CAPITOLO 5

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La giornata seguente Artemis non era per niente di buon umore. Era stanca, la sera prima era rimasta tutta la sera ad allenarsi per recuperare le ore perse durante il pomeriggio e aveva rifiutato la richiesta di Talia di uscire e passare una giornata tra amiche.

Inoltre aveva piovuto tutta la notte e l’aria mattutina era umida e fredda, il cielo era nuvoloso. Insomma sembrava una pessima giornata.

Infine, quella sera sarebbe dovuta andare alla cena con suo padre, e non ne aveva la minima voglia. Perché l’aveva chiamata quando la Stommerace era così vicina? Di solito si faceva vivo di rado. Forse doveva dirle qualcosa di importante.

La giornata passò così, tra le battute acide di Artemis e Talia che le chiedeva cosa avesse, tra gli allenamenti e lo studio delle tattiche per battere Zed Colton.

Per fortuna, il ragazzo non si fece vivo tutto il giorno e non la importunò. Meglio così. Artemis avrebbe anche potuto ucciderlo se l’avesse irritata in una giornata pessima come quella. Lo vide solo una volta, a pranzo, seduto ad un tavolo pieno di gente e accanto a lui Dalia Davis che faceva la gatta morta, anche se Zed non pareva darle molta retta. Artemis quasi sorrise. Allora esisteva qualcuno capace di non dare attenzioni a Miss Capelli Rosa.

Incredibile quanta antipatia Artemis provasse per lei. Come faceva Talia a sopportarla? Se riesce a sopportare me, può sopportare chiunque, si disse Artemis. Dopotutto, sapeva di essere una persona difficile da gestire. E comunque Dalia Davis aveva qualcosa a suo vantaggio. Era brava nella corsa. Era una delle migliori. E per essere cacciatori saper correre poteva essere sempre utile. Era incredibile che sapesse fare qualcosa.

Artemis mangiò da sola, poi tornò ad allenarsi. Poteva sembrare noiosa. Sempre da sola, sempre ad allenarsi. Ma la sua vita era quella e a lei stava bene così. Non le importava cosa pensassero gli altri.

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Tornò a casa che erano ormai le sette di sera. Sarebbe sicuramente arrivata in ritardo. Si fece una doccia, indossò una tuta e partì per raggiungere il centro di Starcity. Non aveva vestiti eleganti al campo, perciò si sarebbe cambiata una volta arrivata a casa. Era sicura che nell’armadio della sua ex stanza ci fossero ancora i suoi vestiti.

Chiamò un taxi e si fece portare nel quartiere ricco di Starcity. Vide casa sua e disse al taxi di fermarsi. Pagò e scese. Casa sua era una delle più grandi del quartiere. Tutta bianca, con una grande portico all’entrata e circondata da un enorme giardino pieno di statue e fontanelle. Era troppo lussuosa per piacerle. A lei piacevano le cose più semplici, non si sentiva a suo agio in tutto quel lusso, nonostante fosse cresciuta lì.

Bussò alla porta e un domestico le aprì, facendola entrare nel grande salone per accogliere gli ospiti. Era una casa moderna, ma regale. Tutti i mobili erano di legno chiaro e quasi si confondevano con le pareti candide, ma c’erano anche pezzi di arredamento più scuri, come un tavolo di legno con le gambe di metallo nero. Il pavimento di marmo bianco e degli enormi lampadari illuminavano tutta la stanza. Artemis raggiunse il salotto, dove c’era suo padre ce discuteva con suo fratello.

Ovviamente, Theo era già lì. Lui non era mai in ritardo.

Il divano grigio poggiava su un tappeto rosso. Per fortuna il salone era un po’ più colorato. Di fronte al divano c’era un enorme televisore e delle casse. Una parete era ricoperta da una gigantesca libreria colma di libri e tomi di ogni genere e poi c’erano tutta una serie di scaffali con soprammobili e cimeli di famiglia. Il tutto era arricchito da vasi di fiori e piante, messi un po’ ovunque, ma senza essere di troppo.

-Sei in ritardo, Artemis.- la rimproverò il padre. –E non sei nemmeno vestita.-

Suo padre era un uomo che ormai aveva quasi tutti i capelli bianchi, elegante come al solito, con il suo completo nero che si abbinava alla cravatta. Le rughe sul volto gli davano un’aria ancora più maestosa.

-Mi cambierò, non preoccuparti.- Artemis sbuffò.

▪️Stommerace▪️Where stories live. Discover now