CAPITOLO 8

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E così si ritrovò a casa di Connor. Si era data giusto il tempo di tornare a casa e farsi una doccia e di indossare qualcosa che non puzzasse dopo ore di allenamento, poi era andata da lui.

Connor aveva preso delle pizze. Artemis non aveva idea di dove le avesse prese. Al campo non c'era nessuna pizzeria e il centro della città era piuttosto lontano. Ma non chiese nulla. Era una vita che non mangiava una a pizza, cercava sempre di tenersi in forma e di fare una dieta equilibrata e salutare, questo ovviamente non includeva la pizza, così come le tonnellate di ciambelle glassate che le offriva ogni giorno Talia. Artemis si chiedeva come facesse a mangiare tonnellate di quella roba senza ingrassare. Ma di una cosa era certa, Talia era drogata di ciambelle glassate.

Comunque decise di fregarsene per una volta e mangiò quella maledetta pizza. Che era piuttosto buona, oltretutto.

Zed arrivò in ritardo. Cosa avrà mai avuto di così importante da fare?

Artemis si chiese perché fosse venuto, dopotutto non conosceva nessuno, ma in fondo Zed sembrava un tipo socievole, sicuramente non sarebbe rimasto in silenzio nel suo angolino. O forse era venuto solo per infastidire lei. Molto probabile. La sua sola presenza le dava sui nervi, il modo in cui si muoveva come se credesse di essere superiore a tutti, in modo agile senza avvicinarsi volontariamente troppo agli altri, il suo sorrisetto che teneva incollato in faccia, il suo modo di scrutarsi sempre attorno come se fosse perennemente sull'attenti, il modo in cui parlava, con quel tono di scherno. Poi, in un terribile momento di rivelazione, Artemis si rese conto che molti dei suoi comportamenti erano anche i suoi,  e pensò che probabilmente anche lei in quel modo infastidiva chissà quante persone. Si ricordò che dopotutto Zed era cresciuto in una famiglia come la sua, perciò probabilmente avevano avuto un addestramento simile. Poi rammentò che erano nemici, perciò doveva smettere di pensare a lui, in qualsiasi modo, perché tanto avrebbe vinto lei. Infine si ricordò che doveva smettere di fissarlo perché Zed la colse in flagrante.

Senza essersene resa conto lo stava ancora fissando. Ma non distolse lo sguardo, ormai che l'aveva vista, non avrebbe fatto la figura della ragazza imbarazzata. Questo evidentemente incoraggiò Zed ad andare vicino a lei. Già aveva dovuto sopportarlo quel pomeriggio, proprio non sapeva se sarebbe riuscita a reggere anche una sera.

-Pensavo fossi il tipo da "non mangio schifezze". - le disse sedendosi accanto a lei. Si era cambiato, indossava una maglia bianca (di nuovo, ma aveva solo maglie bianche?) e dei jeans e i capelli non più sudati anzi che ricadere sulla fronte erano stati pettinati in un ciuffo che lui continuava a toccare, passandoci un mezzo le dita. Anche quel gesto la infastidiva. Ma la infastidiva perché inconsciamente si chiedeva che sensazione dovesse dare passare le dita fra i suoi capelli.

-Lo sono, infatti. Ma so fare e eccezioni.- rispose senza troppa enfasi.

-Wow, sembri felice di vedermi.-

-Mm, non sai quanto.-

-Beh, non mi hai ancora cacciato via, deduco non ti infastidisca troppo la mia presenza, giusto?-

-È la casa di Connor, non posso cacciarti.-

-Ma potresti andare a parlare con qualcun altro.-

Artemis lo guardò male. -Veramente sei tu che stai parlando con me, Colton.-

-Mi chiamerai sempre così? Zed è troppo amichevole per te?-

Artemis non rispose.

-Va bene, come vuoi.- mormorò lui. - Quindi tu e Connor siete amici, eh? Non pensavo ne avessi.-

-Mi stai irritando.-

Zed sbuffò. -Sai che novità.-

-Dico sul serio. Ti comporti come se sapessi tutto della mia vita, ma mi hai visto per la prima volta tre giorni fa, perciò stai zitto per favore.-

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