«Che cosa intendi?»

«Se mai dovessimo trovare qualcosa d'incriminante sulla azienda... Su Logan... Su Ethan... O anche se Grace... Cosa faresti?»

«Deciderei tempo debito. Forse andrei alla polizia, o forse me lo terrei per me.»

«E Cosa faresti con le informazioni?»

«Non posso risponderti, Noah, perché è ipotetico. Dobbiamo sapere cosa c'è su quella chiavetta. Potrebbe essere niente, anche se, perché prendere tutte queste precauzioni per niente?»

«Possiamo decidere una volta decifrati i file?» Noah annuisce dubbiosamente

«Bene, allora, andiamo...» Noah tira fuori il portafoglio alla ricerca di una banconota da 20 dollari

«Aspetta, anch'io pagherò la mia parte!»

«Non preoccuparti.»

«Mi stai facendo un favore, però. È giusto che paghi io.»

«Potresti aver portato inavvertitamente alcune risposte sulla morte di Grace. Ciò merita un pasto.» Noah ha un triste sorriso in volto, mentre rimette il portafoglio nella tasca della giacca.

«Bene. Basta parlare. Torniamo al lavoro.» Mi alzo contemporaneamente a lui, poi mi dirigo verso l'uscita del ristorante. Molte domande mi attraversano la testa e so già che non riuscirò a rimanere concentrata per molto tempo.

Due ore prima...

Accigliato, meccanicamente faccio roteare una penna tra le dita. Di fronte a me ce Ethan, sorride con nonchalance, come al solito.

«Ti ricordi che non lavori qui, Ethan, vero?»

«Per ora! Inoltre sarò onesto con te... Se fossi in te, non so se avrei potuto essere così "sciolto" con un ragazzo pronto a prendere il mio posto.»

«So già che non hai possibilità, Ethan. Non mi preoccuperò di una possibilità che non accadrà mai.» Piuttosto accigliato dalla mia risposta, Ethan ride un po'.

«La fiducia è qualcosa che ogni Date ha, a quanto pare.»

«Sei venuto fin qui per raccontarmi questa roba?»

«No, per niente. Voglio che mettiamo da parte le nostre differenze per alcune ore. So che hai inviato il nostro caro Derek a cercare informazioni su ciò che è accaduto alla festa. Perché vuoi proteggere Madison. Sbaglio?» Accenno lievemente

«Questo è quello che ho pensato. Bene, a quanto pare, abbiamo fatto la stessa cosa. E se facessimo pace per pranzo ed entrambi controllassimo?»

«Mi stai aiutando, Ethan?»

«No. Aiuto prima Madison. Sei d'accordo allora?»

«Non mollerai finché non dirò di sì.»

«Hai capito tutto.»

«Va bene, allora. Ma spero per te che non mi farai perdere tempo.» Ethan ride e basta.

Due ore dopo...

Continuo ad alternare la digitazione sulla tastiera con lo sbirciare discretamente il mio telefono. Ma non basta, perché Evans, proprio accanto a e, a volte mi lancia degli sguardi curiosi. Dopo due ore su questa giostra, il mio collega, piuttosto curioso, crolla.

«Stai aspettando qualcosa, Madison?»

«Uh, sì. Chiamata importante. Roba di lavoro.» Taglio corto questa conversazione il più rapidamente possibile. Non voglio assolutamente prendere questa strada. Passa un lungo quarto d'ora, fino a quando il mio cellulare finalmente vibra.

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