12 Nicolas Devinson

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Mi sono abituato a dire 'non fa niente.' E invece fa, fa tanto, ma tanto male.

Un pesante silenzio accompagna ogni mio passo, mentre cammino verso il mio ufficio. Naturalmente, Meryl non nasconde il suo piccolo sorriso beffardo. Aaron invece, mi guarda come se il mio fallimento non lo sorprendesse, deve anche pensare che fosse ovvio, che non gli sarebbe mai dovuto essere tolto, che avrebbe fatto meglio di me. Mentre mi sistemo, i miei occhi vanno all'ufficio di Grace, e in momenti come questo che mi manca ancora di più. Sarebbe stata in grado di consolarmi, di dirmi che va tutto bene, che non devo lasciarmi abbattere. Accendo il mio computer e cerco d'ignorare tutto ciò che mi circonda, non posso lasciarmi abbattere. Sono ancora qui. E farò tutto il possibile per dimostrare loro, che quello che è successo con Dleaty Care, è stato solo un errore. Le mie dita si stanno attivando sulla tastiera e mi acciglio con determinazione. Due ore dopo mi prendo una breve pausa e mi dirigo verso la sala ristoro, per isolarmi un po', purtroppo per me, la stanza non è vuota. Peggio ancora, Meryl si trova davanti al microonde, dove sta riscaldando qualcosa da mangiare.

«Ciao, Madison!»

«Ciao.» Finisco il mio yogurt e mi alzo senza dire un'altra parola per tornare nell'open space, mi rifugio sul piccolo balcone usato dai fumatori. Per mia fortuna, questa volta, non c'è nessuno, e mi appoggio alla ringhiera, a testa in giù, non devo far vedere le mie debolezze, non ora, non dopo tutto quello che è successo. Piccoli urti sul vetro mi fanno alzare lo sguardo, mi guardo alle spalle. Evans apre timidamente la porta.

«Scusa il disturbo... Ma volevo sapere se stessi bene.»

«Sto bene, sì.»

«Mi dispiace.»

«Non ce bisogno.» Evans si avvicina a me e si appoggia alla ringhiera accanto a me.

«Hai molto coraggio ad affrontare tutto questo con tanta calma.»

«Impazzire non cambierebbe nulla. La risposta migliore è continuare a lavorare. So in cosa sono brava.» Evans emetto un piccolo fischio d'ammirazione

«Vuoi essere il mio mentore? Perché onestamente, credo di avere molto da imparare da te, in questo momento.» Rido un po'

«Non credo sarei un ottimo mentore, ma grazie per il complimento.» Mi rivolgo a Evans, che ha un piccolo sorriso sul volto. Non dimentico perché è qui, chi ha sostituito.

«Un consiglio da mentore: Dobbiamo rientrare, le pause sono corte e Aaron ci sta guardando.» Evans mi fa un ironico saluto militare, poi torna nell'open space. Faccio un respiro profondo prima di seguirlo. Mi massaggio la fronte come su un dolore perpetuo mi dividesse in due parti il cranio, non credo che durerò ancora molto, non credo... Ho ancora due ore di tempo, ma sono al capolinea.

«Madison? Stai bene? Sei strana.» Tolgo gli occhi dal computer e mi ritrovo di fronte a Noah, che batte la spalla con una cartella che ha in mano.

«Ho un mal di testa che mi fa venire voglia di sbattere la testa contro il muro.»

«Dovresti andare a casa.»

«No, preferirei di no...»

«Sì, ho sentito parlare di Dleaty Care, Calman è uno stupido; sono arrivato qui prima di lui. Quando lasci che il tuo ego si metta in mezzo, ti trovi di fronte a una brusca caduta. Se avessi accettato le proposte un po' meno vantaggiose sulla carta allora, potrei avere ancora la mia azienda.»

«Mi dispiace per te, Noah.» Noah scuote la cartella davanti a lui

«Beh, la colpa è mia. Bene, ti lascio al tuo lavoro, hai già abbastanza da fare con la tua emicrania.» Noah fa un cenno con la testa per salutarmi, poi va via. Io, invece, frugo nella borsa alla ricerca di antidolorifici.

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