CAPITOLO 2

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Dopo un’altra intera giornata di allenamenti, Artemis tornò a casa. Trovò una lettera di suo padre. Non era permesso usare cellulari o cose elettroniche al campo, perciò quando voleva scrivere a qualcuno doveva usare le lettere.

La aprì e la lesse. Suo padre la invitava a casa la sera del 24 agosto. Artemis non aveva la minima voglia di andare. Odiava le cene di famiglia, odiava stare in quella casa dalla quale straripava lusso e ricchezza, ma sapeva che ci sarebbe dovuta andare. Non voleva proprio provocare la collera di suo padre. Era un uomo difficile da gestire, severo e freddo con i suoi figli. Teneva molto alle apparenze. Artemis lo vedeva un uomo diverso solo quando stava in compagnia di sua moglie, la madre di Artemis. Ma ora lei non c’era più e suo padre era freddo e severo la maggior parte del tempo. Ma almeno le lasciava i suoi spazi. 

E poi probabilmente alla cena ci sarebbe stato anche Theo, il che la rassicurava. Suo fratello era sempre stato un ragazzo divertente, la faceva ridere e Artemis era sicura che sarebbe riuscito a togliere monotonia alla cena. 

Toc toc. Qualcuno bussò alla porta. –Ei, Artemis, sono io!- la voce di Theo.

Quando parli del diavolo…

Artemis gli aprì la porta. –Ciao, caro fratello.-

Lui alzò gli occhi al cielo, entrò e si sedette sul divano, come fosse a casa sua. –Andrai alla festa stasera, pantera?-

-La smetterai mai di chiamarmi pantera?- la chiamava così da quando erano bambini.

-La pantera è un animale solitario. E selvaggio. E fa un po’ paura. Proprio come te.- sorrise.

-Mm, cercherò di prenderlo come un complimento.-

-Quindi vai alla festa si o no?-

-Alla Taverna?-

-Dove altro sennò?-

-Non ci vado.-

-Ecco, vedi! Sei una pantera!-

-Theo, non sono tipo da feste e poi voglio riposarmi.-

-Ti sei allenata di nuovo tutto il giorno?-

Artemis annuì.

-Non esiste solo la Stommerace, sorellina. Hai anche una vita. Quale ragazza di vent’anni non vorrebbe andare ad una festa?-

-Io.-

-Artemis, devi vivere un po’. E non parlo della corsa, o del tiro con l’arco, parlo di divertirti, di ridere. Ti assicuro che ridere è molto più bello che lanciare coltelli contro qualcuno.-

-Ho dei dubbi.-

-Come vuoi. Ma quando poi sarai una donna sola che come unici amici ha dei coltelli… beh, non venirti a lamentare con me. Dovresti stare con altri ragazzi ogni tanto, uscire dal tuo guscio.-

-Odio quando fai così.-

-Così come?-

-Mi dai lezioni di vita.-

-Mi prendo cura di te, pantera. Perché ti voglio bene.-

-Io so cavarmela da sola.-

-E lo so bene. Pensi che non lo sappia? Conosco benissimo la donna forte che sei, so che se volessi potresti battere tutti quelli del campo senza fatica, lo so questo, Artemis. Ma so che nessuno sta bene da solo. Non dico che devi andare a quella festa e creare legami che ti dureranno per tutta la vita, no. Dico che puoi andare lì e divertirti e stare con altri ragazzi come te.-

-Nessun altro è come me.-

-Ed è qui che sbagli, cara Artemis.- disse lui facendole un sorriso. –Comunque la vita è tua, fai quello che vuoi. In realtà ero venuto a chiederti se hai ricevuto anche tu la lettera di papà.-

▪️Stommerace▪️Where stories live. Discover now