CAPITOLO 6

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Chissà perché Artemis era una persona così solitaria. Chissà perché preferiva sempre stare da sola. C’era qualcosa di sbagliato in lei? Forse. Anzi, probabilmente sì. Ma stare da sola la faceva sempre sentire più a suo agio.

Quando stava da sola non poteva deludere nessuno, se non sé stessa, ovviamente. Quando stava da sola non doveva pensare alle aspettative degli altri nei suoi confronti, al peso che aveva sulle spalle e al compito di essere la cacciatrice ufficiale. Non doveva cercare di tenere tutti gli altri a distanza di sicurezza. Probabilmente era per questo che non lasciava mai avvicinare troppo nessuno, se non pochi eletti. Aveva paura di deludere gli altri. Ma ancora di più, aveva paura di perdere qualcuno. Dopotutto, più cose si hanno, più si ha da perdere. Meglio non affezionarsi troppo a nessuno. Ecco la sua filosofia. Non dopo la morte di suo zio. L’unica persona che l’avesse amata veramente. Certo, anche prima era una bambina solitaria, sempre sull’attenti, ma semplicemente perché non era molto socievole, non era brava a relazionarsi con gli altri, finiva sempre per dire qualcosa di sbagliato.

Ma dopo la morte di Zio Martin, niente era più stato lo stesso. Lo considerava come un padre. Era il miglior cacciatore ufficiale che ci fosse mai stato, ma era anche una persona di buon cuore. Estremamente altruista, con tutti. Aveva insegnato ad Artemis a combattere. Era la sua ispirazione, lei voleva diventare proprio come lui da grande. E poi era morto. Era stato ucciso. Ed era stata Artemis a trovare il corpo. Una mattina di inverno, era andata a casa sua e l’aveva trovato morto, ucciso con un colpo di pistola. Un ricordo come quello non era facile da cancellare. Restava appiccicato alle ossa, a ogni fibra del suo cervello, in modo che Artemis lo portasse sempre con sé e non riuscisse mai a liberarsene. E ancora adesso ogni tanto rivedeva quella scena.

Il colpevole non era mai stato trovato. E da quel momento Artemis aveva deciso. Mangia, prima di essere mangiato. Colpisci, prima di essere colpito. Non affezionarti troppo a nessuno.

Quell’evento l’aveva forgiata. Ed era diventata Artemis. L’Artemis che tutti conoscevano al campo, l’Artemis che non lasciava mai avvicinare troppo nessuno, neanhce Talia sotto certi punti di vista, l’Artemis che doveva essere la cacciatrice ufficiale a tutti i costi. Lo doveva a suo zio, glielo aveva promesso. “Un giorno sarai una grande cacciatrice, principessa”, le aveva detto Zio Martin.
“Voglio diventare brava come te.”
“Oh, ma tu sei già più brava di me.” le rispose sorridendo.
“Mi impegnerò al massimo per diventare cacciatrice ufficiale, zio. Lo prometto. Così sarai fiero di me.”
“Sono già fiero di te, principessa.”

Ce l’aveva fatta. Era diventata cacciatrice ufficiale. Ma il dolore per la morte di suo zio non era affievolito. Era sempre lì in agguato, pronto a sommergerla quando meno se lo sarebbe aspettato.

Toc toc. Qualcuno bussò alla porta distraendo Artemis dai suoi pensieri e dalla sua solitudine. Prima che Artemis potesse dire di entrare o qualsiasi altra cosa, chi aveva bussato entrò. Era Gold.

-Ciao.- le disse
.
Artemis fece un cenno e non disse niente. Non era proprio di ottimo umore.

-Stai bene?- le chiese Gold. –Sembra che tu abbia appena visto un cadavere.-

Artemis fece una smorfia, indecisa se prenderlo a schiaffi o insultarlo. Alla fine rimase zitta. Non ne valeva la pena.

-Okay, domanda sbagliata.- intuì Gold. -Tuo padre si chiedeva se andasse tutto bene. Mi sono offerto di venire a controllare.-

-Perché?-

-Cosa?-

-Perché ti sei offerto?- domandò lei curiosa.

-Beh, forse abbiamo iniziato col piede sbagliato.-

-Non importa. Va’ via. Preferisco restare sola.-

-Okay.- rispose Gold. –Non mi sono mai piaciute le persone così asociali.- si alzò per andarsene.

▪️Stommerace▪️Where stories live. Discover now