CAPITOLO 3

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La mattina dopo, la sveglia suonò alle cinque e mezza, come sempre, ma Artemis si svegliò col mal di testa. Per la prima volta non aveva voglia di alzarsi, voleva solo restare a letto a dormire ancora un po'. Ma la Stommerace era più importante di quello che voleva lei.

Perciò si alzò, indossò una tuta nera e prese il suo arco. Che si dia inizio alla giornata!

Artemis perseguì la solita routine mattutina. Tutto monotono, tutto noioso, tutto fatto col mal di testa.

Decisamente non fu una delle sue mattinate migliori. Ma ei, la Stommerace non si sarebbe fermata solo perché lei non era in forma, perciò continuò i suoi allenamenti.

Contro ogni aspettativa, in palestra trovò Connor. Stava prendendo a pugni un sacco da boxe. Sembrava stare meglio di lei, nonostante la sera prima fosse molto più ubriaco.

-Cosa ti ha fatto di male quel sacco?- disse Artemis. Ma perché gli aveva parlato? Cercava sempre di starsene per conto suo durante i suoi allenamenti. La sbornia l'aveva fatta impazzire.

-Artemis.- mormorò lui sorpreso. -Allenarmi mi fa sentire meglio. Credo di aver bevuto un po' troppo ieri sera. Davvero troppo in effetti.- le disse.

-Non ti ricordi niente quindi?-

-Non molto, no.-

Chissà perché, Artemis sospirò di sollievo.

-Mi ricordo te però.-

Artemis spalancò gli occhi.

-Beh, ho la tua immagine nella testa. Non so bene cosa sia successo. Immagino niente visto che tu hai un muro innalzato davanti a te, giusto?-

-Giusto, meglio non avvicinarsi troppo ad Artemis Brikton.-

-Potrebbe morderti.- scherzò Connor.

Artemis stava cercando qualcosa da dire. Stava svuotando tutti i cassettini del suo cervello alla ricerca di qualcosa di cattivo da dire. Nessuno la prendeva in giro. Lei doveva farsi rispettare. Doveva dirgli che non doveva parlarle così. Ma invece rise. Rise? Perché mai rise? Non voleva ridere, le sfuggì una risata e fu così naturale e liberatoria che non riuscì a trattenersi. La verità era che Connor le piaceva. Sì, l'aveva sempre sottovalutato, ma era un tipo apposto. E lei si ricordava tutto della sera prima. Era divertente. Faceva un sacco di battute e scherzava. Ed era facile essere sé stessa con uno ubriaco sapendo che poi non si sarebbe ricordato niente. Ma in qualche modo Connor era riuscito a piacerle. Forse doveva dare più chance agli altri, magari qualcuno le sarebbe stato simpatico, magari avrebbe avuto qualche amico in più.

Ma aveva davvero bisogno di amici? Tutti hanno bisogno di amici, avrebbe detto suo fratello.

Ed ora non trovava davvero niente di insensibile o freddo da dire a Connor. Nessuna "frasetta alla Artemis". Così dicevano tutti quando rispondevano male a qualcuno, quando dicevano qualcosa di insensibile. Frasetta alla Artemis. Non le aveva mai dato fastidio prima d'ora. Ma ora che ci pensava era un'offesa nei suoi confronti. Avrebbe dovuto farli smettere.

Si ricompose. -Ti va di combattere? Cerco sempre qualcuno con cui combattere la mattina, ma la palestra è sempre vuota. Probabilmente mi alleno troppo presto.-

-Tu dici?-

-Non troppa confidenza, Connor.- lo ammonì lei.

-Ci sto. Combattiamo.-

Entrarono nel ring e iniziarono a combattere. Artemis era brava nel combattimento, ma lo era anche Connor. Era uno dei migliori in realtà e Artemis lo riconosceva. Voleva essere la migliore, ma sapeva dire quando gli altri erano bravi. Connor era più grande e forte di lei, ma Artemis era più agile e lo sfruttò a suo vantaggio. Con fatica vinse.

Uscirono dal ring sudati e con il fiatone. -Sto decisamente meglio. Sbornia smaltita. Credo che andrò a prendere qualcosa da mangiare. Vieni anche tu?- le chiese Connor.

