miei impegni del weekend alla settimana dopo» le disse lui dopo aver ricevuto la sua camomilla.

«Certo! Ah mi potresti fare un favore?» le chiese Isabelle dalla soglia della porta, non si sentiva più quella voce fastidiosa di Barbara e un po' le mancava.

«Tutto per te» rispose lui facendole l'occhiolino, «Richiama Barbara.. in fondo mi manca» disse e senza dargli tempo di rispondere uscì.

Tornò in ufficio a lavorare ma ad un tratto le squillò il cellulare e rispose senza guardare chi fosse: «Pronto?» «Ei' ciao Belle, sono Christopher tuo fratello in Australia».

Alla ragazza le si gelò il sangue nelle vene, dopo tre anni di lontananza il fratello s'era rifatto vivo. 

«Che vuoi?» chiese bruscamente. «Vederti, sono in America da una settimana e domani verrò a New York per una conferenza così ho deciso di farti uno squillo»

«Non posso... lavoro» tagliò corto «Dai per favore Belle! Solo dieci minuti» doveva ammettere che la sua famiglia anche se non la perfetta, le mancava ma il dolore inflitto era troppo, sarebbe stata in grado di perdonare?

«Solo dieci minuti» si arrese in fine e poté sentire il sospiro dall'altra linea del telefono. «Ok dove?» chiese allegro il fratello «Vieni alla Willows Enterprise alle dodici» disse con noncuranza«Perfetto ci sentiamo». Dopo aver chiuso la conversazione si massaggiò le tempie, non ne poteva più pensava seriamente di aver bisogno di una vacanza, e vera.

In serata, alle sette insieme al capo scese al piano di sotto per andare a casa di lui, nessuno sapeva che si stavano frequentando così lui la precedette nell'uscire e Isabelle si fermò a salutare Laurel ancora in servizio.

«Ei'! Stacchi?» chiese Laurel visibilmente esausta. «Si ma domani farò tardi. Ah Barbara tornerà»la informò con noncuranza Isabelle. «Cosa?!»esclamò la receptionist.

«Hai capito bene... io devo andare ci vediamo»

                                                                                           ***

«Vuoi entrare?» le chiese Isabelle dal finestrino «No, vai a preparare la borsa ed andiamo» gli rispose lui con arroganza «Non ho capito, cosa ci devo fare con una borsa» aggrottò la fronte lei.«Vieni da me! Ieri sono venuto io, oggi vieni tu» affermò Thomas.  Isabelle fece roteare gli occhi «Dammi dieci minuti»e corse nell'appartamento.

Quando entrò trovò Shannon e Louise sul divano a limonare  come due adolescenti con gli ormoni in crisi e non si erano neanche accorti della sua presenza. Isabelle decise di non disturbarli, entrò in camera e prese i vestiti del giorno dopo facendo il minimo rumore poi sgattaiolò via subito.«Dai sbrigati!» le urlò Thomas dal finestrino.

Una volta saliti in macchina, Thomas strinse a se Isabelle le accarezzò lentamente i capelli; amava il colore dei suoi capelli, era la prima cosa che lo aveva attratto. Anche Hilary aveva i capelli rossi..

A quel pensiero glie li strinse così forte da farsi diventare le nocche bianche, non ci vid più dalla rabbia e dal dolore «Thomas cos'hai?» gli chiese aggrottando la fronte Isabelle che non capiva il motivo per cui lo stesse facendo.

Lui non rispose, era caduto in catalessi.

Dopo un tempo indeterminato Thomas lasciò i capelli e l'abbracciò; quando stava con lei non ci capiva più niente perché le ricordava il passato e ne aveva paura. L'uomo più freddo di New York dietro la corazza di ghiaccio nascondeva un ragazzo impaurito.

«Avevo diciassette anni e frequentavo l'ultimo anno del collage, avevo una ragazza dai capelli rossi come i tuoi, ricci e delicati. Stavamo insieme da due anni e sognavo di sposarla un giorno ma sai che ha fatto? È andata a letto con mio padre.» disse con gli occhi lucidi, Isabelle appoggiò la testa sul cuore di lui e sentì i battiti lenti.

«Il bello é che non ha negato niente, anzi mi ha anche riso in faccia. Mio padre aveva fatto finta di niente, era normale no? Andare a letto con una sedicenne. Lo dissi a mia madre e sai cosa aveva fatto? Mi aveva dato uno schiaffone in faccia e cacciato di casa levandomi tutto, ho vagabondato per un anno intero prima di venire qui a New York e cominciare una nuova vita grazie al poker.» dopo quel racconto la ragazza si sentì male per lui, capì che loro due erano praticamente uguali, avevano alle spalle fantasmi del passato che li avevano resi quello che erano.

Arrivarono a casa di Thomas e le fece posare la borsa nella stanza degli ospiti. «Non dormo con te?» chiese delusa lei «No perché non dormiremmo e domani ho un'intervista, devo essere carico» rispose lui posando la sua borsa nell'armadio. «Mh.. okay» rispose lei anche se in realtà non capì il senso dell'invito.

Thomas le prese la mano e la portò in una classica cucina in legno pregiato dove una signora era indaffarata con le pentole. «Ciao Consuelo, questa è Isabelle» una signora dalla carnagione olivastra bassa e in carne dagli occhi e i capelli neri le sorrise. «Buonasera signorina Isabel» aveva un accento strano.

«Amore lei è una delle mie governanti» le sussurrò all'orecchio lui elettrizzato.

Dopo mezz'ora cenarono con un piatto di riso al pesto e per secondo bistecca ed insalata, Isabelle non mangiava così dai tempi più remoti.

«Andiamo nel mio studio» Thomas le prese la mano e la portò nel suo studi;  una stanza piena di libri e quadri di ogni genere.
Davanti alla scrivania c'era una signora alta e magra che aveva una pezza in mano. «Buonasera Sarah, puoi lasciarci soli?» la signora si girò e con un inchino uscì «Ma quante governanti hai?» chiese Isabelle sotto shock. «Due governanti e un autista» disse con nonchalance.

«Wow.. posso vedere i tuoi libri» chiese Isabelle avvicinandoci ad uno scaffale stracolmo di libri. «Certo!»«Tu leggi?»

«Ovvio! Amo leggere e tu?» chiese la ragazza toccando le copertine di ogni libro, Thomas l'ammirava era bellissima, una vera principessa. «Ogni tanto» disse avvicinandosi a lei.

«Autore preferito?» chiese tirando fuori dalla libreria un libro polveroso, sulla copertina c'era scritto 'La divina commedia' «Oscar Wild il tuo?» chiese guardando il libro che aveva in mano lui.

«Nessuno in particolare, guarda questo é in italiano, l'ho comprato in un negozio d'antiquariato» disse spolverandolo. «Wow! Tu lo sai leggere vero?» disse sorridendogli

«Si, ho vissuto un po' di mesi in Italia a Siracusa» disse posando il libro e avvicinandosi alla finestra. «Wow, è il mio sogno andarci, posso... farti una domanda?» chiese pizzicandosi le mani «Certo!»

«Ehm... tu l'amavi Hilary?» chiese a testa bassa.

Thomas prima di rispondere ci penso a lungo «Non lo so..» «avevo solo diciassette anni» disse avvicinandosi a lei e abbracciandola. 

Capì tutto: Isabelle si era innamorato di un mostro che cercava di diventare migliore ma ci sarebbe riuscito?

||Spazio d'autrice||

Ciao belli! Chi è realmente questa Hilary? Secondo voi?

CAPITOLO REVISIONATO!

Abbracci, JWarrior

Everlasting||Love Trilogy||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora