Capitolo 7

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-l'hanno trovato i proprietari di un negozio di elettronica a Santa Monica-

Non realizzai subito ciò che mi aveva detto Stacey. Mi aiutarono un sorso di Coca cola e due minuti di riflessione. Avevano trovato George. Avevano...trovato...George. Chiusi gli occhi e deglutii, dovevo mandare giù il fatto che molto probabilmente il giorno dopo sarei tornata ad Howville. Ma scacciai quel pensiero egoista e riflettei sul fatto che mio nipote stesse bene e che fosse sano e salvo. Quindi, dopo ancora qualche secondo per riordinare i pensieri, mi rivolsi a Stacey.

-andiamo subito lì-

Mentre Stacey guidava verso Santa Monica, io guardavo fuori dal finestrino con gli occhi lucidi. Molto presto avrei lasciato quel posto, questi anni, e sarei tornata nella mia cittadina ottocentesca e bicolore. Osservavo i vestiti che indossavano le persone, le palme intorno alle strade, i negozi, i cartelloni, le insegne luminose, la scritta di Hollywood; cercavo di concentrarmi sui colori.

Sentivo il rumore dei motori delle auto, le persone che parlavano... e più facevo caso a queste piccole cose più i miei occhi si riempirono di liquido lacrimale.

Arrivammo al negozio di elettronica, Stacey parcheggiò e poi entrammo dentro. Il negozio era gigante, c'erano milioni di corridoi di scaffali pieni di prodotti. Spuntò una donna dal nulla, come se si fosse materializzata in mezzo a un corridoio. Aveva una maglietta grigia con il colletto rosso e un simbolo cucito sul taschino insieme a una targhetta. Probabilmente l'uniforme del negozio.

-immagino che voi siate le ragazze della telefonata, dell'annuncio del bambino intendo. Ok, seguitemi-

Ci fece segno con la mano di seguirla. Ci portò nel retro del negozio, in una stanzetta con un piccolo divano e un tavolino con due sedie. George era seduto sul divanetto mentre beveva qualcosa di caldo e aveva una coperta sulle gambe. Appena mi vide si alzò dal divano e posò la tazza sul tavolino.

-ZIAAAA- esclamò prima di abbracciarmi forte. Io mi ero abbassata per ricambiare l'abbraccio. Dopo un po' George si staccò.

-Zia Zia, assaggia questa bevanda- prese la tazza e me la passò. Io ne bevvi un sorso. Era the caldo con limone e miele. Mia madre lo faceva sempre per me e per Nellie quando stavamo male.

-buonissima- dissi posando la tazza sul tavolino.

-stai bene ?- gli chiesi pettinandogli i capelli con le mani.

-si zia, non ti devi preoccupare-

-si che mi preoccupo, altrimenti tua madre mi ammazza- scherzai io.

-posso fare un giro per il negozio?- chiese George alla signora.

-non saprei, chiedi a tua zia- gli rispose lei abbassandosi verso di lui. Chinandosi, le cadde un ciondolo sul pavimento. Per essere gentile mi abbassai per raccoglierlo e lo vidi. Era il ciondolo, la piastrina d'argento con la rosa incisa. Passai qualche istante a fissarla e d'un tratto la mia vista si era appannata, i miei occhi erano sul punto di allagare il negozio e mandare in tilt tutti gli apparecchi elettronici. Lo tirai su tenendolo sul palmo della mano e lo riconsegnai a...alla signora.

-gentilissima- mi ringrazio lei riagganciandosi il ciondolo. Guardai la sua targhetta con il nome: Nicole Ester Collins. Era lei.

D'un tratto mi travolsero troppe emozioni e troppi pensieri allo stesso tempo e sentii il bisogno improvviso di sedermi come se stessi per svenire. Mi sedetti su una delle due sedie del tavolino. Non saprei descrivere come mi sentissi davvero in quel momento. Ero sopraffatta da talmente tante sensazioni all'improvviso che mi faceva male la testa e guardavo davanti a me con espressione vitrea e probabilmente ero diventata bianca come un cadavere. Stacey e...lei, si misero accanto a me preoccupate.

UN SOFÀ PER QUATTRO, fuori dallo schermoWhere stories live. Discover now