-No, di solito vado a correre prima.- erano già troppe parole messe insieme per lei. Connor aveva avuto l'onore di conoscere una Artemis di buon umore. Ora non era più così invisibile per lei, dopotutto.

Artemis cominciò la sua corsa, sta volta arrivò fino alla quercia più grande, alla fine del bosco. Amava quel posto. Non ci andava mai nessuno lì, nessuno aveva voglia di spingersi così lontano.

Le piaceva sedersi sotto quell'albero a riprendere fiato, sentire i suoni della natura, il fruscio dell'acqua in lontananza, il debole cinguettio degli uccelli, il soffio acuto del vento tra i rami degli alberi. I rami della quercia erano lunghissimi e formavano una grande zona d'ombra tutto intorno al tronco, ma i raggi del sole filtravano comunque fra le fessure tra i rami e le foglie, creando una specie di tappeto di puntini luminosi. Era un posto magico.

Sarebbe potuta rimanere lì per ore. Ma una volta ripreso fiato dovette ripartire, per tornare al campo.

Quando arrivò trovò un gran trambusto. Perché c'era tutta quella folla radunata vicino alla Taverna? Era stato allestito una specie di palco con delle cassette di legno. Malcom Scott ci salì sopra con un megafono in mano. Malcom era in qualche modo il guardiano del campo. Era un uomo sulla quarantina, con i capelli che cominciavano già a imbianchirsi e delle grosse braccia muscolose, decisamente sproporzionate con il resto del corpo. Aveva lui il comando del campo e insieme a Sabrina Lutt, una ragazzina bionda e occhialuta, gestiva la Stommerace.

-Ragazzi e ragazze...- disse Malcom, la sua voce amplificata dal megafono. -Abbiamo un nuovo arrivato tra noi! Parteciperà alla Stommerace con l'intenzione di vincere, perciò Artemis se ci stai ascoltando, dovresti iniziare ad avere paura. Vi presento Zed Colton!- un ragazzo super alto salì sul palco tra gli applausi della folla.

Artemis spalancò gli occhi. Colton aveva detto? Proprio quei Colton?

La famiglia Colton era sempre stata rivale della famiglia Brikton. Erano ottimi cacciatori. Le loro famiglie si erano sempre contese il ruolo di cacciatori ufficiali, ma la famiglia Brikton aveva vinto. I Colton avevano deciso di ritirarsi e trasferirsi, dissero che sarebbero tornati e avrebbero preso il comando della città, di Starcity e che sarebbero stati per sempre loro i cacciatori uffuciali. Non si erano più rifatti vivi fino a quel momento.

In effetti, Fred Colton si era avvicinato molto al sindaco di Starcity, tanto da cominciare a lavorare in municipio. Molti dicevano che avrebbe partecipato alle prossime elezioni come candidato. Ma anche il padre di Artemis aveva un importante ruolo politico in città, non a caso erano così ricchi. Il sindaco e suo padre erano ormai buoni amici, in qualche modo lui era il suo consigliere.

Ma Artemis aveva pensato che ormai i Colton avessero rinunciato a voler essere cacciatori. Evidentemente non era così. I Brikton e i Colton si odiavano. Si odiavano davvero. Tutti conoscevano la loro rivalità. E adesso, Zed Colton era al campo, in piedi su un palco, acclamato da tutti. Artemis non si era mai sentita così messa da parte. Lei era la cacciatrice migliore, lei era la cacciatrice ufficiale, la sua famiglia aveva vinto per tanto tempo. Poi improvvisamente arrivava un ragazzino arrogante a rubarle il titolo? Oh no, nemmeno per sogno.

In quel momento giurò a sé stessa che avrebbe vinto la Stommerace ad ogni costo. Meglio ancora, avrebbe distrutto Zed Colton.

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Hola!
Eccolo qui, il mio caro Zed Colton! Vi assicuro che nel prossimo capitolo lo conoscerete un po' meglio.
Vi è piaciuto il nuovo capitolo? 💛

▪️Stommerace▪️Where stories live. Discover now